Dieci giorni all’alba. Una settimana e mezza per la salvezza.

Ma l’operazione di salvataggio di Alitalia è in alto mare. Oppure è ancora bloccata al molo. Gli aerei dell’ex compagnia di bandiera per ora non vanno. Salvataggio in stallo, non c’è aria di decollo. Ancora dieci giorni per trovare una soluzione, ma il quarto socio non c’è.

Una mancanza clamorosa che rischia di affossare il tentativo di portare Alitalia in linea di decollo. Cercansi partner da affiancare a Ferrovie dello Stato, Tesoro e Delta. Amministratore delegato di Delta, Ed Bastian conferma che il gruppo statunitense potrebbe entrare nella New Alitalia con il 15%. Claudio Lotito, presidente della Lazio Calcio e cospicuo imprenditore nel campo delle imprese di pulizie, sarebbe pronto a investire anche sulla Nuova Alitalia. Non nasconde forme d’interesse Avianca, la compagnia aerea colombiana, attraverso il principale azionista German Efromovich. Il gruppo della famiglia di Carlo Toto ambisce a tornare ad operare nel settore del trasporto aereo. Manca il quinto socio. Il Governo, tra pentimenti, ripensamenti e manifestazioni di chiaro opportunismo, non sembra più ostile ad Atlantia. "Nessun pregiudizio su Benetton", informa Luigi Di Maio, ministro e vice premier, spesso nei panni dialettici del comico involontario. O di esponente dell’antica Regia Marina quello deciso alla sera non conta alla mattina. Le offerte vincolanti dovranno pervenire entro il 15 luglio. La data limite, ha confermato Di Maio ai sindacati, costretti a vivere una situazione drammatica. C’è profumo di assenza di proposte concrete. I punti cardine sono fermi ad aprile. Fs si candida per il trentacinque per cento, Delta tra il dieci e il quindici, il Tesoro il quindici per cento. La conferma arriva dal ministro dello sviluppo economico. Quel Luigi Di Maio costantemente a bagnomaria nell’euforia. Quando non è impegnato in baruffe politiche e ideologiche con Salvini. Vice premier pure lui, ma più alto in grado. Una conquista strappata di prepotenza, e pure con evidente arroganza, dal primo giorno postumo al responso elettorale. Il quarto partner dovrebbe affiancarsi con un investimento attorno ai 300 milioni. Malgrado le aspre polemiche dei giorni scorsi, con minaccia di querele portatrici di ricchi risarcimenti, sulla concessione di Autostrade, Di Maio riapre spiragli alla partecipazione eventuale dei Benetton. Una goffa marcia indietro, imposta dalla difficoltà palese di reperire un quarto socio disponibile a partecipare al salvataggio di Alitalia. Anche se Atlantia non ha presentato ancora alcuna offerta formale. "Preclusioni nessuna, pregiudizi nemmeno, però non siamo disponibili ai ricatti", puntualizza il comico involontario Luigi Di Maio, finito oltretutto sotto il tiro del fuoco interno.

"Chi vuole manifestarsi lo faccia ora". Un diktat o che cosa? Una necessità imposta dal fatto che la situazione appare tuttora in alto mare. A fronte di incertezze e palesi disagi, ecco una buona notizia. La compagnia ha in cassa 435 milioni più i depositi di altri 100 alla Iata. Il numero dei passeggeri è cresciuto nei primi sei mesi del 2019, più due per cento; lievitano anche i ricavi, più tre per cento. Dati che potrebbero consentire ad Alitalia di volare almeno fino al 30 dicembre di quest’anno. Allora di cosa stiamo parlando? Di un piano industriale che non c’è ancora. E nessuna delle offerte arrivate al Mise, per adesso, non contiene un impegno economico reale. La cordata dei presunti acquirenti si presenta insufficiente. Monca, quindi debole. Fs e Stato dovranno aprire ancora di più i cordoni delle loro borse. Il progetto più credibile è quello della famiglia Toto. Carlo e i suoi figli hanno scritto una lettera a Di Maio. L'esposizione chiara dei loro progetti. Il ministro starebbe approfondendo il dossier, in attesa di incontrare in settimana i rappresentanti di Delta. La compagnia statunitense non ha illustrato finora un’offerta finanziaria concreta. Malgrado abbia introitato venticinque milioni con la vendita di un campo eolico negli States. L’advisor Mediobanca è ancora in attesa di prove sui 300 milioni di finanziamenti garantiti da Lotito. Mentre le avances effettuate dal principale azionista della colombiana Avianca non convincono Delta. German Efromovich è fresco reduce dall’aver fatto fallire due aereolinee negli Stati Uniti. Disagi e incertezze a fronte della drammaticità impellente della situazione, che richiede una decisione prossimamente definitiva, non consentono al ministro di Maio di confermare il no ad Atlantia. I Benetton non hanno problemi economici e conoscono bene Alitalia, avendoci investito e rimesso 230 milioni. Controllano aeroporti di Roma e continuano ad avere un canale informale aperto con Fs e Delta. Atlantia, almeno per ora, non sembra però intenzionata a uscire allo scoperto. La palese situazione di stallo rende inquieti i sindacati, usciti allarmati e preoccupati dal confronto al Mise. "Un incontro quasi inutile", l’ha giudicato Maurizio Landini, leader Cgil. "Si allungano i tempi e a noi non sono chiari progetto industriale e prospettive". Da qui la conferma, inevitabile, dello sciopero del settore indetto il 26 luglio. Preoccupati anche piloti e assistenti di volo. Temono che il piano messo insieme da Fs e Delta, con eventuali suggerimenti di Air France, serva a poco. Forse a niente, e non risponde all’esigenza garantista del vero rilancio di Alitalia.