È cosa riconosciuta e comprovata. Se ne è scritto in giornali ed in libri. Quello dei "Cinque Stelle" non è un partito, o qualcosa che gli somigli, una associazione di cittadini mossi da sentimenti e convincimenti politici comuni che si siano messi assieme per esercitare il diritto sancito dell’articolo 49 della Costituzione. Il cosiddetto Movimento 5 Stelle è un pezzo della proprietà della "Casaleggio Associati" S.r.l., uno strumento di produzione di quel lucro che è il fine di tale società. Si è contestato, non senza fondamento, a Silvio Berlusconi di essersi considerato sempre il "proprietario" di Forza Italia. Berlusconi era (e per quel che ne resta, è) l’unico che pone e dispone di Forza Italia, partito senza organismi collegiali e con dirigenti che non siano nominati da lui, dal padrone. Che è quello che "ci ha messo e ci mette i soldi" (e "la faccia").

Nel cosiddetto Movimento 5 Stelle, Casaleggio, prima il padre, poi il figlio, i soldi ce li ricavano e, a quel che si dice, molti. Il rapporto tra consiglieri, deputati, senatori pentastellati e movimentisti è, in realtà, rapporto con la società Casaleggio Associati S.r.l. Sono dipendenti con una sorta di "rapporto di lavoro", con uno "Statuto" che è una sorta di contratto collettivo con carattere privatistico. Gli eletti "rendono" alla S.r.l. Casaleggio versando una quota delle loro indennità. Sono munti come vacche da latte. Non a caso Luigi Di Maio viene chiamato "capo politico" dal Movimento. Il che sta a significare che a gestirlo ci sono altri capi che si occupano della baracca redditizia. Ma, mentre il carattere "patrimoniale" di Forza Italia è stato sbattuto in faccia a Berlusconi ed a tutti gli aderenti e considerato di per sé motivo di diffidenza e di presa di distanza di quel partito, dal suo leader e dalla sua politica, con la "Casaleggio S.r.l." hanno trattato non solo oggi la Lega e Matteo Salvini, ma in passato anche Matteo Renzi ed altri.

E, mentre contro il finanziamento dei partiti si è fatta una legge chiaramente diretta a renderlo difficile ed a farne quasi un delitto, nessuna regola è stata imposta, se non la stessa rappresentata dalla Costituzione, per impedire o, almeno, ostacolare, limitare, lo sfruttamento di quelli che vengono presentati al Paese come "partiti" quale fonte di redditi ed oggetto patrimoniale redditizio di società e imprese più o meno chiare. È questa la più grave e disgustosa manifestazione di ipocrisia che abbia dato il nostro mondo politico. Gli espedienti per "mungere" gli eletti 5 Stelle (e, di conseguenza, la buona fede degli elettori) sono vari e spesso illegittimi alla luce delle stesse disposizioni costituzionali. Basti pensare alle "penali" a carico dei parlamentari che lasciano il Movimento ed i suoi Gruppi: norma che sfacciatamente viola il "divieto del vincolo di mandato" per gli eletti in Parlamento. Si dirà che il versamento di una quota dell’indennità non l’hanno inventata né Casaleggio né Di Maio. Ma, a parte l’entità, una cosa è il concorso alle spese del proprio gruppo parlamentare ed il versamento al Gruppo, ad altri parlamentari con i quali si lavora, altra il versamento al "proprietario" del partito, ad una società a scopo di lucro di cui il partito è solo l’ombra.

Vi sono dei corollari di questa sciagurata invadenza di una società di lucro nello sfruttamento della vita politica istituzionale dello Stato che, solo ad ipotizzarli, fanno rabbrividire. Anche se gli affari della Casaleggio e C. vanno a gonfie vele, non può escludersi l’ipotesi di un eventuale fallimento. In tal caso la Curatela fallimentare ed il Tribunale metterebbero piede (e le mani) nel funzionamento di un gruppo parlamentare e disporrebbero dei parlamentari. Mezzo Parlamento sarebbe sottoposto a qualcosa che ha a che vedere con la procedura concorsuale. Nessuno ha sollevato tale questione di estrema delicatezza. Certamente ogni specifico rimedio normativo rischierebbe di apparire ancora più gravemente lesivo dei principi di libertà e di autonomia del Parlamento di quanto già non lo sia questa assurda baracca di sfruttamento della politica e della vita delle istituzioni cosiddette democratiche. Un personaggio che ben conosce il marchingegno della Casaleggio S.r.l., interrogato da un giornalista sulle prospettive di sopravvivenza dell’attuale Governo, ha risposto che questo durerà finché Salvini non farà il nome di Casaleggio. Ma a quanto pare a Salvini non conviene. É nel pieno del delirio di onnipotenza. Si é anche autoproclamato "padre di 60 milioni di figli...". Siamo proprio alla frutta, vi pare???