Il tesoro di Notre-Dame al momento non è stato toccato dall’incendio che sta devastando la cattedrale di Parigi. "Gli oggetti sacri sono conservati nella sagrestia", ha reso noto il portavoce di Notre-Dame, André Finot. "Dobbiamo vedere – ha aggiunto – se la volta, che protegge la cattedrale, verrà toccata" dal rogo. Il reliquario che comprende la Corona di spine di Gesù, un pezzo della Vera Croce, la tunica di San Luigi, è un tesoro inestimabile soprattutto dal punto di vista della devozione religiosa, un patrimonio che simboleggia la continuità e l’universalismo della cristianità.

Questo tesoro venne acquistato da re Luigi IX il Santo da Baldovino II di Costantinopoli nel lontano 1238 e per secoli custodito nella Sainte-Chapelle (che si trova sempre nell’Ile de la Cité). Fino a quando Napoleone non fece trasferire tutto a Notre-Dame. Fino alla Rivoluzione, invece, il Tesoro era considerato apertamente come una possibile riserva di denaro per i periodi di crisi a disposizione dei sovrani i quali vi attingevano in caso di epidemie, carestie, guerre straniere e guerre civili.

Su espressa richiesta del Re, queste reliquie venivano fuse per ricavarne denaro: scomparve così il reliquiario di vermeil di Saint Simeon e Saint Andrew offerto da Philippe-Auguste, la statuetta di Saint Denis decorata con zaffiri e perle con le armi di Isabeau di Baviera venduta dal 1429, il busto d’oro di Saint Agnese decorato con un ricco zaffiro circondato da otto pietre preziose e recante un ramo d’oro. E sono soltanto alcuni esempi perché nei secoli furono molti gli oggetti prelevati e portati alla Zecca per essere fusi: candelieri d’oro, la corona di San Filippo ricoperta di pietre preziose e lampade d’argento.

Poi la Rivoluzione francese nazionalizzò i beni della Chiesa, ordinandone la confisca: a quel punto il Tesoro scomparve e con alterne vicende durante la Restaurazione venne ricreato (anche grazie alle donazioni di Napoleone). A mano a mano, Notre Dame ha avuto in regalo moltissimi oggetti preziosi, il cui valore dipende anche dal contesto storico: impossibile riprodurre oggetti di valore irripetibile.

GARA DI SOLIDARIETA' PER LA RICOSTRUZIONE, 600 MILIONI DAI COLOSSI DEL LUSSO

"Ricostruiremo Notre-Dame entro 5 anni, ancora più bella. Ce la possiamo fare", ha detto in un discorso ai francesi il presidente della Repubblica Emmanuel Macron. E le aziende francesi non si sono fatte attendere: il gruppo del lusso Lvmh ha annunciato una donazione di 200 milioni di euro al fondo dedicato alla ricostruzione della Cattedrale. "La famiglia Arnault (proprietaria del gruppo che controlla tra gli altri Fendi e Bulgari, ndr) e il gruppo Lvmh, in solidarietà con questa tragedia nazionale, si uniscono alla ricostruzione di questa straordinaria cattedrale, simbolo della Francia, del suo patrimonio e della sua unità", scrivono in una dichiarazione inviata all'Afp. La famiglia Pinault, a capo di Kering, il gigante del lusso che controlla tra gli altri Gucci e Balenciaga, ha risposto all'appello e ha annunciato la donazione di 100 milioni di euro. Anche la Total ha annunciato una donazione speciale di 100 milioni di euro, 200 milioni invece sono stati promessi da Bettencourt e l'Oréal. In tutto, alle 3 del pomeriggio, le donazioni da parte di grandi aziende e famiglie facoltose hanno già superato i 600 milioni di euro.

LA VIGNETTA SUL SETTIMANALE SATIRICO: CHARLIE HEBDO, MACABRA IRONIA

"Je commence par la charpente", "inizio dall'ossatura". Il giorno dopo l'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre-Dame, il settimanale satirico Charlie Hebdo ironizza sul disastro dedicando la copertina al presidente francese Emmanuel Macron. La vignetta, su fondo rosso e firmata Riss, ritrae il capo dello Stato francese con le due torri in fumo al posto dei capelli e un sorriso sinistro stampato sul volto. "Je commence par la charpente", dice Macron nel disegno, ossia dalla struttura in legno della cattedrale distrutta dalle fiamme. Un riferimento diretto anche alla questione delle riforme. Ieri, a causa del gravissimo incendio, Macron ha rinviato il discorso in tv durante il quale avrebbe dovuto illustrare misure e provvedimenti dopo il 'grande dibattito' che ha animato la Francia a seguito delle proteste inscenate dai gilet gialli. Il settimanale satirico ha deciso, in via eccezionale, considerato l'accaduto, di anticipare la pubblicazione del suo numero
questa settimana ed era disponibile in una cinquantina di edicole già da ieri a Parigi.