DI MATTEO FORCINITI

Domenica mattina nella chiesa Nuestra Señora de Lourdes di Montevideo è stata  celebrata una messa speciale in occasione del Giorno del ricordo, l’evento che commemora la tragedia degli italiani vittime delle foibe ed esiliati negli anni del secondo dopoguerra nei territori dell’ex Jugoslavia.

L’iniziativa è stata organizzata dal Circolo Giuliano dell’Uruguay che tra le altre cose si occupa di mantenere viva la memoria di quei drammatici avvenimenti.

“Ci uniamo spiritualmente nella celebrazione di questo Giorno del ricordo” ha esordito don Antonio Bonzani nella sua omelia. “Siamo vicini alle comunità giuliano-dalmate e fiumane nel ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo di tante famiglie che furono costrette ad abbandonare le loro terre solo per essere italiani. Questa è stata una delle pagine più dolorose della nostra storia”. L’appello di don Antonio ai fedeli riuniti è stato rivolto inoltre alla critica contro “qualsiasi sentimento di marginalità, esclusione o xenofobia nel rispetto della convivenza e della fraternità”.

Durante la cerimonia è intervenuto anche l’ambasciatore italiano Gianni Piccato che ha sottolineato le peculiarità della celebrazione di quest’anno, quindici anni dopo l’approvazione della storica legge da parte del Parlamento italiano: “Mai come questa volta nel nostro paese c’è stata una piena sintonia tra i giuliani e le vittime di quella tragedia con la società civile. Questo è il modo migliore per ricordare oggi quegli avvenimenti”. Commentando il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’ambasciatore ha parlato di “riconciliazione critica” che “non dimentica quelle vicende ma le supera guardando al futuro e trasmettendo la memoria ai più giovani in modo che fatti del genere non possano mai più ripetersi”.

“La storia del confine orientale è una storia d’Italia” ha scritto Dario Locchi, presidente dell’Associazione Giuliani nel mondo, nel suo messaggio che è stato letto durante la messa. “Il ricordo di questa tragedia rappresenta anche un’occasione per rimuovere dalla società gli aspetti che hanno dato origine a quelle vicende, ossia un’ideologia basata sul mito della razza e sul nazionalismo esasperato. Tutto questo oggi rappresenta il passato: bisogna riconoscere gli errori del fascismo e quelli del nazionalismo jugoslavo per poter guardare al futuro”.

“Ancora oggi tutti noi italiani dell’esilio sentiamo l’espropriazione delle nostra terra” ha affermato Aldo Zanfabro, segretario del Circolo Giuliano dell’Uruguay. “I nostri antenati abbandonarono le loro proprietà, le loro case in un territorio che oggi è straniero. Se oggi torniamo dove erano le nostre case, possiamo farlo solo come turisti, quel territorio non è più l’Italia, nei luoghi della nostra infanzia si parla un’altra lingua, vola un’altra bandiera. Siamo stranieri dove siamo nati”.

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Per Gianfranco Premuda, da poco ritornato alla guida del Circolo Giuliano, questa è stata una celebrazione molto significativa: “Per la prima volta l’Italia ha dato molta importanza a questa data. Ci sono voluti molti anni affinché l’Italia si accorgesse di chi siamo veramente. Dopo quindici anni dall’approvazione della legge, finalmente adesso sembra che siano consapevoli della nostra tragedia”. “È strano che ci sia voluto tanto tempo” ha proseguito Premuda nel suo ragionamento. “Non so quali siano stati i motivi di questo silenzio, forse perché in Italia contava molto la politica e il fatto che Tito era comunista poteva dare fastidio a qualcuno. In ogni caso noi siamo davvero contenti che oggi ci sia una maggiore consapevolezza. Oggi ci sentiamo davvero italiani”.

Il presidente dei giuliani ha concluso ringraziando le altre associazioni italiane che “come da tradizione ci hanno accompagnato in questa giornata del ricordo. Qui in Uruguay ci sentiamo molto uniti tra di noi. Forse ci sentiamo più italiani che in Italia”.