La solita e inutile passerella dell’ambasciatore Gianni Piccato e dei suoi fedeli si è puntualmente consumata mercoledì sera in una Casa degli Italiani abbastanza deserta.

Nel nome di un’apparente e svogliata trasparenza, l’Ambasciata ha convocato i rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni italiane per informare sulle ultime vicende che riguardano il caso del consolato di Montevideo. Poche le informazioni nuove al riguardo, più che altro è sembrata una replica di quanto già dichiarato durante l’ultima seduta del Comites un mese fa: è stato ancora una volta il trionfo del burocratese diplomatico sulla chiarezza del linguaggio.

Dopo un’introduzione sui numeri delle pratiche consolari realizzate, Piccato e il primo segretario hanno fornito alcune informazioni sui due programmi che riguardano il consolato, tanto l’affitto di una sede temporanea come il progetto della costruzione di un immobile all'interno della sede diplomatica. Un’operazione fortemente sponsorizzata dal Maie (Movimento Associativo degli Italiani all'Estero) e avallata dal Ministero degli Esteri nonostante i tanti punti oscuri e un’interrogazione parlamentare presentata al Senato dopo le denunce di Gente d’Italia e l’opposizione di buona parte della collettività italo-uruguaiana.

La sede affittata - al costo di 1700 dollari al mese consentirà di "intervenire subito sul problema del sovraffollamento della sala d’attesa in cui oggi versa la cancelleria consolare". Si trova in Avenida Brasil 1980 angolo 26 de Marzo e verrà inaugurata a metà agosto al termine dei lavori di adattamento.

Ci lavoreranno due impiegati e servirà per garantire due tipi di servizi: informazioni generali e ricezione dei documenti di stato civile. Secondo i loro calcoli previsti "ci sarà un risparmio del 40% sul totale di persone che si recano quotidianamente al consolato" che tradotto in numeri vuol dire una cifra tra le 20 e 30 persone. Così come affermato in precedenza, l’ambasciatore ha ammesso di essere stato inizialmente contro la scelta dell’affitto a patto però che non sarebbero stati toccati i servizi di cittadinanza e passaporto che resteranno dove sono. Per lui sarà una sobria "decentralizzazione", per il sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo si tratterà invece di un più trionfale "ampliamento".

Chi mente tra i due? Sul progetto della costruzione della nuova sede tutto il processo si divide in tre fasi: il progetto preliminare, la fase esecutiva (dove siamo attualmente) volto a scegliere lo studio di architettura e la fase finale con la gara d’appalto per scegliere la ditta che costruirà l’edificio. Merita di essere sottolineato un brevissimo passaggio relativo alla prima tappa: "Un progetto di massima già approvato dal Ministero degli Esteri e voi lo conoscete. È uscito sui giornali ed è stato già discusso". A dire il vero le uniche informazioni disponibili sono state ricavate da un tweet di Luigi Maria Vignali pubblicato a marzo. Due foto e poco altro. Il resto è stato il silenzio più assoluto se si escludono gli annunci propagandistici degli esponenti del Maie e sul sito semiufficiale Italia Chiama Italia.

Chi conosce questo progetto? "Oggi è scaduto il termine per la presentazione delle proposte - ha cercato di spiegare il primo segretario - . Abbiamo ricevuto diverse richieste e saranno presto valutati i requisiti. La settimana prossima l’Ambasciata invierà l’invito alle ditte per la presentazione delle offerte che dovranno essere trasmesse entro 30 giorni. Questa seconda fase esecutiva costerà all’incirca 36mila dollari".

In base a quali criteri verrà scelta l’impresa di costruzione che realizzerà i lavori? Anche in questo caso poca chiarezza che ha parlato prima "del prezzo" e "anche del punto di vista tecnico grazie alla figura dell’assistente tecnico dell’Ambasciata" ma poi subito dopo ha specificato: "La valutazione tecnica riguarderà il 70% dell’offerta, il prezzo 30%. Le procedure seguiranno i criteri efficienza, trasparenza ed economicità. Stimiamo di ricevere il progetto finale verso la metà novembre e poi sarà sottoposto alla valutazione finale Ministero degli Esteri". Tante parole di elogio sono state anche spese per il sistema di prenotazione degli appuntamenti on line che sembra funzionare alla perfezione.

E allora come mai gli affari degli intermediari che vedono le date a 280 dollari come recentemente denunciato da Gente d’Italia vanno a gonfie vele? Silenzio. Tra gli interventi del pubblico quello più diretto è stato di Eugenio Nocito dell’Associazione Calabrese: "Non abbiamo bisogno di una sede dalle pareti d’oro se prima non si risolvono i problemi che si sono, se non si migliora il sistema degli appuntamenti on line e se non si da una soluzione prioritaria ai ritardi". Per Filomena Narducci, membro dell’esecutivo del Comites, è in atto "una confusione nel gioco di parole" dato che "bisogna precisare che non ci sarà un consolato ma continuerà a restare una cancelleria consolare. Ci stanno dicendo che verranno risolti i problemi ma invece ci saranno solo conseguenze negative".

Fortemente contraria alla scelta dell’affitto, la Narducci ha elencato una serie di possibili misure alternative come l’implementazione di un call center telefonico oppure l’allestimento all’interno dell’Ambasciata di un container per la sala d’attesa. Categorico e infastidito, l’ambasciatore Piccato ha stroncato quest’ultima ipotesi con poche parole: "Lei se lo vede un container dentro la sede dell’Ambasciata? Siamo seri per favore".

Certo, come se a rovinare l’immagine già deturpata dell’Italia in Uruguay sarebbe stato solo un misero container... Insomma nulla di nulla, come era prevedibile...