Un marzo duro da digerire per il Comune di Roma griffato MoVimento 5 Stelle. Non è bastato l’arresto del presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito avvenuto mercoledì a mettere ancora più in crisi il mondo pentastellato. Già, perché è di ieri la notizia che l’assessore allo Sport Daniele Frongia, vero braccio destro della sindaca Virginia Raggi, è indagato dalla procura per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio a Tor di Valle.

Le due vicende, comunque, non sono collegate. Secondo quanto si è appreso, l'assessore sarebbe indagato per aver segnalato una persona da assumere in una società riferibile a Luca Parnasi, finito a sua volte in carcere nello scorso giugno con l'accusa di associazione per delinquere e corruzione. Frongia, comunque, non si è scomposto più di tanto e tramite la propria pagina Facebook si è detto tranquillo: "Ho piena fiducia nella magistratura e, come sottolineato anche dai miei legali, confidiamo in una rapida archiviazione del caso. Tuttavia, per una questione di opportunità politica, nel rispetto del M5S, degli attivisti e di chi ci sostiene ogni giorno, ma soprattutto nel rispetto degli stessi principi che mi spinsero molti anni fa ad aderire al Movimento, una forza politica trasparente e in cui credo fermamente, ho deciso di autosospendermi dal M5S e di riconsegnare le deleghe attribuitemi dal sindaco Virginia Raggi in qualità di assessore allo Sport di Roma Capitale". "Ricordo nuovamente che il mio caso trarrebbe origine dall'interrogatorio di Parnasi del 20 settembre 2018, già uscito all'epoca sui giornali, in cui lo stesso sottolineava più volte di non aver mai chiesto né ottenuto favori dal sottoscritto. Comprendo, per così dire, la necessità di alcuni giornali di scagliarsi ora, ferocemente, contro la giunta capitolina. Ma il mio caso non ha nulla a che fare con ciò che è emerso mercoledì. I principi etici del M5S sono alla base della mia azione politica", ha spiegato.

Intanto ieri Marcello De Vito ha deciso di non rispondere davanti al Gip, facendo però trapelare tramite il suo legale che "chiarirò tutto. Sono sereno anche se molto dispiaciuto per quanto sta succedendo". De Vito e l’avvocato Marcello Mezzacapo, sono stati fermati con l'accusa di corruzione e traffico di influenze illecite: nei loro confronti sono stati disposti sequestri preventivi per 250 mila euro, pari al valore delle presunte mazzette ricevute sotto forma di consulenze. Ma per il gip in realtà c’è un "grave fenomeno corruttivo che si è realizzato ai vertici di Roma Capitale". Secondo il giudice per le indagini preliminari "solo un'analisi complessiva consente di apprezzare la effettiva gravità delle condotte ed il contesto relazionale estremamente articolato nel quale le stesse si realizzano". "Quel che appare agli occhi dell'osservatore – ha spiegato nell'ordinanza - ancor prima che del giudice è un quadro desolante in cui sia il privato che il pubblico ufficiale si ritengono centrali percependo quanto altro da sé come meramente strumentale alla realizzazione dei propri interessi e del proprio profitto il cui conseguimento essi perseguono nella piena consapevolezza della illiceità dei loro comportamenti".