Vista la difficile condizione economica e finanziaria che sta paralizzando il Paese, il Governo giallo-verde sta seriamente pensando di posticipare a dopo le elezioni europee il tanto atteso Documento di economia e finanza, la cui presentazione sarebbe prevista entro il 10 aprile prossimo. Ora, dal momento che si tratterebbe, a conti fatti, di anticipare una manovra correttiva monstre di circa 40 miliardi di euro, risulta evidente che né Matteo Salvini e né Luigi Di Maio abbiano la benché minima idea di raccontare, prima del 26 maggio, in modo ufficiale che il loro "anno bellissimo", al fine di non far esplodere il bilancio pubblico, sarà necessariamente caratterizzato da misure lacrime e sangue.

Sempreché questi geni della truffa politica non vogliano infischiarsene del rapporto deficit/Pil, facendo lievitare a tal punto i tassi d’interesse sui nostri titoli di Stato da condurre l’Italia fuori della zona euro. In tal caso, c’è il rischio molto concreto che gli artefici di codesto magnifico cambiamento vengano rincorsi coi bastoni da torme di elettori eufemisticamente delusi. Elettori trattati alla stregua del famoso Calandrino di boccaccesca memoria, ai quali era stato promesso un Paese di Bengodi a costo zero, con più spesa pubblica e meno tasse per tutti. E chi pensa che dietro tutto questo ci siano chissà quali sofisticate strategie di sviluppo (come l’idea grillina di convertire la nostra economia dalla manifattura al digitale) si illude al pari di tutti quegli sprovveduti che hanno preso per oro colato le irrealizzabili promesse di Lega e Movimento 5 Stelle.

In questo senso, vista la rapidità con la quale si sta deteriorando il quadro economico italiano, è molto probabile che molti cittadini che ancora sembrano propensi a sostenere l’attuale maggioranza prendano atto del loro abbaglio alla stessa maniera dei personaggi raggirati nel "Il Mattatore", godibilissimo film del 1960 diretto da Dino Risi, con un superbo Vittorio Gassman nel ruolo di protagonista. In pratica, dopo un lunga ed elaborata truffa andata a buon fine, i malcapitati prendevano improvvisamente coscienza di essere stati oggetto di un imbroglio, sentendo nella loro testa il suono incessante di un cucù. Un suono non molto diverso da quello che già molti elettori del M5S hanno già tristemente avvertito, tanto da farne calare drasticamente i consensi, e che rischia di arrivare tra non molto anche nelle orecchie dei milioni di cittadini che stanno riversando le loro ultime speranze nella Lega di Salvini. D’altronde il cucù della realtà, prima o poi, suona sempre per tutti.

Claudio Romiti