Perde soldi il Casinò di Saint Vicent. Bilancio e conti profondamente in rosso. Come fare per raddrizzare la barca scossa dai marosi sotto forma di creditori che non possono più aspettare? Il Casinò paghi i debiti o chiuda bottega. Ma sì, fallisca. Malgrado la ludopatia dilaghi dovunque in Italia, dalle vette alpine al mare di San Vito Lo Capo, in Sicilia. La ludopatia rappresenta l’altra faccia del problema in Val d’Aosta. In crisi il casinò, impazzano le slot e i quei giochini che hanno contribuito allo scivolo del Paese verso il basso. Ovvero la miseria.

Il male del nuovo secolo sparge seri allarmi nel consiglio regionale della Val d’Aosta. Una patologia insidiosa, la ludopatia, fino a rappresentare un pericolo anche in senso strettamente fisico. Contraccettive e panacee? Intanto una legge regionale per limitare sale scommesse e videopoker nei bar. Un provvedimento ampiamente motivato, almeno secondo la maggior parte dei consiglieri che l’ha proposto, portato avanti e votato. Dicono della ludopatia: "Non sono pochi i casi di cronaca che raccontano di persone affette da gap. Le suddette hanno causato incidenti automobilistici, dopo aver passato diverse ore nell’esercizio del gioco d’azzardo. Persone obnubilate da luci, suoni, colori o perdita di ingenti somme".

E giù con la legge regionale presentata a dicembre. Vengono inaspriti i limiti proposti da un provvedimento del 2015. Destinatari persone e società eventualmente intenzionati all’apertura di una sala slot o di un negozio per scommesse. Sarà impossibile farlo entro un raggio di cinquecento metri dalle scuole e da quei luoghi definiti e identificati come sensibili. La legge è stata approvata con trentacinque voti su trentacinque consiglieri presenti. Unanimità piena. In realtà, i medesimi consiglieri hanno approvato nelle stesse ore un ordine del giorno dal contenuto preciso e inequivocabile, contenente la dichiarazione di guerra senza quartiere al gioco d’azzardo. Normale dichiararsi stupiti in presenza della palese contraddizione. E della pelosa tempestività. Una perfetta dicotomia o che cosa?

Gatta ci cova, infatti l’improvviso fulmineo giro di vita ha un obiettivo preciso, molto prosaico. La salvezza della casa da gioco, il Casinò di Saint Vincent, di proprietà della Regione Val d’Aosta. La casa da gioco ha bruciato centoquaranta milioni di denari pubblici, più di mille euro per ogni valdostano. Sotto forma di ricapitalizzazioni per coprire le perdite spaventose generate, è scritto nell’ordine del giorno, dal "grande squilibrio di mercato posto in essere fra operatore pubblico e operatori privati nell’ambito del gioco d’azzardo". Un pasticcio vero e proprio che semina inquietudine, ironia, preoccupazione e quant’altro, tra gli abitanti della Valle. I consiglieri regionali autori del papocchio inneggiano peana, le autocitazioni si sprecano, come pure gli autoelogi. Vengono definiti addirittura miracolosi i riflessi che questa legge apporterà, sotto forma di benefici.

Innanzitutto uno: "Diminuirà per gli operatori privati la possibilità di installare slot machine sul territorio regionale. Di contro, i privati godranno sicuri vantaggi competitivi e commerciali di introiti per la casa di gioco di Sain Vincent, esclusa dalla nuova legge". In parole povere, il provvedimento ostacola formalmente il dilagare del gioco d’azzardo gestito dai privati. I giocatori si riverseranno al Casinò, risollevandone le sorti. L’assist è servito, e interamente gratis. Ma, di grazia, dov’è la guerra alla ludopatia? Non si vede, non c’è, non esiste. L’ordine del giorno infatti passaggi di facile lettura, tipo questo: "Tanto vale impegnarci a non finanziare più il Casinò".

In ragione del fatto che i finanziamenti pubblici hanno creato guai in serie a diciotto consiglieri ed ex consiglieri regionali. Sì, è vero, il tribunale in sede penale li ha assolti, a fronte di una richiesta complessiva di ventiquattro anni di carcere, formulata dai pm. I ventiquattro sono però tuttora sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti: devono pagare trenta milioni di danni erariali. Quattro milioni e mezzo di euro sarebbero a carico, in esclusiva, di Augusto Rollandin. Il già padrone della Valle d’Aosta, attualmente vice presidente dell’assemblea regionale. Pensa te, a come vanno le cose da quelle parti. L’ordine del giorno è stato approvato proprio dal consiglio regionale della Valle d’Aosta. E quel giorno a votarlo c’era pure lui, l’ineffabile Augusto Rollandin.

Franco Esposito