Come prevedibile ha rimosso il post, scansato le scuse, invocato il diritto allo scherzo, fatto la vittima: quello del deputato leghista da Venezia Alex Bazzaro è il classico circuito social di un propagatore consapevole di fake news. Per esempio ritoccare con photoshop un’immagine della Sea Watch con Carola, alcuni deputati Pd, i profughi e una spettacolare quanto falsa tavola imbandita di ogni ben di Dio per suggerire una festa ridanciana in mare con abbuffata finale.

Un post su Facebook creato al solo scopo di eccitare gli animi già eccitabili di leoni da tastiera e sovranisti del clic. Il foto-ritocco non fa ridere, se questo era l’obiettivo Bazzaro deve calibrare il tiro perché al momento è più vicino al ridicolo che al senso dell’umorismo. Intanto, prima che un sussulto di coscienza consigliasse la rimozione, il post veicola l’idea che tutto sommato su barche e barconi è tutta una festa mobile, una dolce vita in costume. Devono averlo pensato gli zelanti leghisti affacciatisi al molo solo per gridare alla Capitana Carola simpatici auguri di prossimo stupro.

Marco Bonet del Corriere della Sera prova a mettere in fila le mille acrobazie dialettiche dell’improvvisato umorista da fotomontaggio. "Se ha tolto la foto, spiega, è solo perché «dopo un’oretta mi sono accorto che alcuni amici non ne avevano capito l’umorismo e avevano preso la foto per reale».

Finita qui? No, perché Bazzaro, dopo aver tirato in ballo la Guardia di Finanza speronata dalla Rackete e «i bimbi di Bibbiano» (?), con un carpiato degno di Tania Cagnotto si autoproclama «vittima» dei «potenti mezzi di comunicazione» del Pd e riportando alcuni screenshot di insulti a sua volta ricevuti sui social invoca la solidarietà dei follower: «Se fossi del Pd adesso correrei a scrivere a qualche "giornalone" compiacente per fare un bell’articolo sui propagatori di odio. Ma sono un leghista e mi limito a mostrarvi come i buoni, educati e perbene amici di sinistra si siano dati da fare». Seguono bacioni, abbracci e «vi voglio bene» d’ispirazione salviniana".