Sembrava una storia d’amore perfetta. Un matrimonio d’altri tempi. Di quelli che funzionano eccome. Luxottica–Essilor. Italiani e francesi. Montature e lenti. Esiste fusione più appropriata? Eppure negli affari, come nella vita di relazione anche l’accordo più perfetto può vacillare. È successo che, i francesi di Essilor partner di Luxottica hanno nominato tutta la prima linea di manager all’insaputa del patron italiano Del Vecchio. Violando i termini previsti dall’accordo. E come in un buon matrimonio naufragato, è cominciata la guerra tra i partner francesi e l’italiano Leonardo Del Vecchio.

La prima mossa l'ha fatta il fondatore del gruppo italiano, che con il 31% dei diritti di voto contro il poco più del 4% dei manager e dipendenti Essilor non intende farsi dettare la linea. E, come d'abitudine, non ha usato toni morbidi, affermando che "sono stati infranti i patti", che non punta a una presa di controllo del gruppo ma che è pronto alle vie anche legali. Del Vecchio ha scelto le colonne del quotidiano francese Le Figaro’ per le sue precisazioni neanche troppo velate. L’imprenditore italiano certamente non ha intenzione di far saltare la fusione e un'Opa sarebbe troppo onerosa anche per lui, ma sulla governance non intende transigere. E vuole fare in fretta per trovarne una soluzione definitiva.

Ma facciamo un po' di ordine in questa situazione ingarbugliata. I guai sono cominciati quando Hubert Sagnières, l'ex amministratore delegato di Essilor "ha nominato - spiega Del Vecchio - quattro manager chiave, tutti di Essilor, con i quali cerca di gestire il gruppo da solo. Tutti questi manager - sono stati assunti con contratti a tempo indeterminato con aumento di stipendio e paracadute d'oro. "Questo l'ho saputo solo due settimane fa- prosegue Del Vecchio- né il consiglio di amministrazione, che ha la competenza di nominare i leader chiave, né io stesso, che avrei dovuto decidere con Sagnières, siamo stati informati".

A un’analisi più approfondita della situazione queste tensioni rappresentano una spia di strategie divergenti tra la parte italiana e quella francese e che potrebbero sfociare in un duro braccio di ferro poco edificante per il successo di un’operazione che è stata salutata molto positivamente da molti osservatori. Situazione complicata ma nonostante le tensioni non tutto sembra perduto, anzi, lo stesso Del Vecchio appare fiducioso in un esito positivo della disputa. È un fatto comunque che i manager francesi capitanati da Hubert Sagnières, si stanno comportando come se fossero loro i padroni. E, fatto ancor più grave, hanno già palesemente violato il contratto di cogestione che è stato firmato e che scade con l’assemblea di bilancio del 2021.

In realtà, se proprio bisogna attribuire un padrone alla nuova società, questo ha più le sembianze di Del Vecchio. La sua Delfin ha un pacchetto di azioni pari al 32% del capitale di Essilor-Luxottica, a cui corrisponde il 31% dei diritti di voto. Del Vecchio inoltre gode della stima e del sostegno di altri soci italiani, come per esempio Armani, che in totale posseggono un altro 7% del capitale della società italo francese. Il vero problema è che uno stallo di questo tipo può provocare seri danni alla quotazione del titolo in Borsa. Del Vecchio è stato chiaro e diretto come di consueto uscendo allo scoperto e denunciando l’accaduto. Ma la sua intervista e il terremoto che ne è derivato ha fatto perdere in borsa il 6,5% al titolo. È chiaro che se perdurasse questa situazione il processo di integrazione tra le due società non potrebbe procedere nei tempi previsti nè far scaturire quelle sinergie che erano state annunciate alla vigilia della fusione (400-600 milioni in tre anni). Ci vorrà più tempo visto che i prossimi due anni potrebbero rivelarsi impegnativi. Ma dall’aprile 2021 in poi Del Vecchio proporrà un consiglio di amministrazione in grado di ben rappresentare la gran parte degli azionisti e allora la fusione potrà decollare. Staremo a vedere. Intanto è guerra aperta all’ombra della tour Eiffel.

Margareth Porpiglia