"Il 2019 sarà un anno bellissimo", disse Giuseppe Conte. Per poi correggere il tiro: "Era solo una battuta".

Sono passati solo 5 mesi da quelle parole e si è aperta la crisi di governo. Nel giorno del suo compleanno, il premier del governo gialloverde ha dovuto incassare la decisione di Matteo Salvini di staccare la spina. E così l’esperienza dell’esecutivo M5s-Lega, battezzato si avvia alla conclusione. Eppure, fino a pochi mesi fa i due vicepremier assicuravano: "Andremo avanti 5 anni".

2019 ANNO BELLISSIMO Con gli indici economici in difficoltà, il primo febbraio Conte cercava di tranquillizzare il paese in recessione. "Ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire. L’Italia ha un programma di ripresa incredibile. C’è tanto entusiasmo e tanta fiducia da parte dei cittadini e c’è tanta determinazione da parte del governo". Le parole pronunciate a Povera Patria diventarono presto un boomerang. Tant’è che il 10 aprile, Conte smorzò l’entusiasmo e confessò: "Era solo una battuta".

AVANTI 5 ANNI Di frizioni tra i due contraenti del celebre contratto del "governo del cambiamento" ce ne sono state tante, fin dall’inizio. Le discussioni sulla Tav, le critiche leghiste (nemmeno tanto velate) a Reddito di Cittadinanza e quelle grilline a Quota 100; e ancora: le concessioni da ritirare o meno ad Autostrade, dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova; i casi della Sea Watch, Open Arms, la gestione dei flussi migratori in generale, il tema della sicurezza; i casi giudiziari di Siri e Rixi, le critiche alla sindaca Raggi; gli affondi contro ministri e ministeri.

La lista dei punti di rottura, diventata poi crepa insanabile, tra 5 Stelle e Lega è lunga. Ma periodicamente la tensione veniva tenuta a bada in qualche modo: un incontro a tre Di Maio-Conte-Salvini e tutto passava. "Stop polemiche, il governo va avanti altri 4 anni. Ogni ministro deve pensare a fare il suo e il M5S vuole andare avanti per altri 4 anni. E’ un esecutivo che può cambiare davvero le cose e noi ci crediamo", assicurò Di Maio il 24 aprile. "Non stacco niente, si va avanti cinque anni", disse il vicepremier leghista dopo il trionfo alle europee. "Vedrete, il governo cadrà sulla Tav", disse a novembre 2018 Silvio Berlusconi.

SÌ TAV, NO TAV? Il terreno dello scontro più duro, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il punto di non ritorno. I 5 stelle, da sempre, sostengono che in effetti l’opera non sia utile al paese. Il pensiero opposto, invece, è espresso dalla Lega: l’alta velocità si deve fare. E questo era lo schema impostato già il il primo giugno 2018, quando il governo giurò nelle mani del presidente della Repubblica. Di tempo ne è passato, ma in 14 mesi la distanza è aumentata. E così, nel caldo agostano si consuma l’ultima frattura, definitiva: la Lega vota la mozione sì Tav, quella no Tav dei 5 Stelle viene bocciata. E così la maggioranza non esiste più. Doveva essere un anno bellissimo per 5 Stelle e Lega, e invece...