ROMA – Il sottosegretario per l’Interno Stefano Candiani ha risposto in Commissione Affari costituzionali alla Camera dei Deputati all’interrogazione presentata da Gennaro Migliore (Pd) sul requisito di conoscenza della lingua italiana richiesto per la concessione della cittadinanza italiana a seguito di matrimonio, introdotto con il decreto legge in materia di sicurezza dall'attuale Governo. A richiamarne i contenuti Angela Schirò (Pd, ripartizione Europa), co-firmataria, che segnala come la disposizione abbia creato "problemi interpretativi e pratici che è necessario e urgente affrontare".

Tra le problematiche aperte, Schirò cita in particolare "quella relativa alla data precisa dell’entrata in vigore del provvedimento e all’esclusione della retroattività riguardo alle richieste presentate antecedentemente"; la possibilità, per le istanze avanzate immediatamente dopo l’entrata in vigore della legge, di produrre l’attestazione linguistica per poter procedere con l’iter della domanda; o la comunicazione attraverso i consolati e lo stesso sito web del Maeci, dei luoghi e degli istituti all'estero presso i quali è possibile ottenere la certificazione linguistica.

L’interrogazione chiede pertanto al Governo se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per sospendere l’applicazione della disposizione e come intenda provvedere ad una più chiara definizione delle questioni amministrative sopra richiamate. Schirò si sofferma in particolare sullo "squilibrio" che emerge ora nei requisiti necessari alla richiesta di cittadinanza italiana, perché le disposizioni introdotte interessano solo i cittadini stranieri che sposano un italiano e dunque anche le coppie di questo tipo residenti all'estero, "il cui numero è progressivamente aumentato sia per la consistenza del retroterra emigratorio sia per la recente crescita dei flussi in uscita, soprattutto di giovani - precisa Schirò.

Nell’ambito della risposta il sottosegretario Candiani ricorda come i richiedenti la cittadinanza italiana in seguito a matrimonio, secondo la nuova normativa, debbano attestare un livello di conoscenza della lingua italiana non inferiore al B1 del quadro comune europeo di riferimento, attraverso il possesso di un titolo di studio rilasciato da un istituto di istruzione pubblico o paritario in Italia o all’estero, riconosciuto da Maeci e Miur, oppure, in alternativa, produrre apposita certificazione attestante il livello richiesto rilasciata da uno dei quattro enti certificatori riconosciuti dai Ministeri e dalla connessa rete nazionale ed internazionale di istituzioni ed enti convenzionati.

"Al riguardo, vorrei evidenziare che la scelta del legislatore trova fondamento nella consapevolezza che la conoscenza della lingua e della cultura di un Paese è fattore essenziale per l’integrazione di coloro che fanno richiesta di concessione della cittadinanza – segnala il Sottosegretario, rilevando come "anche in altri Paesi europei sia già richiesta, al medesimo fine, la conoscenza non solo della lingua ma anche della storia nazionale". "Peraltro, la dimostrazione di un’adeguata conoscenza della lingua italiana era già prevista nel nostro ordinamento, ben prima dell’entrata in vigore del decreto sicurezza ed immigrazione, per il cittadino straniero residente legalmente in Italia da più di cinque anni che intendesse chiedere il permesso comunitario per soggiornanti di lungo periodo – prosegue Candiani. Egli precisa poi come le disposizioni in questione "sono applicabili alle sole istanze di concessione della cittadinanza presentate dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, il 5 dicembre 2018, restando esclusa qualsiasi ipotesi di applicazione retroattiva".

"Nel silenzio della legge, le istanze di cittadinanza prive delle autocertificazioni o attestazioni precedentemente citate, non potranno pertanto essere prese in considerazione, attesa l'impossibilità di una loro successiva integrazione – precisa ancora il Sottosegretario, ricordando come le notizie sulla rete nazionale ed internazionale di istituzioni ed enti universitari autorizzati al rilascio della certificazione siano "già rintracciabili nelle informazioni pubblicate sui siti web del Miur, del Maeci e dei quattro enti certificatori riconosciuti dagli stessi Ministeri. Il Ministero dell’Interno – evidenzia infine Candiani - ha già provveduto a diramare dettagliate istruzioni operative sulle nuove disposizioni e si appresta a pubblicare sul proprio sito istituzionale le informazioni e le risposte ai più frequenti quesiti".

In sede di replica Francesca La Marca (Pd, ripartizione America settentrionale e centrale), anch'essa co-firmataria dell'interrogazione, si dichiara insoddisfatta della risposta ricevuta, e ribadisce la richiesta al Governo di valutare una sospensione dell’applicazione delle disposizioni soprarichiamate, auspicando l’avvio di un tavolo di discussione sulle problematiche citate.

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