La decisione di organizzare gli stati generali dell’editoria più con il format di un incontro esclusivo invece che come una grande occasione di confronto democratico su un tema molto importante per gli operatori del settore e per il Paese, sta degenerando in polemiche e proteste, innanzitutto dei giornalisti che inizialmente non potevano seguire i lavori, a cui seguono quelle di altri protagonisti del mondo dell’editoria e dell’informazione. Sono entrati in campo a gamba tesa i rappresentanti delle Coop, le cui giuste rimostranze hanno anche un sapore politico come oppositori e antipatizzanti dei 5 Stelle. Un comunicato stampa a firma congiunta Aci e File parla, infatti, di "falsa partenza per gli Stati Generali dell’Editoria: il Governo esclude dalla discussione del 25 marzo le cooperative di giornalisti e gli editori puri.

Protestano Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione e Federazione italiana liberi editori: un dibattito che era stato annunciato come aperto e rivolto alla soluzione dei problemi rischia di essere già orientato verso gli interessi dei giganti del web e delle grandi concentrazioni editoriali". Prosegue la nota: "Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione e File esprimono stupore e rammarico di fronte al mancato diretto coinvolgimento degli editori puri, cooperative digiornalisti e altre realtà non profit, relegati al ruolo di spettatori nella discussione che lunedì 25 marzo aprirà gli Stati Generali dell’Editoria. Ci auguriamo che si tratti di una svista e non di una scelta consapevole da parte del Sottosegretario con delega all’Editoria Vito Crimi e del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a cui ci rivolgiamo per chiedere di sanare questo vulnus istituzionale nel più breve tempo possibile".

"Le associazioni di riferimento delle cooperative di giornalisti e degli editori puri rappresentano centinaia di realtà che sono impegnate a garantire i valori del pluralismo nei territori, investendo nel prodotto, nell’informazione di qualità e nell’approfondimento, sia nelle forme tradizionali che online, nel massimo rispetto dei contratti di lavoro e della legalità", ricorda la nota stampa di Aci e File. "Escludere dal dibattito un pezzo fondamentale del sistema dell’informazione italiano sembra già voler orientare l’impiego del Fondo per il pluralismo e per l’innovazione dell’informazione a favore dei grandi editori e delle multinazionali del web. Un dialogo che era stato invece annunciato come aperto e rivolto alla soluzione dei numerosi problemi del settore dell’informazione".

"Di fronte a un mercato sempre più in crisi e sempre più dominato da processi di concentrazione azionaria e tecnologica", spiegano "le cooperative di giornalisti ed enti no profit, le radio e le tv locali, rappresentano nei territori e negli ambiti di riferimento un fondamentale presidio di libertà e pluralismo dell’informazione, costituendo nei fatti, e il più delle volte, l’unica alternativa a situazioni di monopolio informativo". "Per questo motivo, tra l’altro", conclude la nota stampa, "la recente riforma del sistema editoriale le aveva riconfermate e poste con maggior vigore al centro del sistema di sostegno pubblico all’informazione. Come ha ricordato in più occasioni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, infatti, la Costituzione non si limita a stabilire principi e valori, ma chiede allo Stato di farsi parte attiva per il loro raggiungimento. Così è anche per la libertà di informazione e di espressione".