La lentezza della burocrazia è uno dei problemi più fastidiosi che deve affrontare uno straniero che arriva in Uruguay. Daniele Pendezzini, un giovane bergamasco trasferitosi da alcuni anni a Montevideo, denuncia a Gente d’Italia una vicenda che lo ha visto protagonista nella richiesta della cittadinanza uruguaiana. Un caso certamente inusuale, questo, se comparato alle migliaia di domande che vengono presentate per la cittadinanza italiana per discendenza sanguigna. Lo stato dei servizi consolari e di tutte le problematiche connesse è abbastanza conosciuto. Ma nel caso inverso invece? È davvero così facile come appare diventare cittadino della República Oriental?
"Nell’aprile del 2018 iniziai le pratiche per la cittadinanza uruguaiana presentando i documenti che dimostravano una residenza continuativa di 5 anni" racconta Pendezzini, trentenne perito tecnico motivato dall’ambito lavorativo, in particolare per aspirare a insegnare nelle scuole pubbliche. Per poter accedere a questo tipo di incarichi occorre presentare la "credencial cívica" (ossia la tessera elettorale) che può richiedere solo chi ha già la nazionalità. La pratica per la cittadinanza sarebbe dovuta durare "solo" 6 mesi e invece le cose sono andate molto diversamente.
"Come richiesto, a fine agosto dello scorso anno andai alla Corte Electoral con due testimoni e loro mi dissero che entro due mesi la pratica sarebbe stata conclusa
dato che la iniziai ad aprile".
Scaduti i 6 mesi dalla presentazione della domanda, a ottobre del 2018 è arrivata la prima sorpresa. "Mi dissero che il calcolo dei 6 mesi inizia a partire dalla data della presentazione dei testimoni. Torno a marzo di quest’anno e mi dicono che è tutto in regola ma bisogna aspettare ancora un paio di mesi per mettere a posto alcune cose. Mi ripetono la stessa cosa a maggio. Passa il tempo ma non ricevo risposte e non capisco. Arriviamo poi agli ultimi mesi e si blocca tutto. La Corte Electoral oggi è un caos".
Il perché della situazione odierna è facilmente comprensibile: le elezioni primarie dello scorso giugno e poi quelle presidenziali di ottobre (a cui seguirà quasi
certamente un ballottaggio nel mese seguente) paralizzano tutto in questo periodo. È il riflesso della cultura istituzionale di un paese dove il voto è obbligatorio
e la presenza dello Stato è fortissima in modo da rendere i mesi prima di ogni elezione un’attesa febbrile.
"L’ufficio cittadinanza della Corte Electoral è stato chiuso durante un mese e dopo ha lavorato con personale ridotto. Oggi è tutto abbastanza lento e diventa tipo di pratiche".
Stanco di aspettare senza una risposta, Pendezzini ha fatto quello che in tanti fanno abitualmente sfruttando amicizie e contatti per ottenere informazioni al riguardo: "Tramite un conoscente sono riuscito a scoprire che la mia pratica era ferma. Uno dei testimoni che si erano presentati nell’agosto dello scorso anno aveva
sbagliato una risposta e quindi bisogna rifare tutto il procedimento da zero, riportare i due testimoni e perdere altro tempo. Ho deciso di abbandonare la pratica anche perché tra pochi mesi andrò a vivere in Italia con mia moglie e magari in futuro potrò chiedere la cittadinanza per matrimonio. Mi chiedo però se è normale una cosa del genere, questo caos generalizzato e se anche altri italiani abbiano vissuto questa disavventura o è stata solo una mia sfortuna".
"La cosa che fa rabbia - conclude amaramente- è la mancanza di informazioni, che dicano subito l’errore invece di mentire e far finta che va tutto bene. Perché queste bugie? Ho perso un anno e mezzo senza che nessuno mi dica niente e poi ho scoperto di un problema solo grazie all’intervento di un conoscente ma allora senza le amicizie non si può ottenere mai niente qui? Dicono che la pratica dura 6 mesi ma è una grande falsità".

Matteo Forciniti