"Camillo", questo il suo nome di battaglia, è, insieme ad Alvaro Lojacono, l'unico brigatista condannato per il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro a non essere stato assicurato alla giustizia Ha lasciato l'Italia poco tempo dopo il sequestro di Aldo Moro, e si sarebbe stabilito in Nicaragua tra il 1982 e il 1983 sotto il regime sandinista per poi diventare cittadino del Paese centroamericano il 10 ottobre del 1988.

Alessio Casimirri, romano di 68 anni, ex brigatista rosso (Camillo era il nome di battaglia) condannato all'ergastolo per il rapimento e la morte dello statista Dc e l'uccisione degli uomini della scorta nell'agguato di via Fani e per altri fatti di sangue, aprì un ristorante a Managua con il falso nome di Guido de Giambattista assieme ad alcuni italiani e ne ha aperto uno tutto suo in epoca successiva. Figlio di Luciano, responsabile della sala stampa vaticana sotto tre Pontefici, Casimirri è stato sposato con Rita Algranati, anche lei Br latitante, arrestata nel 2004 al Cairo quando già era sentimentalmente legata a un altro componente della brigate rosse.

Il nome di Casimirri, tra i terroristi da riportare in Italia, è diventato di attualità dopo la fine della latitanza di Cesare Battisti, già componente del gruppo Proletari Armati per il Comunismo. 'Camillo' è l'unico brigatista, tra quelli condannati per il caso Moro, ad essere sempre sfuggito alla cattura assieme all'altro ex brigatista Alvaro Lojacono che vive in Svizzera. Ecco le tappe più salienti degli ultimi anni della sua latitanza.

19 NOVEMBRE 1993

Il Nicaragua annuncia l'espulsione dal Paese di Casimirri, con contestuale revoca della cittadinanza, e il suo trasferimento un paese terzo. Fonti del ministero degli Esteri precisano che dall'Italia non è giunta alcuna richiesta di estradizione.

7 DICEMBRE 1993

Le autorità di Managua fanno sapere di essere sulle tracce di Casimirri, che potrebbe essersi nascosto nella giungla sulla costa atlantica. Il caso dell'ex Br, come quello di altri sospetti terroristi ospitati dal vecchio regime sandinista, "hanno provocato tensioni nelle nostre relazioni con gli altri Paesi".

18 OTTOBRE 1995

Casimirri denuncia al presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento nicaraguense, Carlos Gallo, la sua paura di essere rapito da agenti segreti italiani presenti in Nicaragua. Il viceministro degli Esteri smentisce che ci siano 007 italiani nel suo Paese. 29 luglio 1998: il ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, nel corso di un question time alla Camera, dichiara che l'estradizione di Casimirri è bloccata ma assicura che il governo italiano "continuerà ad adoperarsi perché sia data esecuzione alla sentenza di condanna definitiva nei confronti del brigatista e perché siano superate le difficoltà estradizionali, politiche e burocratiche".

2 MAGGIO 2004

Casimirri è nicaraguense a tutti gli effetti e perciò non può essere estradato in Italia. È la sentenza emessa dalla Corte Suprema di Managua, riportata dal quotidiano "El Nuevo Diario".

15 GIUGNO 2010

In una intervista al magazine del Corriere della Sera, "Sette", Casimirri dice di non aver fatto parte del Sismi e di non aver mai collaborato con i servizi: "Anzi. Volevano sequestrarmi, narcotizzarmi e portarmi con un pulmino alla frontiera". E poi aggiunge: "Con il sequestro di Moro non ho mai avuto niente a che fare". La sua militanza nelle Br, insomma, si sarebbe interrotta prima del 1978. Il latitante nega di aver addestrato le teste di cuoio del Nicaragua ("ho addestrato un gruppo di sommozzatori della Croce Rossa") e contrattacca con un'accusa: "Ogni tanto arriva qualcuno a offrirmi soldi, tanti soldi, per accusare qualcun altro di aver protetto la mia latitanza. Un vostro importante politico mi ha offerto 300mila dollari, ma non ho bisogno di mentire".