DI GIUSEPPE TURANI

Forse bisogna rassegnarsi. Un idiota, come i diamanti, è per sempre, non può migliorare.

La decisione dei 5 stelle di affidare a una consultazione online sulla maledetta piattaforma Rousseau (uno degli oggetti più inutili e malfatti dell’universo) il destino di Matteo Salvini (se spedirlo sotto processo a Catania oppure no) rientra esattamente nella categoria delle idiozie di grande portata.  

È uso e costume (ma anche legge) che i membri del Parlamento, se richiesti di provvedimenti dall’Autorità giudiziaria, vengano prima giudicati dalla Camera di appartenenza, cioè dai loro pari.

Ma i 5 stelle sono specialisti nel non capire niente, e quindi hanno deciso di affidare il loro verdetto a quel che diranno sulla riforma Rousseau i vari leoni da tastiera.

In questo modo il cugino di Barbara Lezzi potrà dire la sua e il cognato di Laura Castelli idem, per non parlare degli zii del dj Foffo (alias ministro della giustizia Bonafede). Tutta gente che non ha nulla a che fare con Matteo Salvini e con il Senato.

Insomma, è un po’ come se un giudice, prima di emettere una sentenza, facesse due passi intorno al palazzo di giustizia, chiedendo il parere dei passanti: pensa che 5 anni di galera possano bastare?

Ma è persino inutile protestare.

Questi non sanno niente, non rispettano niente, pensano che l’unico mondo decente sia il loro, credono molto nelle ordalie popolari, nella giustizia fatta sulle piazze o sui social network.

Sono dei neo-talebani, più pericolosi di quelli originali.

Ma c’è anche qualcosa di più. Il metodo adottato dai grillini assomiglia in modo preoccupante e imbarazzante al sistema di voto del Festival di Sanremo. Siamo sulla strada buona. A Sanremo una giuria di elevati, i giornalisti della sala stampa, ha ribaltato il voto delle giurie popolari. Chi ci garantisce che negli anfratti della Casaleggio & C. non ci sia qualche elevato oltre a Beppe Grillo, che svolge la funzione dei giornalisti del Festival.

Il Carnevale deve cominciare ma in Italia è aperto in permanenza.