Basta farsi un giro di dieci minuti sui social per essere presi dallo sconforto. Ieri Renzi in una lettera a Repubblica fra tante cose giuste ha detto anche una mezza coglionata (sbagliata la linea Minniti di contenimento dell’immigrazione), e subito si sono scatenati due fenomeni. Una sorta di guardia pretoriana è entrata in azione: magnifico il nostro Matteo, Dio quanto è bravo.

E, dietro la guardia pretoriana, una marea di signore e signori su posizioni analoghe, di plauso totale a Renzi, unico e vero leader del Pd, mica gli stronzetti di oggi. Ora, che Renzi sia un leader vero, nato, non esiste alcun dubbio. Come è evidente che si colloca cinque metri sopra gli attuali dirigenti. Però va anche detto che lo stesso Renzi è forse l’uomo che ha perso più di tutti nella sua carriera: perso Palazzo Chigi, perso il Pd.

Era l’uomo più potente d’Italia, adesso scrive lettere ai giornali. Certo, gli hanno fatto la guerra. Ma a quale leader non si fa la guerra? La signora Merkel ha avuto certo i suoi avversari, ma per 14 anni ha guidato il primo paese d’Europa. Magia? O abilità politica? Quando Renzi scrive che l’errore del Pd è stato quello di spaventarsi e di non rivendicare una politica larga di accoglienza, dice una cosa giusta e una cosa sbagliata. Giusta perché non ha senso essere contro un mondo in movimento, sbagliata perché gli elettori hanno severamente punito questa apertura all’accoglienza.

Individualmente, sarei per una politica larga dell’accoglienza (e quindi con Renzi), ma se la politica è anche l’arte di trovare consensi, va detto che l’accoglienza raccoglie scarsi applausi. E Renzi, al contrario del sottoscritto, fa politica e con il consenso degli elettori un po’ si deve misurare. A meno che non abbia deciso di fregarsene e di fare il testimonial per tutta la vita. Insomma, meno applausi e un po’ più di testa. Aiutate di più anche Renzi.

GIUSEPPE TURANI