Nuovi diverbi nella maggioranza sul tema dell'autonomia differenziata chiesta da molte regioni. "Non è una priorità", afferma il sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni (del Movimento 5 stelle) scatenando la reazione degli alleati della Lega.

"Lo è per l'Italia e per il governo", replica il vice capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchetti, con il collega Paolo Grimoldi. Buffagni prevede tempi lunghi per arrivare a un'intesa tra Governo e Regioni anche perché - sostiene - tra i governatori "c'è chi chiede la luna". E ricorda anche che "l'Autonomia è nel contratto di governo" ma che nel testo "non c'è scritto come deve essere fatta".

Di certo, aggiunge, "bisogna fare le cose nel rispetto dell'unità nazionale e dei servizi minimi essenziali da garantire a tutto il Paese". Le priorità, taglia corto, "sono i cantieri e il lavoro". Parole respinte dalla Lega: "L'autonomia - insistono Grimoldie Cicchetti - è prioritaria perché innescherà miliardi di risparmi per le Regioni che avranno maggiore autonomia su una serie di competenze e sulle relative risorse", "abbiamo almeno 30 miliardi di sprechi nelle amministrazioni pubbliche territoriali: con l'autonomia potremo ridurli sensibilmente e riutilizzare miliardi per migliorare i servizi". Insomma: chi sostiene il contrario, affermano, "sbaglia". Sulla questione interviene anche il presidente del Consiglio assicurando che il governo rispetterà gli impegni e che non esiste alcuna "volontà di ritardare la realizzazione di questo processo".

Il momento, sottolinea Giuseppe Conte, è "significativo" anche perché "è la prima volta che applichiamo l'articolo 116 terzo comma della Costituzione" e perché c'è "da interloquire con il Parlamento". Più ottimista sui tempi sembra essere Matteo Salvini. "Per quello che è di competenza delle Regioni il 99% è fatto", dice il vice presidente del Consiglio. "Il ministro Stefani ha già raccolto le considerazioni di tutti i componenti del governo", aggiunge prima di ripetere che nel passaggio alle Camere, il Parlamento non potrà "stravolgere il testo che è di esclusiva competenza del Governo e delle Regioni".

La Lega (i governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, durante il consiglio federale del partito oggi avrebbero anche stigmatizzato "il blocco da parte dei ministri 5 stelle") resta dunque fermamente contraria all'emendabilità dei testi delle intese, che porterebbe a un rallentamento del processo. Posizione opposta a quella espressa dal presidente della Camera, Roberto Fico, che ha ribadito che "il Parlamento dovrà e sarà centrale. Questa è una garanzia".