Migliaia di persone hanno manifestato lunedì sera a Montevideo e anche in altre città dell’Uruguay per la 24esima edizione della Marcha del Silencio, la manifestazione che chiede verità e giustizia per le vittime della dittatura militare. Una rivendicazione che questa volta arriva nel mezzo di un anno molto particolare a causa delle ultime vicende che si sono susseguite negli ultimi mesi a cominciare dal terremoto che ha portato recentemente alla destituzione da parte del governo dei vertici militari accusati di aver coperto le torture.

Anche in Italia, recentemente, è accaduto qualcosa di importante: il governo uruguaiano ha infatti consegnato nuove prove che dimostrerebbero in modo chiaro il coinvolgimento di 13 militari in crimini di lesa umanità nel quadro del denominato "Plan Condor". I documenti sono stati presentati al processo di appello che si sta svolgendo presso la Terza Corte d’assise di Roma dai nuovi avvocati che rappresentano il governo sudamericano. In primo grado sono stati assolti 19 dei 27 militari sudamericani coinvolti.

Tra gli uruguaiani, l’unico condannato è stato Juan Carlos Blanco, ex ministro degli Esteri. Questi gli altri uruguaiani imputati e assolti: José Gavazzo, José Ricardo Arab, Luis Maurente, Juan Carlos Larcebeau, Pedro Mato, Ricardo Medina, Ernesto Ramas, José Sande Lima, Gilberto Vázquez, Jorge Silveira, Ernesto Soca, Jorge Troccoli. Troccoli è l’unico tra questi che risiede liberamente in Italia grazie alla cittadinanza ottenuta per via di un bisnonno. "Siamo fiduciosi nella giustizia italiana, oggi abbiamo la speranza che questi nuovi documenti possano portare a delle condanne nel processo. Qui regna l’impunità ma almeno in Italia sia sta facendo qualcosa" afferma a Gente d’Italia Silvia Bellizzi, sorella di Andrés Humberto scomparso dal 1977, uno degli 8 italouruguaiani che ha dato origine alla causa.

Silvia porta avanti l’impegno familiare accompagnando sempre la madre Maria, novantatreenne calabrese che due anni fa, in occasione della visita di Mattarella in Uruguay, consegnò una lettera al presidente raccontando la sua storia. Così come le altre famiglie, anche dai Bellizzi si accusa il governo uruguaiano di uno scarso coinvolgimento nella richiesta di giustizia: "Questo non è un tema importante, manca la volontà politica. Il governo ha mostrato poca fermezza al riguardo, c’è bisogno di creare nuovi meccanismi per avanzare nei processi e nella ricerca dei resti. Dalla magistratura uruguaiana ci aspettiamo di più contro l’impunità perché questo non è solo una questione di un gruppo di familiari ma riguarda cittadini vittime del terrorismo di stato che hanno subito tortura, abusi e violenze".

Sulla stessa linea c’è il processo Condor a Roma: "Il governo non ha lavorato bene perché le prove precedentemente presentante dall’avvocato che rappresentava l’Uruguay non sono state sufficienti. Sono mancati gli sforzi che noi ci aspettavamo ma adesso siamo fiduciosi con i nuovi documenti". Iniziato nel 1999, nel processo Condor sono stati contestati diversi reati tra cui strage, omicidio plurimo aggravato e sequestro di persona per una trentina di militari sudamericani che agivano insieme per eliminare gli oppositori politici dei regimi.

Matteo Forciniti