È italiano il vice presidente della VEB, la VneshEconomBank, cioè la Banca per le attività all’estero, secondo istituto di credito russo forte nel corporate banking, infrastrutture e proiezione estera con una quota del 16% del mercato dopo la Sberbank che conta per il 32% del mercato ed è particolarmente estesa nel settore retail. Cesare Maria Ragaglini, 66 anni, è stato ambasciatore italiano a Mosca dal 2013 al 2017. L’ ex diplomatico gestirà, in qualità di vicepresidente, i rapporti con l’estero e in particolare con i paesi emergenti. Ma chi è l’italiano prescelto dalla seconda istituzione bancaria russa? Vediamolo.

Originario di Massa, laurea in Scienze politiche e studi tra Firenze e Bruxelles. Servizio militare nell’Arma dei carabinieri con il grado di sottotenente. Dopo numerosi incarichi diplomatici il governo Renzi lo nomina ambasciatore a Mosca. Un esperienza che ha coinciso con alcuni dei passaggi più importanti avvenuti sulla scena internazionale negli ultimi anni, dal referendum per l’indipendenza in Crimea alla guerra civile nella parte orientale dell’Ucraina, sino all’intervento militare della Russia in Siria. Fatti sui quali l’Italia ha preso le distanze dalle decisioni del Cremlino. Nonostante la posizione netta dell’Italia contro certe politiche della potenza ex sovietica, Ragaglini è riuscito comunque a distinguersi e a lavorare bene costruendo ad esempio buoni rapporti con Arkady Dvorkovich, ex ministro dello Sviluppo economico russo ed ex vicepremier. In ambasciata poi ha lavorato per riunire e riorganizzare le sigle delle imprese italiane in Russia.

Alla fine del suo mandato il diplomatico italiano ha ricevuto da Vladimir Putin l’ordine dell’Amicizia, una delle più alte onorificenze russe. Dunque l’ex diplomatico ha lasciato certamente un ottimo ricordo nei vertici delle istituzioni sovietiche che probabilmente hanno accolto bene la proposta di inserirlo nell’esecutivo della VEB. Ragaglini è il primo straniero e primo italiano ad essere ammesso ai piani alti di un istituto pubblico russo. Un evento vero e proprio soprattutto in un paese ultranazionalista come la Russia. VEB, peraltro, per essere una banca, ha una missione unica: attraverso i suoi conti passano gli investimenti che il governo giudica strategici. Per VEB, Ragaglini dovrebbe occuparsi di "cooperazione con organizzazioni finanziarie straniere", come ha dichiarato il portavoce del gruppo. L’ex diplomatico ha già esperienza in questo settore, avendo lavorato in Iran, Canada, India e Iraq, e ha servito alla rappresentanza permanente all’Onu.

A Ragaglini poi è riconosciuto in modo unanime il senso dello stato, mostrato per esempio ai tempi in cui, nella commissione che indagava sull’uccisione di Nicola Calipari quando si era opposto alle pretese dei funzionari americani sino a bloccare la stesura del rapporto conclusivo. Senso dello stato e alti doti diplomatiche, ragioni più che sufficienti per farsi notare dall’Istituto bancario russo. Ma quale sarà il ruolo di Ragaglini? Pare legittimo domandarselo soprattutto alla luce della situazione politica attuale in Italia e in Europa. L’ex ambasciatore sarà l’uomo di collegamento di Matteo Salvini con la dirigenza putiniana che tesse accordi e alleanze con i partiti filo-sovranisti? Guardando il percorso della carriera dell’ex diplomatico non sembrerebbe proprio. Ragaglini infatti ha collaborato nel corso degli anni con il socialista De Michelis, con Frattini quando era capo della Farnesina e successivamente con Massimo D’Alema e infine con il primo ministro del PD, Enrico Letta.

Una carriera trasversale ai vari governi della Repubblica e che pare splendere di luce propria grazie alle innegabili, capacità diplomatiche e di organizzazione. Naturalmente sono in molti a chiedersi come abbia fatto Ragaglini, primo straniero, ad accedere nel board con incarichi così prestigiosi in una banca che proprio per la delicatezza del suo incarico è stata messa dal 2014 al centro di una rete di sanzioni che ne blocca ogni rapporto con gli Stati Uniti, un vero e proprio macigno finanziario per una banca che dovrebbe promuovere gli interessi di Mosca nel mondo. Secondo alcuni osservatori la presenza dell’ex ambasciatore italiano potrebbe aiutare a ridurre il peso delle sanzioni occidentali alla Russia per l’annessione della Crimea. Sanzioni che molti imprenditori italiani vorrebbero eliminare al più presto. Un compito di "facilitatore" dell’amicizia tra Mosca e l’Occidente. Che a Ragaglini possa riuscire il capolavoro diplomatico di far tornare l’export italiano a brillare all’ombra del Cremlino? Solo il tempo potrà dirlo. Certo le premesse sono buone.

Margareth Porpiglia