In Svezia, la lotta contro i mendicanti di strada ha preso una nuova piega. Dal 1° agosto infatti, è vietato elemosinare senza la previa autorizzazione del Comune. Succede a Eskilstuna, città ovest di Stoccolma, dove l’amministrazione locale ha introdotto una nuova tassa per chi chiede denaro in strada.

L’autorizzazione è valida per 3 mesi, costa 23 euro e può esser ottenuta compilando un modulo on-line o andando di persona in una stazione di polizia, con un documento di identità valido. Chiunque sarà sorpreso a mendicare senza la licenza rischia una multa sino a 375 euro. Somme importanti per chi vive in strada e non ha un salario o un lavoro continuo.

L’idea è nata dal consigliere comunale socialdemocratico, Jimmy Jansson, che ha spiegato che si tratta di un tentativo di burocratizzare l’accattonaggio, rendendo più difficile la richiesta di denaro alle persone. Inoltre, secondo Jansson, questo sistema dovrebbe aiutare i senzatetto a mettersi in contatto con i servizi sociali. Non è chiaro se questa misura sia utile per i mendicanti o piuttosto per i cittadini svedesi, stufi di vedere gente in strada fare l’elemosina. Secondo i critici, questa legge renderà ancora più vulnerabili coloro che sono ridotti a questuare per conto di terzi, molti dei quali sono donne rom di Paesi come la Romania e la Bulgaria.

La somma, 23 euro, è considerata alta per chi ogni giorno deve trovare modi sempre nuovi per poter mangiare o dormire in sicurezza. Ma rispetto ad altre città svedesi dove l’accattonaggio è del tutto vietato, si tratta di una misura più leggera. Anche se ci sono lacune amministrative importanti. Il nuovo regolamento infatti non vieta la vendita in strada, pertanto molti barboni si sono uniti e hanno deciso di vendere frutta selvatica in città. Si tratta di un modo legale per continuare a chiedere i soldi ai passanti. Insomma, fatta la legge, trovato l’inganno.

In Italia, chiedere l’elemosina non è più reato dal 1995 (con la sentenza 519 della Corte costituzionale), anche se nel Decreto Sicurezza firmato da Matteo Salvini il 24 settembre scorso viene nuovamente punito l’accattonaggio, ma solo in determinati casi: "Chiunque esercita l'accattonaggio con modalità vessatorie o simulando deformità o malattie o attraverso il ricorso a mezzi fraudolenti per destare l'altrui pietà, è punito con la pena dell'arresto da tre a sei mesi e con l'ammenda da euro 3.000 a euro 6.000. È sempre disposto il sequestro delle cose che sono servite o sono state destinate a commettere l'illecito o che ne costituiscono il provento".

CRISTINA DE PALMA