Tutti i centri di previsione (compresa la Commissione di Bruxelles) segnalano che il quarto trimestre del 2018 è più fiacco del terzo.

Per l’Italia questo significa che il quarto trimestre vedrà ancora una crescita negativa (nel terzo era stata di meno 0,1 per cento, il quarto sarà peggio).

1- Non appena l’Istat comunicherà i dati ufficiali, scopriremo che il terzo e il quarto trimestre del 2018 sono stati a crescita negativa: tecnicamente, cioè, siamo in recessione. Ci siamo già.

2- A questo punto tutto l’ambaradan della manovra messo su faticosamente da Tria crolla al suolo e viene divorato dai topi della signora Raggi.

Bibi e Bibò si agitano, fanno tweet, promettono, girano l’Europa in cerca di alleanze con i tipacci più tipacci del Continente (picchiatori francesi o razzisti di Visegrad), ma in realtà sono senza manovra e l’Italia è in recessione.

3- In un paese normale verrebbe richiesto un parere alla Banca d’Italia e poi si passerebbe alle misure di emergenza.

4- Ma non da noi. Qui l’unica cosa che fa notizia è il fatto che Salvini potrebbe mandare a casa i 5 stelle, facendo un governo di centro destra (cioè lui), con una cinquantina di “responsabili” in fuga dal pericolante Movimento. Alle misure antirecessione non pensa proprio nessuno.

5- Ma esistono queste misure? Certo: apertura immediata di almeno mille cantieri, con i soldi già stanziati, soppressione di quota 100 e reddito di cittadinanza.

6- E magari Cottarelli (e non Salvini) alla testa di un governo che deve impedirci di affondare nella recessione. I mezzi e gli uomini per evitare il disastro li abbiamo. Purtroppo però abbiamo anche Salvini e Di Maio.

Giuseppe Turani