Quella di questa settimana potrebbe essere definita come una Supermedia che mostra, per la prima volta, dei chiari segnali di "inversione di tendenza". Se guardiamo all’evoluzione dei consensi ai partiti da un anno a questa parte, infatti, possiamo notare dei trend più o meno costanti, che si potrebbero riassumere in tre punti: 1) Il calo – graduale ma costante – del Movimento 5 Stelle e la parallela crescita della Lega, che ha portato il partito di Salvini a distanziare il partner di maggioranza di circa 10 punti percentuali. 2) Una crescita di quella che alle elezioni del 4 marzo 2018 era stata la coalizione di centrodestra, giunta quasi a sfiorare il 50% dei consensi "virtuali". 3) Una sostanziale immobilità del Partito Democratico, incapace di schiodarsi dal 17-18% dopo la pesantissima sconfitta alle Politiche dell’anno scorso.

Oggi tutti e 3 questi punti vengono, in tutto o in parte, messi in discussione. La Lega resta il primo partito, ma da alcune settimane ha smesso di crescere, e l’area di centrodestra nel suo complesso ha iniziato addirittura a calare; dopo alcune settimane di decrescita "accelerata", il M5S sembra rallentare la sua discesa; e il PD è alla sua quarta settimana consecutiva di crescita, che lo porta ormai a sfiorare il 20%. Infatti è proprio il PD l’unico partito a crescere nettamente negli ultimi 15 giorni, guadagnando oltre un punto e mezzo (+1,7%) e portandosi al 19,9%. Nuovamente sotto il 23% il Movimento 5 Stelle, che nonostante un trend ancora calante conferma sostanzialmente il dato della scorsa settimana (22,4%). Ormai non fa più notizia vedere la Lega al primo posto con quasi un terzo (32,8%) dei consensi totali; ma la cosa interessante è che il partito di Matteo Salvini sembra aver smesso di crescere: dopo il picco del 33,5% raggiunto il 21 febbraio scorso ora sembra aver toccato una sorta di "soffitto di cristallo".

Non è la prima volta che accade, a dire il vero: anche lo scorso ottobre, e poi nuovamente a dicembre (in corrispondenza delle discussioni sulla Legge di Bilancio) la Lega sembrava aver raggiunto il suo limite e aver imboccato la via della discesa, poi però ha sempre ripreso a crescere. Questa settimana ben tre dei cinque istituti su cui è stata calcolata la Supermedia (EMG, Noto e Tecnè) rilevano un calo per il partito di Salvini, sia pure non molto intenso. Potrebbe anche trattarsi di quelle che spesso abbiamo definito "oscillazioni statistiche". Questa volta però lo stop della Lega si accompagna ad una flessione degli altri partiti di centrodestra, con Forza Italia che perde quasi un punto (-0,8%) e FDI che ne perde mezzo (-0,5%). In totale, i tre partiti di quella che alle Politiche 2018 fu la coalizione più votata perdono l’1,4% in sole due settimane. Soprattutto, si tratta del primo vero arretramento registrato da un anno a questa parte, anche se il centrodestra rimane pur sempre 10 punti sopra il dato delle Politiche.

A cosa possiamo attribuire queste tendenze? Per quanto riguarda il trend positivo del PD, avevamo già ipotizzato che c’entrassero le primarie e l’elezione di Nicola Zingaretti con cui sembra essersi chiusa (definitivamente?) la stagione renziana. Le difficoltà dei due partiti di governo potrebbero invece essere dovute ai tanti, troppi passi falsi sulla vicenda della TAV. Come abbiamo visto la scorsa settimana, su questa vicenda non c’è una vera e propria divisione tra gli italiani, dal momento che essi sono in grande maggioranza (circa i due terzi) favorevoli al completamento dell’opera. Ma le divisioni interne al Governo tra la Lega (favorevole alla TAV) e il M5S (fortemente contrario), esasperate da settimane di botta e risposta, non hanno certo giovato all’immagine della maggioranza. Nemmeno tra gli stessi elettori dei due partiti di maggioranza: secondo un sondaggio effettuato dall’istituto EMG, il 68% degli italiani non ha apprezzato il modo in cui l’esecutivo ha gestito la vicenda, un giudizio condiviso da una metà abbondante degli elettori di Lega (49%) e M5S (51%).