Sono voci prevalentemente critiche quelle raccolte all’interno della collettività italiana dell’Uruguay sulle ultime vicende che riguardano il consolato di Montevideo. Da una parte il progetto di costruzione di un nuovo immobile all’interno dell’Ambasciata, dall’altra la soluzione "più urgente" dell’affitto temporaneo di una sede solo per fornire informazioni. Una vicenda piena di punti oscuri e di interrogativi irrisolti inquinata dal partito politico del sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo: il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero) è infatti il principale sponsor dei nuovi provvedimenti sul consolato che, dopo le denunce fatte da Gente d’Italia, ha provocato anche un’interrogazione parlamentare al Senato.

Dopo anni di continue delusioni e umiliazioni, il mondo italouruguaiano vede con grande scetticismo i progetti faraonici promessi da Merlo e dall’ambasciatore Gianni Piccato. Come spesso succede in questo paese, da sottolineare è anche la netta frattura tra la capitale e l’interno dove continua a regnare l’abbandono più completo da parte delle istituzioni. Andrés "Cacho"Natale della Società Italiana di Colonia afferma: "Per noi l’importante è avere una sede adeguata con personale di ruolo per velocizzare le pratiche considerando gli attuali 125.000 cittadini già esistenti e pensando anche a quelli che si aggiungeranno in futuro. Affittare una sede temporanea è una spesa non necessaria dato che non risolve la situazione critica perché i servizi più richiesti come cittadinanza e passaporto resteranno dove sono. Magari si potrebbero dare maggiori funzioni ai viceconsolati onorari nell’interno che attualmente fanno pochissimo".

"L’unica vera urgenza è quella di risolvere i ritardi" dice Carlos Calace del Circolo Italiano di Maldonado. "Attualmente c’è gente che può aspettare fino a 8 anni per vedersi riconosciuto il diritto di essere cittadino e questo è inaccettabile senza dimenticare i problemi per ottenere e rinnovare il passaporto. Ecco, i soldi dovrebbero essere spesi per assumere più personale e cercare di aiutare le persone che aspettano. Non vedo l’esigenza di affittare un locale molto caro e credo che questa sia l’opinione generale della maggior parte dei connazionali".

Per Darío Camirotti della Società Italiana di Flores "prima c’è bisogno di assumere personale poi si può pensare a costruire un nuovo edificio per un processo graduale. Oggi la principale necessità è quella di velocizzare i servizi e migliorare l’attenzione al pubblico, tutti gli altri progetti non hanno alcun senso se non si interviene su questi punti".

"Che senso ha costruire nuove strutture se dall’interno nessuno vi potrà accedere?" si chiede amaramente Maria Teresa Galvalisi della Società Italiana di Salto. "Credo che i soldi si debbano spendere per incentivare i giovani a partecipare di più nella collettività italiana con nuove iniziative. Altro aspetto fondamentale è la diffusione della lingua con corsi online gratuiti. Questo progetto non serve, bisogna unire non dividere con muri".

Usa parole simili Flavio Fuccaro del Centro Culturale Italiano di Paysandú: "L’interno viene sempre lasciato in secondo piano. È così anche questa volta, non ci sarà alcun beneficio per noi. No alle spese eccessive, sì alle altre priorità che sono state trascurate negli ultimi anni. Non conosco nei dettagli il progetto ma sono favorevole a un ricevimento degno verso i cittadini italiani coinvolgendo magari anche le associazioni".

"Serve più personale" -dichiara Sandra Riva del Circolo Italiano della Costa de Oro- "per rispondere alla multiple esigenze della comunità italiana. Tutto il resto è inutile". Un secco no comment in segno di protesta arriva dalla Società Italiana Vittorio Emanuele II di Carmelo attraverso la sua presidente Mirna Brusco: "Risponderemo solo quando un’autorità ci verrà a trovare e si interesserà per le nostre numerose attività. Fino a quando questo non succederà non daremo opinioni".

Così come nell’interno anche a Montevideo si respira un grande scetticismo tra i rappresentanti delle associazioni. "Io penso da un punto di vista aziendale. Prima contratto personale qualificato, vedo come va e poi eventualmente penso a costruire un edificio". Questo il pensiero di Eugenio Nocito dell’Associazione Calabrese. "I tempi per le pratiche oggi sono lunghissimi e danno una cattiva immagine all’Italia. Io cercherei di smaltire i ritardi, risolvere il 30% o il 40% dei casi in attesa e poi penserei a qualcosa di più ambizioso. Una nuova sede non risolve magicamente i problemi".

"Sono totalmente contraria alla scelta dell’affitto" sostiene Livia Boschiero del Cavu (Comitato delle Associazioni Venete in Uruguay). "Si tratta di una scelta precaria che potrebbe durare poco tempo, forse solo un anno, e non risolverà di certo i problemi ma farà solo aumentare le spese". Secondo Fernando Pizzuti dell’Associazione Abruzzese "la priorità è quella di contrattare più personale per poter soddisfare tutte le richieste. In attesa della costruzione della nuova sede la cancelleria consolare può restare dov’è".

"Da quello che sappiamo" -osserva Anna Claudia Casini dell’Associazione Marchigiani- "c’è una carenza di spazio all’interno dell’attuale consolato. In ogni caso mi sembra più importante alleggerire le pratiche dei cittadini con più personale a disposizione anziché sostenere una spesa importante come quella di costruire una sede".

Conclude gli interventi Roque Pascale della Collettività Satrianese San Rocco: "Sono molto preoccupato dall’affitto di un locale che servirà solo per pochi mesi. Oltre a essere uno spreco di denaro inefficace causerà seri problemi alle persone anziane che sono abituati a recarsi sempre allo stesso posto e qualsiasi cambiamento può essere fastidioso". "Dato che c’è già un progetto di costruzione" -aggiunge- "bisogna solo aspettare. Nell’attesa si poteva pensare a una soluzione economica come un container per la sala d’attesa da allestire all’interno dell’Ambasciata dato che lo spazio c’è".