Dal 21 di maggio il teatrino politico si è trasformato in una telenovela ad oltranza, assistiamo a una rappresentazione surreale, incompatibile con una democrazia normale. Qui non si tratta solo dei proclami di Matteo Salvini, che dalla campagna elettorale del 2018 il leader utilizza per suggestionare, ma di serietà politica e di rispetto della collettività e del Paese. Sui proclami infatti basterebbe ricordare l’abolizione immediata della "Fornero", di Equitalia, le espulsioni in toto, la rivoluzione fiscale e tutte le favole annunciate, per capire dove siamo arrivati. Ma peggio ancora, si tratta di un Governo, di una maggioranza, che fino ad ora non è stata in grado di proporre uno straccio di programma economico, industriale, sociale e istituzionale, per il sistema Paese.

Ecco perché l’ultimatum di Salvini sulla flat tax, sulla finanziaria da chiudere entro luglio, sulla procedura Ue, è solamente una delle scene da telenovela 24 ore su 24. Anche perché delle due l’una, o il vicepremier ha deciso di rompere per aprire la crisi, e magari fosse, oppure vuole portare l’Italia non solo fuori dall’Europa ma dal mondo. Parliamoci chiaro, i 15 miliardi di euro per la flat tax non esistono, come non ci sono quelli per il salario minimo grillino, per il cuneo fiscale e meno che mai per le salvaguardie Iva. Insomma, i soldi non ci sono, al posto loro può esserci il debito e il suo incremento, punto.

Noi capiamo che Paolo Savona, al quale va la nostra stima, col riferimento al debito giapponese, possa aver colpito la fantasia pentaleghista, ma l’Italia non è il Giappone nemmeno lontanamente. Tra la nostra situazione e quella del Paese del sol levante c’è un abisso, a partire dal Sistema Paese e dal concetto di etica della responsabilità di weberiana memoria. Parliamo di mondi imparagonabili, ecco perché l’espansione del debito da noi non tiene. Oltretutto, nello specifico della flat tax tiene ancora meno, perché avviarla senza una riforma del sistema rappresenterebbe un errore e basta, la copertura naturale della tassa piatta, infatti, sarebbe proprio la rimodulazione dell’Iva.

Parliamoci chiaro, la curva di Laffer, la flat tax, si fondano sullo spostamento della tassazione dalle persone alle cose, dalle tasse dirette a quelle indirette, ecco perché la copertura naturale dovrebbe essere l’aumento dell’Iva. La verità è che siamo nel caos, c’è un Premier senza ruolo, c’è Salvini che usa i muscoli anziché il buon senso, c’è Di Maio nel pallone e impaurito, pensate voi, da Di Battista, c’è una maggioranza che si scontra ad oltranza. In mezzo a questo belvedere ci siamo tutti, c’è un Paese fermo nell’economia, sotto procedura, un Paese che rischia di perdere la Tav, l’Ilva, il resto della Tap, che assiste alla fuga degli investitori e teme la sfiducia dei mercati. Insomma, mica male per il cambiamento. Dobbiamo dire basta a questa sceneggiata, a questa tammurriata politica che non ci possiamo permettere, abbiamo bisogno di crescere, produrre, lavorare e guardare avanti, diciamolo assieme e diciamolo in tanti.

ALFREDO MOSCA