Nessun colpo di scena, come prevedibile. E difatti ieri il governo gialloverde ha salvato il ministro pentastellato Danilo Toninelli dalle mozioni di sfiducia presentate dal Partito democratico e Forza Italia. La mozione del Pd è stata bocciata con 102 sì (Pd e FI), 19 astenuti, tra loro Fratelli d'Italia, e 159 no. Le assenze tra le fila della maggioranza erano sei, tra di loro Salvini, la ministra Erika Stefani, Umberto Bossi per motivi di salute. In congedo anche Lucia Borgonzoni, Pasquale Pepe, Paolo Arrigoni. Ma, anche se in questa sede non era necessaria, si è stati due voti sotto la maggioranza assoluta di 161. Al voto sulla mozione di sfiducia presentata da FI la maggioranza è scesa ancora: erano 157 i no, 110 i sì e 5 gli astenuti. Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia lo ha fatto notare in aula: "Il Governo merita nel complesso la sfiducia. Infatti mercoledì sull'autorizzazione a procedere su Salvini senza il voto di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, il Governo sarebbe caduto non avendo raggiunto il numero prescritto di senatori per accogliere la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. È così. Contate i numeri. I numeri sono numeri. Non siete arrivati a 161, c'è poco da fare. Non avete più i numeri per governare". Il ministro dell’Interno, dalla Basilicata, ha detto che la sua assenza al voto "non ha alcun valore politico, tutto è andato come doveva andare". Da segnalare che le tre senatrici del MoVimento dissidenti, che mercoledì avevano detto sì all'autorizzazione a procedere per mandare a processo il ministro Salvini, ieri hanno votato per salvare il ministro. Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura hanno detto no ad entrambi i documenti. Prima di arrivare alle votazioni, il clima al Senato non è stato dei più tranquilli. Di certo ha fatto specie notare una scarsissima affluenza tra i banchi di esponenti della Lega. Per l’opposizione, la dimostrazione che nel governo non c’è più una maggioranza, ma solo un andare avanti alla viva il parroco. Tornando a Toninelli, ieri prima del voto ha difeso in tutto e per tutto il proprio operato, sottolineando come gli attacchi "del tutto personali" nei suoi confronti siano "casualmente partiti quando abbiamo messo in discussione il sistema delle concessioni autostradali" e "rappresentano la miglior prova dell'inconsistenza degli argomenti usati contro il mio operato". Sul capitolo Tav, il ministro ha ribadito che "la ridiscussione è un dovere assunto dal Governo in Parlamento fin dalla sua nascita. Io ho agito in totale coerenza e trasparenza", per poi annunciare una novità come la portabilità delle targhe automobilistiche, che porterà un "risparmio per i cittadini".