Dunque, mercoledì 17 luglio l’ambasciatore italiano in Uruguay Gianni Piccato terrà un incontro alla Casa degli Italiani di Montevideo per fare il punto sulla costruzione del nuovo consolato. Un progetto che gode anche del placet del Ministero degli Esteri ma che il nostro giornale ha più volte criticato. Intendiamoci: non per la costruzione in sé dell’edificio, ma perché riteniamo che la popolazione abbia ben altre necessità impellenti. Come, per esempio, avere in mano quanto prima i passaporti o la cittadinanza. Insomma, fa sempre bene ripeterlo: non diciamo e non abbiamo mai detto no al nuovo consolato solo perché contrari alla realizzazione di un "fabbricato", ma perché dell’idea che se proprio bisogna spendere soldi allora è bene e meglio farlo per soddisfare i veri bisogni della collettività. Perché pensiamo che mettere in piedi questo oramai famigerato consolato non risolverà affatto la mole di "problemi" di cui è oberata la nostra comunità.

Certo, magari la gente avrà un posto in più dove sedersi, ma di certo farebbe molto volentieri a meno di quella "comodità" se fosse messa in condizione di ottenere con più celerità i documenti necessari: passaporti e cittadinanza per l’appunto. Insomma, qualora non lo si fosse capito, è un po’ come voler costruire una casa partendo dal tetto e non dalle fondamenta. Chi è che non vuole la casa? Chi è che non vuole un’abitazione? Nessuno! Ma Santo Dio, prima le fondamenta, prima le basi, quelle essenziali. E poi la copertura. Altrimenti come si regge in piedi il nostro palazzo? Insomma, la sensazione che si ha è che il Ministero trascuri, o non sia a conoscenza, delle varie problematiche che attanagliano la burocrazia in quel di Montevideo. E a pagarne le spese, in tutti i sensi, è il solito "popolo".

Costruire un consolato dove al secondo piano è prevista una stanza per un console che non verrà mai nominato, suona certamente strano per non dire paradossale. Ripetiamo: noi non diciamo di non edificare quanto oramai previsto, ma reputiamo giusto che prima siano fatte le cose più utili e urgenti. Ma a quanto pare questa costruzione sta diventando per la Farnesina un obiettivo primario… Molto ma molto strano considerando che negli ultimi anni la collettività italouruguaiana è stata per così dire abbondantemente dimenticata… Miracoli del mattone… e della politica…

Altro atteggiamento da capire è quello dell’ambasciatore Piccato che, fino a un paio di anni fa, nemmeno riceveva i rappresentanti del Maie ed il sottosegretario Merlo e ora, di punto in bianco, sembra andarci d’amore e d’accordo su questo progetto e su qualunque spiffero proveniente da quelle fonti. Chissà, forse il fatto di avere il mandato a termine ha fatto sì che il nostro rappresentante diplomatico si ammorbidisse un po’ anche per preservare, in qualche modo, il proprio futuro, magari in una stanza più grande del ministero degli Esteri. Be’, a questo punto non resta altro da fare che aspettare l’incontro di mercoledì prossimo convocato dall’ambasciatore il quale, a quanto pare, vorrebbe sapere chi accetterà o meno il suo invito. Chi, insomma, ci sarà e chi no.

Per quanto ci riguarda, noi ci saremo e come al solito ci comporteremo come facciamo oramai da 20 anni: facendo domande in nome della verità. Per esempio: quanto costerà il nuovo consolato e quanto sta costando il fitto e la sistemazione dello stanzone in Avenida Brasil. Chi sta facendo i lavori e come è stata scelta la ditta… Quali servizi verranno offerti? Cari Lettori, statene certi: vigileremo anche per voi…

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