Si chiama Pay per view e si legge Chili. È la sfida italiana ai colossi Amazon e Netflix. È la nuova frontiera dell’intrattenimento che non obbliga i clienti a pagare un abbonamento fisso, ma gli permette di comprare o noleggiare il film preferito. L’uso a consumo insomma che tradotto in parole semplici vuol dire si paga solo quello che si guarda. Un modello simile a quello del gigante Rakuten: società spagnola cresciuta grazie a capitali giapponesi. Un percorso che Chili sogna di replicare e questa sembra davvero un ipotesi realizzabile. I numeri sono in continua crescita: ricavi a 50 milioni di euro, 2,5 milioni di clienti attivi che l’azienda italiana punta a far diventare 3 milioni entro fine anno. Insomma un futuro promettente, anche perché il settore e certamente in espansione.

Le grandi aziende dell’intrattenimento come Netflix e Amazon si stanno reinventando con le loro produzioni esclusive anche perché hanno capito che offrire solo un pacchetto di film e spettacoli non basta. Gli utenti oggi vogliono di più. Ecco dove Chili, insieme con altre società pay per view, hanno individuato uno spazio vincente. Pagare a richiesta e soprattutto senza essere vincolati da un abbonamento. Ma vediamo da vicino questo piccolo gioiello italiano. Con una selezione di 50mila titoli, Chili non ha nulla da invidiare al colosso Rakuten. Affittare un film costa da 90 centesimi a 5 euro , il prezzo medio pagato è due euro, mentre l’acquisto oscilla da 4 a 16 euro con un prezzo medio che oscilla intorno a 9 euro. La società, fondata nel 2012, ha smesso i panni della start up mostrando una crescita costante in un mercato estremamente competitivo.

"Dobbiamo continuare a crescere in maniera organica. A settembre rilasceremo una nuova interfaccia che spingerà ancora i nostri contenuti, poi speriamo di incontrare un partner strategico che ci aiuti a scalare il mercato". Con queste parole Giorgio Tacchia amministratore delegato e fondatore della società spiega in breve la strategia futura di Chili. "Nei prossimi mesi, - continua Tacchia - lo scenario diventerà per gli utenti sempre meno chiaro. All’inizio Netflix ha fatto un enorme lavoro di aggregazione. Ora le nuove piattaforme da Sony a Disney, si riprenderanno i loro contenuti e per gli spettatori non sarà semplice capire cosa guardare e dove. Spiderman sarà su Sony, per esempio, e gli Avengers su Disney. Noi, invece, vogliamo essere vicini e complementari mettendo al centro quello che non passerà mai di moda: le grandi proprietà intellettuali".

In un settore dove la concorrenza è destinata ad aumentare l’italiana Chili proverà a fare l’aggregatore con una formula che non prevede alcun tipo di abbonamento. "Il nostro obiettivo – spiega l’imprenditore – non è creare una nuova piattaforma, ma creare qualcosa di unico che tenga insieme tutti i contenuti in modo diverso, dal digitale al fisico. In questo modo combattiamo anche la pirateria". Un progetto ambizioso ma possibile. Del resto l’azienda italiana è abituata alle innovazioni. Partita come start up nel settore dei video on demand, Chili ha rapidamente allargato il proprio raggio d’azione unendo di fatto il mondo digitale con quello fisico, attraverso la creazione di pacchetti che vanno dai biglietti per il cinema al merchandising originale di film e serie tv. Diventando un vero negozio dell’intrattenimento sono riusciti a scoraggiare la pirateria. Certo questo modello pone alcuni rischi, primo fra i quali la mancanza di una certezza di ricavi che, invece, aziende che prevedono l’abbonamento riescono a progettare. Ma questo particolare sembra non preoccupare molto la dirigenza di Chili.

"C’è un 50% della popolazione- continua Tacchia- che non è disposta a pagare un abbonamento. In America la penetrazione dei servizi pay è ferma al 60%. Questo ci rende decisamente complementari, sia per chi ha l’abbonamento a una piattaforma sia per chi ha intenzione di vincolarsi a nessuno". Proprio per questo su Chili ci sono più film che serie tv e soprattutto film appena usciti al cinema che le piattaforme delle grandi aziende non hanno. Per ora Chili resta "orgogliosamente" italiana, anche se gli azionisti internazionali sono sempre di più e la fetta di crescita più forte arriva proprio dall’estero. Ma va bene cosi. Non si puo pensare in un mondo globalizzato di detenere il completo controllo nazionale. Ci basta la grande soddisfazione di vedere "idee e visioni" molto italiane raggiungere il successo su larga scala.

Margareth Porpiglia