Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio di Aurelio De Laurentiis il 24 maggio. Era un martedì del 1949. In una culla torrannunziata nasceva un bimbo con la barba bianca sotto il segno dei Gemelli, Hollywood in prima casa e un pallone in transito, domicilio primario Mercurio con Plutone in esaltazione, Giove e Nettuno in esilio. Numerosi doni festeggiarono la nascita: ventotto cinepanettoni, una moglie svizzera, sette allenatori, una residenza romana, una villa a Los Angeles, un patrimonio di 200 milioni di euro, il numero 7 portafortuna, Castelvolturno, Pierpaolo Marino, Chiavelli, Giuntoli, tre figli, tre Nastri d’argento e quindici David di Donatello. Lui avrebbe preferito oro, incenso e un po’ di birra.

In età bambina, Aurelio non ebbe né trenini elettrici, né soldatini di piombo. Era ancora il dopoguerra. Non è certo che si dilettasse con lo strummolo a tiriteppola. Arrotolava pellicole. In età adolescenziale, ebbe gli occhiali scuri e le idee chiare. Sarebbe diventato Aurelio De Laurentiis uomo di successo nazional-popolare da una sala cinematografica a un campo di calcio. In età adulta, conobbe Massimo Boldi, Christian De Sica e Carlo Verdone in Italia, Danny DeVito, Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow in America. Trascorreva il Natale sul Nilo, a Rio de Janeiro, a Beverly Hills, a Miami, in crociera e in Sud Africa.

In età avanzata avanzò verso il tribunale fallimentare di Napoli e si prese il Napoli e, mentre guardava le Alpi svizzere da Gstaad, si prese Pierpaolo Marino come gli suggerì Diego Della Valle al botteghino dello ski-lift. Col Cessna personale volò a Napoli e con la Maserati di uomo cinematografico arrivò a Paestum e dal nulla creò il Napoli Soccer. Molti ne dissero Paestum e corna. Ernesto Murolo scrisse "Va cu te stu core amato, llà sta Napule allummato". Con liturgia prudente in un albergo del lungomare partenopeo, in Excelsior Deo, Aurelio mosse il sole e l’altre stelle e promise che avrebbe riportato il Napoli in paradiso. In conferenza-stampa recitò: "La mente mia, tutta sospesa, mira la serie A, e sempre di mirar faceasi accesa".

Il Vesuvio brontolò calmo e placido all’apparir di Aurelio nato il 24 maggio. Lui disse: "Lasciatemi lavorare cinque anni, poi tireremo le somme". I primi oppositori tirarono moccoli. Corrado Ferlaino tirò un sospiro: il suo Napoli non c’era più. Cominciò un’altra storia sotto il segno del Bilancio. Aurelio disse: "Se avanzo seguitemi, se disavanzo uccidetemi". Sopravvisse nonostante dovesse rastrellare a prima botta 34 giocatori perché del Napoli non esisteva più niente, neanche i palloni. Usò il sale Marino per condire la nuova squadra e assunse un capitano di Ventura. In squadra c’erano Ignoffo e Berrettoni, Consonni e Marelli, Capparella e spada. Non si considerò su Scherzi a parte. Ignoffo fu il primo a tirare in porta e fece gol al Cittadella, il primo gol Soccer. Fu una partenza avventurosa mentre Aurelio era ancora digiuno di offside e marcature preventive. Ma imparò presto.

In questo giorno dei 70 anni Aurelio ha imparato tanto (settanta mi dà tanto). A molti non piace (inviso veritas). Lui tira dritto. Abile, accorto, plusvalente. Acchiappa Reja e un giorno quasi lo picchia, poi fa pace (in dubbio pro Reja). Acchiappa Mazzarri. Ha una infatuazione fugace per Donadoni. Acchiappa Benitez. Azzarda Sarri. Si dà pace con Ancelotti. In quindici anni spende 703,6 milioni di euro ingaggiando 165 giocatori. Compra e vende. Al Psg piazza Lavezzi per 28,9 milioni (l’aveva pagato 5,8) e Cavani per 67,8 (preso dal Palermo per 17). Si supera con Higuain alla Juve per 90 milioni (ne aveva dati 30 al Real Madrid). Poi sgancia Jorginho al Chelsea per 60 milioni (4,5 per prenderlo dal Verona) e Hamsik ai cinesi per 15 (era costato 5,5). Chiude in passivo i primi due bilanci (-16.150.243). Va in attivo in nove stagioni (+137.815.550). Va in rosso nelle due ultime annate. Riempie il San Paolo di 63.153 spettatori nel playoff con l’Avellino in serie C ed è un record che neanche Napoli-Paris Saint Germain ha battuto (55.489). Nella seconda stagione di Mazzarri (terzo posto) gli spettatori delle 19 partite al San Paolo furono 782.679. Nell’ultimo anno, 551.255. Nei quindici anni aureliani, il terzo campionato di Sarri valse l’incasso maggiore (17.056.871) nonostante gli abbonati calassero a 6.869 unità dalle 22.582 tessere della prima stagione in serie A. Quattro secondi posti e tre terzi posti. Sette volte in Champions, otto in Europa League. Il miglior Napoli della storia moderna. Penelope De Laurentiis continua a tessere la tela azzurra. Auguri e felicità.

MIMMO CARRATELLI