Riverito e festeggiato è tornato a casa. Accolto da tre ministri, al Museo Pitti ha avuto una sistemazione provvisoria. In attesa di riavere il posto che fu suo per secoli, fino al 1944. Il Gran Duca Lepoldo II di Lorena lo assegnò, nel Settecento, alla Sala dei Putti. Dipinto da Jan van Huysum, Amsterdam 1683- 1740, "Il vaso dei fiori" era stato trafugato dal Pitti dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. L’incredibile vicenda è un contenitore di passaggi e di storie che sembrano tirate fuori dall’opera di un bravo giallista.

La cerimonia del ritorno del "figliuol prodigo" è avvenuta nella location che momentaneamente lo ospita, la Sala Bianca. Un evento, questo del ritorno, che sembrava non potesse mai avvenire. Peripezie inenarrabili hanno scandito l’esistenza del dipinto dal Quarantaquattro ad appena ieri. "Il vaso dei fiori" nascosto in casa di una famiglia tedesca, in Germania. "Grazie alla forza dell’arte, oggi rendiamo giustizia alla storia e accogliamo il nostro "Vaso dei fiori" di Jan van Huysum dopo quasi settantacinque anni", al settimo cielo, pure nella composta felicità il direttore del Museo degli Uffizi, Eike Schmidt.

Lo sgarbo all’abituale aplomb germanico per la festa del ritorno a casa. A latere del direttore, tenace e insistente nel sollecitare indagini sempre più forti, il comandante dei carabinieri generale Giovanni Nistri, il sindaco Dario Nardella e i ministri. Appunto tre, Alberto Bonisoli dei Beni Culturali, il titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, e il ministro degli Esteri della Germania, Heike Mass. Proprio lui ha consegnato al direttore Schmidt il prezioso dipinto rubato. "Una giornata storica, qui si celebra la vittoria del gioco di squadra", detto all’unisono, in coro, da Bonisoli e Moavero, che tanto si è adoperato nell’operazione di recupero del quadro, in qualità di Ministro degli Esteri.

Davvero un evento, e tutti felici e contenti. Anche il sindaco Nardella e i fiorentini, non solo quelli amanti dell’arte. "Riecco un nostro figlio che ha ritrovato la strada di casa". L’opera è stata scoperta per l’occasione e tutti hanno potuto ammirarla. Il quadro del pittore olandese sarà esposto nella Sala della Musica di Palazzo Pitti, in una mostra speciale. Ne ha passate di ogni "Il vaso di fiori". Oltre un secolo in esposizione nella Sala dei Putti. Dalla Reggia, evacuata a inizio guerra, venne portato nella villa medicea di Poggio a Caiano. Spostato poi, nel Quarantatre, a Villa Pucci Rossi, sempre a Firenze. I soldati tedeschi, in frettolosa e rovinosa ritirata, presero il dipinto insieme con altre opere. Il prezioso carico trasferito a Castel Giovio, Bolzano. A quel punto, Firenze ne perde le tracce. Sappiamo dov’è, abbiamo localizzato il posto, la casa dove lo tengono nascosto, probabilmente ignari del valore dell’opera. In quella casa lo avrebbe portato il caporale Herbert Stock. L’ha rivelato il giornale Der Spiegl con la pubblicazione di una lettera. Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, si batte con straordinaria energia e cocciuta determinazione, spalleggiato dai carabinieri di Firenze impegnati nella tutela del patrimonio culturale di Firenze, coordinati dalla Procura. Sembra una battaglia senza vie d’uscite, la luce della vittoria neppure s’intravvede. Schmidt ricorre perfino alla provocazione, vediamo se qualche coscienza si smuove. Il direttore fa eseguire una riproduzione del "Vaso di fiori". Ne impone l’esposizione nella Sala dei Putti della Galleria Palatina con la scritta "RUBATO". La provocazione del direttore funziona da poderoso impulso. Le indagini riprendono con vigorosa nuova energia. I carabinieri, abilissimi e insieme silenziosi nel lavoro d’indagine, riescono a localizzare la presenza del quadro rubato presso una famiglia tedesca. Gli eredi del soldato tedesco, il caporale Herbert Stock, che avrebbe esportato illegalmente l’opera in Germania. Il direttore degli Uffizi lancia l’appello, destinatarie le autorità tedesche. "Restituite il dipinto rubato dai nazisti dalla Galleria Palatina, allora appena fondata". La richiesta italiana viene definita "oltraggiosa". Laddove va ritenuta pienamente legittima. Consapevole ora del prezioso possesso, la famiglia tedesca punta a scucire un bel po’ di quattrini. La breccia comunque è aperta. La Procura di Firenze, nel 2008, chiude e immediatamente riapre un’indagine. Niente storie, il quadro è di proprietà italiana e non è acquistabile. Passa del tempo, non troppo. All’inizio del 2009, il governo italiano sollecita quello tedesco. Allora, amici? Arriva la risposta giusta, a lungo attesa. "È certamente chiaro che il dipinto appartiene alla collezione degli Uffizi. Nell’ambito delle sue responsabilità, il governo federale sostiene il raggiungimento di questo obiettivo". Diplomazie al lavoro e il bello del risultato raggiunto. "Il vaso di fiori" è tornato a casa. Firenze, Palazzo Pitti, venerdì diciannove luglio 2019.