Il culto della Nuestra Señora de la Santa Muerte è un culto oscuro e pittoresco, relativamente recente nella storia del cattolicissimo Messico, ma che affonda le proprie radici nelle tradizioni del popolo azteco e nelle antiche religioni pre-colombiane. È solo dagli anni 2000 infatti che si inizia a parlare in maniera massiccia di Santa Muerte, spesso accomunandola al torbido mondo della criminalità e del narcotraffico. Eppure, a oggi, sono più di 10 milioni i seguaci di questo culto, senza contare tutte le persone che alla Santa Morte si rivolgono solamente di tanto in tanto o in casi particolari. Dal Messico si è inoltre diffuso in molte altre zone dell’America Latina e – a seguito della massiccia emigrazione messicana – degli Stati Uniti.

Mischiando il Cattolicesimo con alcuni elementi pagani, il culto della Santa Muerte ha di fatto messo in atto la stessa operazione di sincretismo che possiamo trovare, per esempio, nel Vudù haitiano e nella Santeria caraibica e cubana. Alle vecchie divinità – azteche per la Santa Muerte e africane per il Vudù – vengono dati attributi cristiani, arrivando a considerarle santi e a venerarle in cerimonie di chiara ispirazione cattolica. La Muerte messicana, prima di diventare Santa e di acquisire un’iconografia simile alla Madonna, era infatti molto probabilmente venerata sotto il nome di Mictēcacihuātl. Mictēcacihuātl – conosciuta anche come Signora della Morte – era la divinità azteca che regnava sull’Oltretomba. Regina di Mictlan, l’inferno degli Aztechi, governava sulle anime dei defunti ed era particolarmente festeggiata in alcuni giorni a lei dedicati.

Da queste feste in onore di Mictēcacihuātl deriva il famoso Dia de Muertos. Chiamata anche erroneamente Dia de los Muertos nei Paesi anglosassoni, è la festività messicana in cui si ricordano gli amici e i parenti defunti, nonché si compiono cerimonie e processioni proprio in onore della Morte. Celebrato fra il 31 ottobre e il 1 novembre – proprio come Halloween e Ognissanti – quest’evento è uno dei più folkloristici e conosciuti di tutto il Messico.

Secondo la leggenda, il culto della Santa Muerte – come lo conosciamo oggi – ha origine negli anni ’60. Nel 1960 infatti una "Madonna Morte" pare sia apparsa a un semplice peòn di Veracruz, chiedendogli di diffondere nel resto del Messico il culto. La nuova religione fa però decisamente fatica ad attecchire nello Stato cattolico, ed è solo quarant’anni dopo che torniamo a sentirne parlare in maniera diffusa. La scelta di un semplice popolano come profeta pare tuttavia non sia stata casuale; quello della Santa Muerte è infatti un culto fortemente popolare, privo di organizzazione, gerarchia e reali sacerdoti. Per questo motivo, e per molti altri, i suoi adepti si sono spesso scontrati con l’ostilità della Chiesa Cattolica ufficiale.

L’iconografia classica della Nuestra Señora de la Santa Muerte la vuole solitamente rappresentata come uno scheletro vestito con abiti femminili antichi o medievali, secondo le canoniche raffigurazioni cattoliche della Madonna e delle sante. La Morte impugna inoltre una bilancia e una falce. In certe cerimonie tuttavia – specialmente quelle a carattere maggiormente segreto ed esoterico – al posto di falce e bilancia è possibile trovarla rappresentata con una clessidra e una marionetta. Si tratta ovviamente di una chiara allusione al suo potere di vita e di morte sull’esistenza umana, nonché un riferimento all’inevitabile scorrere del tempo. Il colore delle vesti della Santa Muerte può infine variare dal nero al rosso, dal verde al giallo, e via dicendo.

Ogni colore rappresenta un diverso potere abbinato alla Santa: aiuto nelle faccende d’amore, fortuna nel lavoro e col denaro, protezione dai nemici o dalle malattie, tutela contro la magia nera. Entità estremamente gelosa e capricciosa, la Santa Muerte non viene mai invocata a cuor leggero. Votarsi a lei senza un valido motivo, o senza la giusta determinazione, può portare a ripercussioni e castighi. Data la natura della Santa, la punizione massima è ovviamente la morte, che può colpire sia colui che l’ha offesa che un parente privo di colpe. È stata proprio questa sua natura intrinsecamente violenta a far avvicinare numerosi narcotrafficanti al suo culto. Ancora oggi il governo messicano è restio ad accettare le cerimonie legate alla Santa Muerte, proprio perché tende ad accostarle – erroneamente – al solo mondo della criminalità.

Al di là dei collegamenti coi narcos, quello della Santa Muerte è sicuramente un culto popolare e profondamente legato a tutte quelle persone che solitamente vengono emarginate dalla società. Fra le sue fila si contano moltissimi travestiti e transessuali, nonché ex tossici e clochard. Buona parte dei suoi adepti sono inoltre favorevoli all’uso dei contraccettivi, dell’aborto e dell’eutanasia. La Chiesa Cattolica ha infatti già da tempo condannato ufficialmente questo culto, sia per le sue posizioni etiche che per le sue chiare influenze pagane. Il più famoso e importante santuario della Nuestra Señora de la Santa Muerte si trova a Città del Messico, nel quartiere povero di Tepito.

Considerato uno dei barrios più pericolosi e degradati della capitale messicana, sulla sua statua della Morte i discepoli sono soliti lasciare soldi, caramelle, lattine di birra e bottiglie di tequila, pallottole e pacchetti di sigarette. Un’elemosina folkloristica e popolare, più vicina alla sensibilità pagana piuttosto che a quella cristiana. Le offerte alla Santa Muerte di Tepito – più delle statue scheletriche – sono forse la reale anima di questo culto e ci aiutano a comprendere meglio l’essenza del popolo messicano, eternamente diviso fra eredità pre-colombiana e cultura latino-americana