Genio italiano. Molto giovane, definibile verde. Genietti otto studenti liceali di Verona. La squadra campione del mondo di robotica. Piccoli geni crescono, primi alla First Lego League di Houston. La competizione internazionale giovanile per promuovere la robotica. Un tema scientifico viene lanciato ogni anno, collegato ai problemi pratici da risolvere. Il campo di sfida dei partecipanti. "In orbita", il tema per il 2019, si propone di trovare soluzioni migliorative per la vita degli astronauti. Ai genietti italiani è venuta l’idea della "lavatrice spaziale". Grazie ad essa – ma soprattutto al loro ingegno – hanno vinto la gara.

Studiano al liceo Salesiano Don Bosco di Verona. Serve a cosa la lavatrice spaziale inventata dagli otto licealisti veronesi? Qual è l’utilità di quest’aggeggio che ci proietta nel futuro? È un sistema di lavaggio degli indumenti degli astronauti. Il tessuto della tuta viene scomposto e sterilizzato in una spoletta senza l’utilizzo di acqua. Poi viene ricomposto fino a ricostruire l’indumento. L’ispirazione è venuta agli dai video di AstroSamantha. I nomi degli inventori, etichettati immediatamente come i genietti italiani della robotica? Luca Zanetti, il professore, e i magnifici otto della quarta classe del liceo Don Bosco: Pietro Formenti, Pietro Fornale, Beatrice Ligozzi, Alessio Montignani, Filippo Oliosi, Camilla Salvagno, Paolo Venturini, Maddalena Zuccato.

Pietro Formenti vive di informatica e robotica, nel suo verde palamarès c’è addirittura un periodo di alternanza scuola-lavoro al Cern di Ginevra. A Houston, Texas, il team ha scelto come nome "IDB Tech-No-Logic. La squadra è seguita dal professore di informatica Luca Zanetti. I genietti lavorano insieme da tre anni. Un gruppo molto variegato, con interessi diversificati. Maddalena Zuccato è appassionata di musica, canta e suona la chitarra. Camilla Salvagno studia pianoforte; Filippo Oliosi la tromba al conservatorio. Pietro Formale coltiva l’hobby della programmazione. Paolo Venturini è specialista di disegno tecnico al computer. Beatrice Ligozzi cura il video-editing. La creativa di un gruppo di eclettici. Fluide e coordinate, le mosse richiamano "2001: Odissea nello spazio".

Moduli di astronavi che si connettono, comunicano, eseguono compiti, in totale autonomia. "Lo spazio" in realtà cos’è? Somiglia a un tavolo da biliardo; le navicelle sono mattoni Lego. Obbligatorio il rispetto dei tempi, i movimenti vanno eseguiti al millimetro. I robot devono essere tutti programmati. Nessun telecomando.Questo sono le sfide della First Lego League. Nata nel 1999, la competizione richiama negli Stati Uniti studenti da tutto il mondo, ogni anno, per la finale. I genietti italiani, per la prima volta, hanno trionfato in tutte le categorie. Progetto scientifico, innovazione, programmazione, presentazione, lavoro di squadra. I robot dei genietti italiani hanno recuperato le meteoriti di Lego a tempo di record. E con la massima precisione, ovvio.

Eleganza a parte. Perché Houston la scelta per la finale? La città texana è legata a filo doppio con la Nasa, a sua volta uno degli sponsor della manifestazione. L’idea italiana, decisamente innovativa, ha stupito la giuria. "Abbiamo cercato di capire quali fossero i problemi di ogni giorno degli astronauti. Ne abbiamo selezionati dieci. Quello che ci aveva colpito di più l’ha raccontato in un video Samantha Cristoforetti dalla stazione spaziale internazionale AstroSamantha". L’astronauta italiana, la prima nostra donna ad andare nello Spazio, ha spiegato come ogni giorno dovesse eseguire degli esercizi per mantenersi in forma. "Naturalmente sudando e indossando la stessa tuta per settimane".

L’uso dell’acqua è impensabile, in assenza di gravità. I genietti hanno pensato perciò alla scomposizione di un tessuto, passare poi un filo attraverso un composto non liquido, in grado di rimuovere lo sporco e intrecciare nuovamente la fibra nella forma originale. La soluzione ideale, la più opportuna, a migliaia di chilometri dalla terra. L’unica possibile se non si dispone di asciugamani. Il giovane team italiano finalista per la seconda volta. In occasione della trasferta dello scorso anno a Detroit (sul tema dell’idrodinamica) i licealisti veronesi, pensa te, non avevano neppure i soldi per pagarsi il volo transoceanico. Li ha aiutati un gruppo di aziende del Veronese, che si sono proposte come sponsor.

Nessun problema quest’anno, per Houston. Il salto di qualità è stato completo, anche sotto l’aspetto dell’organizzazione e del finanziamento del viaggio negli Usa. I genietti sapevano di aver inventato un progetto solido, ma non pensavano di sbaragliare la concorrenza in tutti gli aspetti della gara. Primi assoluti al mondo, i maghetti della robotica hanno portato in Italia uno spettacolare trofeo. Prima però si sono gustati il premio-vittoria. Un viaggio di piacere a New York, ovviamente tutto spesato. "Siamo passati da una meraviglia all’altra".

Franco Esposito