Reprint Calcio della Figc, nona edizione. Il documento fotografa lo stato del calcio professionistico in Italia. Un dato balza immediatamente all’attenzione dalla lettura del rapporto: spettatori e ricavi sono in crescita, ma gli stadi italiani sono troppo vecchi. Incredibile comunque il giro d’affari – 3,5 miliardi di euro la cifra record – con un incremento percentuale del 6% rispetto dalla precedente stagione. Un dato di assoluto rilievo, anche in considerazione della persistente ormai cronica congiuntura economica italiana. Il poderoso incremento però evapora quasi del tutto per effetto della comparazione con i campionati europei più importanti. La Premier, la Liga, la Bundesliga e perfino la francese Ligue 1. In questi Paesi si registra spesso un aumento in doppia cifra. È quindi il caso di dire che il nostro non è tutto oro quello che luccica. Complice in molti casi una gestione spesso approssimativa, il risultato netto presenta un saldo negativo.

Rappresentata nel report della Figc, la fotografia del calcio italiano consegna immagini comunque straordinarie. Ventotto milioni di persone, quasi la metà degli italiani, guarda con interesse al settore calcio. I praticanti sono 4,6 milioni. Il variegato mondo del pallone conta 1,4 milioni di tesserati. Ogni anno propone 568mila partite, al ritmo di 1560 al giorno. Il calcio è senza ombra di dubbio il principale movimento sportivo del Paese. In soldoni, la Figc vale il ventiquattro per cento dei tesserati e il ventidue per cento di tutte le federazioni affiliate al Coni. In Italia il calcio offre 98mila posti di lavoro. E svolge pure attività di prevenzione nel campo delle malattie vascolari, quantificata in 50 milioni di euro. Un capitolo dello studio Figc si riferisce alla stagione agonistica 2018-2019, in riferimento all’analisi dei ricavi. Permane evidente, evidentissimo, il gap tra i grandi club e le altre società. Il 56% degli introiti delle società professionistiche è prodotto da Inter, Roma, Milan, Napoli, Juventus. Il club pluricampione d’Italia seriale è secondo in Europa per i guadagni derivanti dalle coppe europee: 512 milioni di euro. Un tesoro secondo soltanto ai 562 del Real Madrid.

Da sole, le cinque squadre più ricche della serie A generano 108 milioni. Una cifra decisamente enorme, però è niente se paragonata ai 267 top club inglesi, ai 155 della Bundesliga, ai 144 della Liga spagnola. Va inoltre preso in considerazione il fatto che le piccole squadre generano solo il sette per cento del valore. La serie C è un vero e proprio bagno di sangue, in passivo di 60 milioni. Il dato negativo contribuisce a spiegare la costante differenza con gli altri paesi europei. La considerazione più dolorosa riguarda l’impiantistica sportiva in Italia. Un autentico disastro. L’età media degli stadi è di oltre sessant’anni. Si contano sulle dita di una sola mano gli impianti in grado di produrre un minimo di ricchezza anche nei giorni feriali. Lo Juventus Stadium, il Mapei Stadium di Reggio Emilia e quelli di Udine e Frosinone. Dovrebbe aggiungersi tra poche settimane lo stadio Atleti Azzurri di Bergamo. Troppo pochi. Nello stesso periodo, la Turchia ha costruito ventiquattro nuovi moderni stadi.

Risulta di conseguenza sorprendente l’aumento degli incassi derivanti dalla vendita dei biglietti, in considerazione dell’età avanzata e delle cattive condizioni "fisiche" degli stadi italiani. La crescita è stata misurata in doppia cifra, 22,4%; in totale, 588 milioni. L’aumento dei ricavi trova piena rispondenza nell’incremento del numero degli spettatori. La media-partita registrata è la più alta degli ultimi otto anni: 23.848 per la serie A; 7.541 per la B. I numeri fanno pensare a un’ulteriore crescita, tenendo conto che il tasso di riempimento degli stadi italiani è soltanto del 55%. Lusinghiere previsioni e interessanti prospettive sono alimentate dal possibile boom del calcio femminile in Italia. La crescita del movimento è ampiamente certificata, malgrado impazzino le polemiche sulla legittima richiesta di professionismo delle donne calciatori. Il numero delle tesserate, nell’ultimo decennio, è cresciuto da 18.854 a 25.896. Il trend dovrebbe proseguire: le bambine italiane hanno scoperto una nuova passione.

La gestione approssimativa del fenomeno-calcio in Italia presenta invece un risultato netto negativo. La perdita stimata è di 215 milioni, principalmente a causa dell’aumento del costo del lavoro. Leggi ingaggi dei calciatori e gli ammortamenti. Un settore, questo, in cui le società di calcio italiane devono ancora lavorare molto. Strapagano illustri sconosciuti che in campo non sono di nessuna utilità. La contribuzione complessiva nella stagione 2017-2018 è arrivata a sfiorare 1,2 miliardi di euro. Una cifra incredibile, data oltretutto in continua e perenne crescita. Il gettito versato a vario titolo dalle società calcistiche allo Stato evidenzia un incremento del 37%, nel decennio 2006-2016. L’aumento medio è del 3,2% annuo. Numeri che fanno del sistema calcio professionistico il maggior contribuente di tutta l’impalcatura sportiva italiana. Sul cento per cento del gettito complessivo del comparto sportivo, il 70% proviene dal calcio. Un dato che dovrebbe imporre una seria riflessione a coloro, e sono tanti, che del calcio parlano solo in maniera negativa. Intanto, per le casse dello Stato, il pallone non è mai sgonfio.

Franco Esposito