Gente d'Italia

“Noi siamo tutti un po’ parenti e gli italiani nel mondo sono un orgoglio della nostra Nazione”

Per anni è stato uno degli ospiti più graditi e ambiti di programmi come Sportello Italia e Community diffusi dalla Rai all’estero, tanto che le richieste arrivavano indirizzate direttamente a Pier Felice degli Uberti, Presidente dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano, fino a creare un legame fortissimo con la realtà degli italiani nel mondo, sempre più interessata a conoscere le proprie radici.

"Sono stati anni bellissimi – conferma degli Uberti - per il contatto umano avuto con connazionali che vivono in ogni parte del mondo. Anche se inviavano pochissimi dati, tutti volevano sapere chi erano e da dove venivano gli antenati per conoscerne la storia e quella della comunità in cui vivevano, una costante delle loro lettere da cui ho imparato molto ed ho capito che siamo tutti un po’ parenti, e gli italiani nel mondo sono un orgoglio della nostra Nazione che meritano il più grande rispetto per quanto hanno saputo realizzare con il loro lavoro nei Paesi dove sono andati".

Oltre al bisogno di conoscere il luogo delle proprie origini, la storia del proprio cognome, quali erano le altre motivazioni dei nostri connazionali?

"Gran parte dei discendenti di italiani che scrivevano, chiedevano di conoscere quali erano le possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per jure sanguinis, cosa che veniva complicata dalla necessità di ottenere i documenti dei propri antenati di cui spesso non conoscevano il luogo di provenienza, o dal fatto che il cognome contemporaneo era diverso da quello del bisnonno emigrato magari in America, perché all’arrivo era stato trascritto come veniva inteso. Se al primo colpo può sembrare difficile reperire la documentazione, nella realtà ci sono parecchi trucchi utili a capire come trovare un documento che non sappiamo dove sia. Approfitto per ricordare che una novità è data oggi dal sito Antenati (Gli Archivi per la Ricerca Anagrafica - http://www. antenati.san.beniculturali.it) nel quale il Ministero per i beni e le attività culturali ha messo on line gran parte dello stato civile che permette di fare ricerche da casa senza allontanarsi dal pc, anche conoscendo ben pochi dati sugli antenati di cui si stanno cercando notizie. Inoltre, ci sono altri importanti archivi di dati che raccontano persino il viaggio intrapreso per andare a cercare fortuna nelle Americhe o altrove."

Grazie a questo filo diretto, ha studiato la storia di centinaia di cognomi: si è fatto un’idea di quali siano i più diffusi all’estero?

"Questa risposta è semplice, per il calcolo delle probabilità matematiche, i più comuni sono proprio gli stessi più diffusi in Italia…"

Quindi Rossi, Russo, Ferrari, Bianchi, Esposito… almeno questi sono i cognomi che, secondo diverse classifiche, risultano tra i più diffusi…

"Certo. Inoltre, se dobbiamo sfatare un mito ancora molto attuale, è bene sottolineare che avere lo stesso cognome di un vip non significa appartenere sicuramente a quella stessa famiglia, perché ci sono tanti cognomi autoctoni provenienti da antenati diversi anche se omonimi."

Per quanto riguarda il Sud America e in particolare l’Uruguay, qual è il legame, la sua conoscenza?

"Sono affascinato dal Sud America dove la cultura è molto legata ai popoli latini e dove gli italiani hanno raggiunto vertici importanti nella storia di quelle nazioni, e hanno saputo migliorare anche la cucina italiana proprio dal confronto con altre culture: pensi che ritengo la pizza italiana di San Paolo in Brasile migliore di quella che si fa in Italia! Per quanto riguarda l’Uruguay, per decenni è stato considerato il Paese che vantava la più alta densità di italiani, infatti le grandi emigrazioni iniziano dal 1830- 1850 con agricoltori provenienti dal regno di Sardegna, prima dal Piemonte, poi dalla Liguria e infine dalla Sardegna. Non dimentichiamo, inoltre, che fu proprio il presidente d’origine italiana Alfredo Baldomir Ferrari, a volere che nelle scuole fosse obbligatorio studiare l’italiano."

Lei è uno dei massimi esperti mondiali in genealogia, araldica e diritto nobiliare tanto che ricopre, primo italiano, anche la carica di Presidente della Confédération Internationale de Généalogie et d’Héraldique (Confederazione Internazionale di Genealogia ed Araldica): come è nata in lei la passione, l’interesse per queste tematiche?

"Da bambino vedevo l’albero genealogico della mia famiglia che si fermava alla metà del 1400, mentre in casa dicevano che eravamo discendenti della famosa famiglia fiorentina degli Uberti decantata da Dante nella Divina Commedia, e mi chiedevo perché non risaliva a Farinata. Così ho voluto rivedere tutti i documenti citati nell’albero genealogico e ho capito molte cose, come ad esempio che la convinzione derivava dal fatto che un nostro antenato nel 1484 venne ammesso al Consiglio Nobile di Casale Monferrato; accadde questo proprio grazie al fatto che aveva un more nobilium di almeno 300 anni."

Oggi c’è un rinnovato interesse verso la genealogia, oltre al poter apprendere, attraverso la ricostruzione dell’albero genealogico, la storia della propria famiglia, quali sono gli altri vantaggi che derivano da questa conoscenza?

"Credo fermamente nel diritto di tutti di sapere da dove veniamo, e che tutti possediamo una storia che merita di essere conosciuta perché abbiamo fra i nostri antenati dei personaggi importanti, ovviamente ai diversi livelli della grande o della piccola storia; inoltre ci sono molti vantaggi nel conoscere i nostri antenati, ad esempio i benefici che possono derivare dallo studio del DNA che possiamo scoprire con un semplice esame utile a conoscere anche le tante migrazioni, e a prevenire le malattie genetiche cui possiamo essere predisposti. E in più potrebbero esistere delle eredità giacenti a noi ignote pronte a finire nelle nostre mani…"

In effetti, questo è un po’ un sogno comune… Lei partecipa a numerosi convegni anche all’estero: in queste occasioni, ha incontrato personalità di origine italiana cui ha rivelato qualche informazione sulla loro storia di famiglia?

"Certo, è successo ad esempio a RootsTech a Salt Lake City nel 2017, un incontro di genealogia e storia di famiglia al quale hanno partecipato 30.000 persone e dove era presente anche il Boss delle torte, l’"italiano" Buddy Valastro, originario di Lipari che mi ha chiesto come doveva fare per avere uno stemma; mentre nel 2016 a Rio de Janeiro, ad una riunione organizzata da un circolo di discendenti di italiani, ho incontrato l’attuale presidente federale del Brasile, Jair Bolsonaro, allora deputato dello Stato di Rio de Janeiro, con il quale ho parlato proprio della sua genealogia in quanto per parte di padre è di origine veneta e calabrese, mentre per parte di madre è di origine toscana. Ma gli incontri con i discendenti di italiani importanti possono avvenire anche in Italia: ricorderò sempre quello con Frank Sinatra negli anni ‘90 a Roma, con il quale ho avuto una lunga conversazione in cui ho scoperto il suo forte interesse verso la storia dei Sinatra siciliani."

Se ci fosse tra i nostri lettori qualcuno interessato a “costruire” la propria storia di famiglia, quali sono i primi passi da compiere e quali i suoi consigli?

"Dovrebbe partire dal luogo dove si trova e trovare gli atti di nascita, matrimonio e, per gli ascendenti diretti, anche di morte; le nostre migrazioni non sono poi così tanto antiche e quindi potrebbe arrivare all’antenato che ha lasciato l’Italia, scoprire qual è stata la nave con cui è partito e grazie a questi dati risalire al luogo d’origine della famiglia. Bisogna ricordare che in Italia lo stato civile parte dal 1° gennaio 1866, tenendo presente che nel Sud d’Italia possiamo contare anche sullo stato civile napoleonico che ci permette di risalire al primo decennio del 1800. Per il periodo precedente dobbiamo scrivere alle parrocchie dei luoghi dove vivevano i nostri antenati o magari anche agli archivi diocesani che dovrebbero conservare (se ben tenuti) gli atti di battesimo, matrimonio e morte sino al Concilio di Trento. Ma per riottenere la cittadinanza italiana difficilmente si deve arrivare agli atti religiosi."

Ha già citato un sito che può essere di grande supporto per la ricerca di documenti ai fini della ricostruzione della propria storia di famiglia, possiamo dare altre informazioni al riguardo?

"Intanto ribadisco che possiamo partire proprio dal sito Antenati (Gli Archivi per la Ricerca Anagrafica - http://www.antenati. san.beniculturali.it) perché se siamo fortunati possiamo addirittura trovare tutti i documenti che servono. E’ possibile consultare anche Family Search (https:// www.familysearch.org/it) dove sono reperibili una marea di atti di tutte le epoche e dove si possono trovare magari anche quelli custoditi negli archivi esteri. Se vogliamo trovare la nave con la quale è partito l’antenato e avere dati su di lui, se è andato negli USA sarà facile cercando su Ellis Island (https://www.libertyellisfoundation.org), dove troveremo proprio tutto quello che risulta importante ai fini della nostra ricerca. Altri dati sull’emigrazione sono reperibili alla Fondazione Agnelli in Argentina, oppure in Brasile nel sito del Museu da Imigração (http://www.inci.org. br/acervodigital) che contiene i dati di tutti coloro giunti in questo Paese dal 1889. Poi ci sono gli archivi storici dei Comuni, gli archivi storici delle diocesi e delle varie parrocchie italiane; senza dimenticare gli Archivi di Stato. Ma per queste ricerche è necessaria una metodologia e bisogna sapersi muovere senza scoraggiarsi se non si consegue subito un risultato."

Di certo, dall’estero non è così semplice poter contattare le parrocchie o gli Archivi di Stato: esiste in Italia un’associazione che, senza fini di lucro, può sostenere, consigliare, aiutare gli interessati a ricostruire il proprio albero genealogico?

"Tutti oggi siamo in grado di fare una ricerca da soli… in ogni modo esiste in Italia un’organizzazione completamente senza fini di lucro e con lo scopo di aiutare e consigliare una metodologia per sapere dove andare a trovare i documenti: l’Istituto Araldico Genealogico Italiano – IAGI (www. iagi.info) di cui sono presidente, e che offre consigli ma non fa ricerche per privati, confidando nel fatto che oggi tutti sanno come muoversi on line."

Grazie alla conoscenza del proprio passato, delle proprie origini, si può anche “costruire” un proprio stemma di famiglia: in questo caso, è possibile farlo da soli ed eventualmente quali elementi occorre considerare?

"Dobbiamo comprendere che lo stemma oggi è l’espressione grafica del nostro cognome, un’identificazione di noi stessi, ovvero uno scudo che racconta la nostra storia e quindi dobbiamo inserirvi tutti i traguardi che abbiamo raggiunto nella nostra vita. L’araldica ha i suoi metalli, colori, figure e dobbiamo cercare di rendere leggibile a tutti, con questi simboli specifici, quello che vogliamo far sapere di noi."

Lei discende da una storica famiglia dell’antico Ducato di Monferrato, e come ha raccontato, ha fatto un’approfondita ricerca genealogica… a quale avo è riuscito a risalire e quali curiosità ha scoperto?

"Mi sono trovato in casa già l’albero genealogico della mia famiglia che risaliva alla metà del ‘400, però con le mie ricerche sono andato ancora più indietro, infatti il documento certo più antico che ho ritrovato è riferito a un Giovanni degli Uberti probabilmente nato alla fine del ‘300, ma ho voluto approfondire anche le genealogie femminili e collaterali e così, ad esempio, ho la prova di essere cugino in ventesimo grado con Cesare Pavese grazie ad una antenata comune, la stessa che ha dato vita a rami di famiglie diverse che hanno regalato al mondo scrittori e poeti come Salvator Gotta, Teresah, una scrittrice per l’infanzia del ‘900, Piero Ravasenga, poeta del Monferrato, o Matteo Rovere, regista di film come "Veloce come il vento" e "Il primo re". Con le indagini femminili e collaterali in prima battuta sottovalutate, si possono fare scoperte interessantissime: infatti non avrei mai pensato che la famiglia di mia madre, una famiglia abruzzese di San Vito Chietino, potesse avere fra i propri parenti un progettista del Ponte di Verrazzano di New York, dato che l’ing. Nicola della Fazia, figlio di un emigrante sempre abruzzese, è un lontano cugino della mia mamma. Come vedete, la storia di famiglia merita sempre di essere conosciuta e approfondita perché si fanno scoperte proprio dove non si pensa che ci siano antenati da ricordare."

Lei ha dedicato anni di studi, conferenze, pubblicazioni per garantire a queste tematiche una “dignità scientifica”: qual è, oggi, la realtà, l’approccio alla genealogia?

"Quando ho iniziato ad occuparmi di questi studi, gli interessati avevano raramente una formazione scientifica come è richiesta oggi, la gente credeva a leggende, e la ricerca era fatta per dimostrare una nobiltà che difficilmente esisteva e non serviva a nulla. Oggi la genealogia è studiata nelle università, la ricerca parte dalla conoscenza del DNA che ci permette di raccogliere molti dati su chi ci ha preceduto, si può sapere persino la percentuale di Uomo di Neanderthal che abbiamo dentro di noi, ed oggi addirittura gli ortodontisti chiedono ai bambini le fotografie degli antenati sino al bisnonno componendo un piccolo albero genealogico, senza dimenticare che sono sempre più numerose le trasmissioni che parlano di storie di famiglie e i giornali che le pubblicano, a conferma del grande bisogno di conoscere il nostro passato, da dove veniamo e quali sono le nostre radici."

Giovanna Chiarilli

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