"Si può concordare o dissentire con la linea editoriale quando il giornale tocca temi politici nazionali, ma credo che tutti debbano riconoscere l’importanza di un’informazione completa ed aggiornata per le nostre comunità all’estero": in queste parole dell’ambasciatore italiano a Mosca Pasquale Terracciano, in una lettera indirizzata al direttore per il 20esimo compleanno del giornale, ho trovato la spinta a tentare di riprendere a scrivere dopo un lungo silenzio, per unirmi al coro dei tanti che dal 25 Aprile continuano ad aggiungere la loro voce di beneauguranti.

Pesanti motivi personali ma soprattutto un profondo e insuperabile stato di confusione sulle vicende politiche del paese mi hanno bloccato per mesi non soltanto nello scrivere ma perfino nel mettere a fuoco per me stesso il significato più vero e profondo di quel che l’Italia sta vivendo da un anno a questa parte. Ho osservato, ascoltato e taciuto. Anche andando a cena con gli amici di sempre. Vicende personali difficili, forse l’età e un malumore politico cronico hanno fatto da autobavaglio. Come non mi era mai accaduto sin da quando nel 1999 incontrai per la prima volta Mimmo Porpiglia a Manhattan, grazie al comune amico Gianni Perrelli, poco dopo la nascita di questo giornale. Al cui sviluppo mi appassionai, scrivendo con una certa regolarità, sui più disparati argomenti, dal Canada, dall’Italia, dalla Spagna, dall’America Latina o dovunque mi trovassi e disponessi di uno strumento per comunicare. Su tutte, la tragedia della miniera di Monongah – la "Marcinelle americana" riscoperta dopo un secolo su queste pagine- resta ancora per me il momento di più intensa e profonda partecipazione alla vita della "Gente d’Italia".

Dal novembre 2011 ho poi scritto soprattutto, ma non solo, di politica italiana. Un argomento diventato poi, almeno per me, un vicolo cieco. L’ex-cavaliere, Grillo, Renzi erano state causa per lo più di amarezze. In quest’ultima recente stagione politica tuttora in corso, l’aggiunta della prepotente, straripante crescita di un altro Matteo - la figura politica ( o il figurante?) oggi per me più preoccupante della scena politica italiana - è stata la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso. Un anno fa avevo sinceramente sperato in una qualche forma di intesa operativa, sia pur minima, tra Pd e Cinquestelle, quella già tentata dal generoso Bersani e da lui ingiustamente pagata cara per l’insipienza della stupida arroganza della controparte e dei successivi sconci veti renziani.

Eppure mai avrei pensato di assistere a quel che ho visto accadere invece negli ultimi mesi. E’ dall’uccisione di Aldo Moro nel 1978, di cui ricorre proprio in questi giorni l’anniversario, che la scena politica nazionale, a me appare, salvo poche frenate, su un penoso piano inclinato senza fine. Esagero? Sono pessimista? Moro diceva: "Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con le sue difficoltà." Personalmente purtroppo non ci sto riuscendo molto bene in questi ultimi tempi.

Ma il compleanno di Gente d’Italia e le parole dell’ambasciatore Terracciano forse mi stanno aiutando. Ed eccomi qui a rubare di nuovo spazio su queste pagine cercando di sbloccarmi e di riprendere un minimo di voce che il risultato delle prossime elezioni europee non soffochi malamente di nuovo. Concordando o dissentendo con altre voci presenti su queste pagine ma provando comunque a partecipare modestamente all’"informazione completa e aggiornata per le nostre comunità all’estero". Grazie ambasciatore, grazie direttore, grazie lettori. E soprattutto auguri, auguri, auguri di lunghissima vita a queste insostituibili pagine e a un paese che trovi il modo, quale che sia, di risalire nonostante tutto la china verso un futuro coerente con i momenti migliori della sua cultura e della sua storia. Perché, come scriveva Aldo Moro, "la vera libertà si vive faticosamente tra continue insidie". E Dio solo sa se oggi ne abbiamo da evitare sul piano economico, ideologico e culturale…

di PIETRO MARIANO BENNI