Come era logico aspettarsi l’unico a cantare vittoria in solitario è stato il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero).

Venerdì mattina a Montevideo ha aperto le porte al pubblico lo sportello informativo, un ufficio delocalizzato del consolato italiano come ha reso noto la stessa Ambasciata.

Per il partito del sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo -principale sponsor della gigantesca operazione mediatica sul consolato uruguaiano- si è trattato addirittura di “inaugurazione del nuovo ufficio consolare a Montevideo” come riporta il portale sponsorizzato Maie Italia Chiama Italia.

Una bugia, l’ennesima, dopo mesi di dichiarazioni trionfali e promesse propagandistiche.

Una fake news bella e buona preparata da tempo e già ampiamente diffusa alla ricerca dei facili applausi.

Come da copione le bugie di Merlo vengono ritrasmesse anche dal rappresentante uruguaiano del Maie Aldo Lamorte che ha posato in prima fila insieme all’ambasciatore Gianni Piccato nell’immancabile foto scattata per salutare l’apertura del nuovo locale.

Si tratta, sia chiaro, dello stesso Aldo Lamorte che dal lontano agosto del 2017 ha abbandonato il suo incarico di rappresentante eletto della collettività italiana all’interno del Comites di Montevideo dopo essere stato spodestato.

Inform Italia -questo il nome dell’ufficio aperto in avenida Brasil 2980, a pochi metri dalla sede consolare- è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e serve solo per dare informazioni al pubblico e ricevere documenti.

È la soluzione precaria in attesa del faraonico progetto di costruzione della nuova sede consolare all’interno dell’Ambasciata.

Lo sportello costerà (solo di affitto mensile) 1900 dollari senza dimenticare tutte le altre spese collegate che faranno lievitare notevolmente i costi.

Dopo anni di tagli pesantissimi e indiscriminati dalla Farnesina c’è stato un cambio di rotta improvviso e sull’Uruguay piovono adesso migliaia e migliaia di euro?

 C’era tanta fretta di aprire questa sede affittata e così è stato in un venerdì d’agosto.

Resta però il grande dubbio: chi ci sta guadagnando da questo fiume di denaro pubblico arrivato da Roma?

di Matteo Forcini