Il Commissario Montalbano è morto una seconda volta: dopo la scomparsa del suo autore, Andrea Camilleri, avvenuta il 17 luglio scorso, ieri ad Assisi ha lasciato questo mondo Alberto Sironi, regista degli sceneggiati televisivi che hanno per protagonista il commissario di Vigàta. Sironi, 79 anni, nativo di Busto Arsizio, in provincia di Varese, aveva trasformato in immagini il personaggio di carta inventato da Camilleri che ha conquistato gli schermi di tutto il mondo.

Alla fine Sironi, nato e cresciuto nelle brume brianzole, aveva finito per far coincidere la sua fama professionale con il sole di Sicilia. Sironi si era formato alla scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano, guidata da Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Ma il suo destino doveva essere la televisione: già negli anni settanta cominciò a collaborare con la Rai per la quale realizzò alcune inchieste in Italia e all'estero collaborando anche con le redazioni sportive, in particolare con l’indimenticabile Beppe Viola. Da quel momento la televisione di stato diventa casa sua, pur sempre da esterno.

Nel 1978 cura la sceneggiatura e la regia di due telefilm tratti dalla raccolta di racconti "Il centodelitti" dello scrittore giallista Giorgio Scerbanenco, mentre tra il 1987 e il 1990 scrive il soggetto della serie tv "Eurocops" dirigendone tre episodi. Nel 1995, per Rai 1, filma "Il grande Fausto", la fiction biografica in due puntate dedicata al 'Campionissimo' Fausto Coppi. Contemporaneamente scrive e dirige alcuni sceneggiati radiofonici, tra cui "Rimorsi", composto da ben 80 puntate. Alla fine degli anni Novanta, ancora in Rai, lavora su "Una sola debole voce". Sironi dirige una fiction in due puntate tratte dai thriller legali firmati da Gianrico Carofiglio: 'L'avvocato Guerrieri - Testimone inconsapevole' e 'L'avvocato Guerrieri - Ad occhi chiusi". Ha diretto anche "Il furto del tesoro", "Salvo D'Acquisto" e "Pinocchio" con l'attore britannico Bob Hoskins. Il suo rapporto con Camilleri e Montalbano inizia nel 1999 e durerà sino ad oggi. Con il "Commissario Montalbano" il regista diventerà un punto fermo dei palinsesti televisivi toccando cifre ragguardevoli di ascolto, essendo venduto all’estero e trasformando un personaggio siciliano in un prototipo dell’Italia.

Senza mai perdersi una sola puntata, il pubblico italiano dimostrerà un grande affetto per Montalbano. Un miliardo di spettatori in totale: è questo lo straordinario risultato raggiunto dalla fiction del regista Alberto Sironi sul commissario Montalbano con la messa in onda su Rai 1. Il regista aveva dato una sua impronta decisiva scegliendo il volto di Luca Zingaretti per il poliziotto di Vigàta. "Se il Montalbano letterario tende ad avere una sua autonomia, che io cerco di arginare, di controllare, di riportare alle mie scelte letterarie, quello televisivo addirittura vive una sua vita propria, creata dagli spettatori stessi. Sono stati loro infatti, in tutti questi anni, a rendere questo personaggio qualcosa che li rappresenta tutti" aveva detto al proposito Camilleri. Il commissario Montalbano piace per la sua umanità: nelle fiction il bene e il male convivano e la verità non ha mai una sola faccia. Talvolta il commissario è capace di chiudere un occhio sulla colpa, anche di nasconderla, dove riesce a comprenderne le ragioni, pur essendo moralmente integro.

Per Sironi, il commissario Montalbano "ha una serie di difetti e qualità tipiche di tutti gli italiani, è un anarchico individualista: ragiona con la sua testa, gli piace mangiare bene, gli piacciono le belle donne". Il regista aveva scoperto di recente di stare male, tanto che era stato lo stesso Zingaretti a prendere la regia nell'ultimo periodo delle riprese dei nuovi episodi di Montalbano. L'ultimo ciak il 26 luglio scorso annunciato dall'attore con un posto video molto commovente. "Sono legato alle mie origini – ha detto in quella occasione Sironi - ma in Sicilia mi sento a casa, tra la gente per strada o nelle trattorie, quando incontro i contadini e le maestranze locali. I siciliani mi hanno pesato, hanno capito che non sono un quaquaraquà e adesso sono diventati miei fratelli".

Lui è riuscito a mettere uno su una sguardo particolare della Sicilia barocca che va da Ragusa a Modica, da Scicli a Noto e soprattutto include Donnalucata - nella serie tv rinominata Vigàta - dove sorge la casa del commissario. Recentemente Sironi aveva raccontato di aver scelto Zingaretti per il ruolo di Montalbano da una terna di proposte: "Uno non poteva venire perché aveva litigato con la moglie e aveva un occhio nero, l'altro non ha fatto un ottimo provino, Luca invece è stato bravissimo. La scelta di mettere un poliziotto simpatico è ispirata dal poliziesco americano perché per noi, fino agli anni Ottanta, la polizia era quella fascista con il manganello in mano. Io mi sono concentrato sulla figura privata del commissario".

Una modifica che ha inciso anche sul modo di scrivere di Camilleri che all’inizio di era ispirato al dottor Ingravallo, protagonista di "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", il classico giallo firmato Carlo Emilio Gadda. Da allora Montalbano ha per tutti il volto e la testa petala di Luca Zingaretti.

di MARCO FERRARI