La suggestione da titolo poliziottesco anni ’70 non è campata in aria: nel Paese sono al momento quattro i milioni di cittadini che posseggono legalmente un’arma, un esercito se si considera che per ogni militare dotato di pistola d’ordinanza ci sono 20 persone comuni che si tengono nella fondina o nel cassetto, in cucina o appeso sopra al camino un fucile o una pistola. Qualcuno, come il candidato leghista al consiglio comunale di Ferrara (al ballottaggio con il centrosinistra), Stefano Solaroli, con la pistola ci va a letto e la sua speciale relazione l’ha voluta condividere su Facebook, incurante di critiche (e senso del ridicolo) ma interessato all’amplificazione di certi pensieri.

Il boom di armi coincide con la crescita esponenziale, e sospetta, degli appassionati di tiro a volo: sospetta perché, più che la passione per grilletti e piattelli, a muovere l’istinto ad armarsi è la campagna a spron battente che ha portato alla legge sulla “difesa legittima” che, complice la gran cassa propagandistica, fa ritenere illusoriamente che in casa puoi sparare quando e come vuoi contro qualcuno che osi violare la tranquillità domestica non invitato. La legge non dice questo, è sempre al giudice che spetta decidere se c’è proporzionalità tra offesa e reazione.

Solo il “grave turbamento”, la novità più consistente, autorizza a sparare, ma solo come extrema ratio e sempre con l’avvertenza che sarà la sensibilità del magistrato a stabilire quanto grave e motivato fosse il turbamento. Se per un Solaroli che amoreggia di notte con la sua Beretta o per un Salvini che volentieri si fa ritrarre in pose da Rambo, la difesa è sempre “legittima”, è difficile raccomandare loro di tenere il conto delle stragi compiute negli Usa delle armi facili. L’ultima sabato scorso a Virginia Beach dove un impiegato, descritto come risentito o insoddisfatto, ha ammazzato 12 colleghi. Dodici. Direbbero Salvini e Solaroli, come del resto Trump, che le vittime se fossero state armate a loro volta…

Del video infantile di Solaroli teniamo solo la parte in cui cita la presenza dei due figli piccoli con cui, tenero, è spesso costretto a dormire nella stanza accanto a dove tiene la pistola, ricordandogli però l’ingiunzione/consiglio del grande Cechov: “Se nel primo atto di una pièce c’è un fucile appeso al muro, nel secondo o terzo dovrà sparare”. Uomo avvisato…

DINI CASALI