Berlusconi ha sempre stravisto per la signora ora indagata. Lara Comi, eurodeputata, era la pupilla del Cavaliere. Una carriera folgorante in Forza Italia attraversata qua e là da qualche inciampo. Una donna impegnata nella difesa delle donne anche dopo essere stata vittima di uno stalker. Campionessa di preferenze, Lara Comi, 84mila incassate nel 2014, eletta al Parlamento europeo dalla mattina alla sera, ad appena ventotto anni. Un’opera d’arte d’intrallazzo politico firmata Silvio Berlusconi. "La donna del centrodestra più votata d’Italia" è da ieri indagata per finanziamento illecito ai partiti nell’indagine milanese sulla presunta rete di corruzione fra la Lombardia e Piemonte. Una brutta storia destinata a risolvere clamorose sorprese nei giorni a venire.

Il paradosso della questione è rappresentato dal fatto che Lara Comi, come detto indagata, potrebbe intascare tra due settimane più voti persino del suo mentore Silvio nel Nord Ovest. Proprio per questo la pupilla del Cavaliere teme che il problema giudiziario possa pregiudicare la sua rielezione al parlamento di Strasburgo. La cronaca racconta infatti che il 7 maggio il gip Mascarino firma un’ordinanza con 43 misure cautelari tra politici, imprenditori, e funzionari di Milano, Varese e Novara. Nell’inchiesta finsice anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, accusato di abuso d’ufficio. Gli ultimi nomi eccellenti dell’inchiesta sono il presidente di Confindustria Lombardia, Bonometti, e appunto l’eurodeputata FI, Lara Comi.

A Milano quindi si allarga l’indagine sulle tangenti. Secondo i pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, coordinati dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci, ci sarebbe stata anche una datazione di denaro, 31mila euro, per uno studio copiato e incollato dal testo di laurea di uno studente. Dunque, tesi online spacciate per consulenze. La svolta si è manifestata all’inizio di questa settimana. Ascoltato per ore dai pm, Marco Bonometti presidente di Confindustria Lombardia, arrivato al quarto piano del Palazzo di Giustizia come testimone, ne è disceso come indagato. L’accusa nei suoi confronti è chiara: avrebbe effettuato un finanziamento illecito di 31mila euro per la campagna elettorale di Lara Comi, candidata al parlamento europeo con Forza Italia. Secondo la tesi degli investigatori, il passaggio di denaro sarebbe avvenuto attraverso una consulenza fittizia assegnata alla Preminum Consulting di Lara Comi dalle Officine Rezzatesi, a gennaio di quest’anno.

"L’approccio strategico per la promozione del made in Italy" e "l’approccio strategico per il settore automotive in Italia e in Cina e le implicazioni sulle auto elettriche" sono i titoli dei due studi. Gli investigatori hanno appurato e poi riscontrato che il contenuto dei testi era copiato da una tesi di laurea reperibile online, firmata da un laureato Luiss nel 2015, Antonio Apuzzo. Conseguente la convinzione che quello fosse solo un espediente per smascherare il finanziamento illecito. "Posso con decisione contestare che sussista l’illecito ipotizzato", ha respinto le accuse l’avvocato Gian Piero Biancolella, legale di Lara Comi. "Non c’era alcun motivo che impedisse che un finanziamento del tutto lecito potesse essere effettuato secondo le modalità previste dalla legge. In ogni caso la prestazione è stata resa dalla società nell’ambito delle specifiche competenze".

Al vaglio dei pm ci sono anche due cifre pagate da altri imprenditori che avrebbero seguito lo stesso schema. Finanziamenti illeciti mascherati da consulenze. In uno si tratterebbe di un imprenditore che ha pagato 40mila euro per uno studio specifico, a fronte di un fatturato annuo della sua azienda di 200mila euro all’anno. Un’altra consulenza era emersa nel tempo, stavolta riconducibile a una società riconducibile a Lara Comi, la Afol. L’ente per la formazione e il lavoro della Città Metropolitana di Milano, guidata dal direttore generale Giuseppe Zingale. Su una presunta consulenza di 38mila euro sui cui i pm vogliono vederci chiaro, spunta anche qui il nome di Lara Comi. Tirata in ballo dall’intercettazione di una telefonata di Caianiello, il burattinaio di Gallarate. Furibonde le vittime dello schema corruttivo.

"Tutti quei soldi per un plagio? Ma di cosa stiamo parlando? Io non conosco Lara Comi, e nulla assolutamente so di questa storia", la reazione di Antonio Apuzzo, una laurea magistrale in marketing e pubblicità alla Luiss, oggi manager di Colgate Palmolive, quando apprende che la sua tesi di laurea è stata rubata dal web. Plagiata e venduta per 31mila euro. "Una cosa totalmente assurda. Se la vedranno col mio legale". Quello del manager avellinese, di Lara Comi, e dei 43 indagati della scandalopoli lombarda: per gli avvocati si prevedono roventi arringhi e grandi parcelle. Saranno loro gli unici a guadagnarci. Poi, che sara sarà, a chi tocca tocca.

Franco Esposito