Alla Casa degli Italiani, lo scorso 7 marzo, in tanti lo avevano già pronosticato: cosa succederà al consolato di Montevideo in caso di caduta del governo giallo-verde? Una preoccupazione che si è puntualmente verificata solo pochi mesi dopo e adesso ci porta a una serie di interrogativi sulle possibili conseguenze viste da quaggiù: che fine farà il progetto di costruzione del nuovo consolato?

In quell’incontro organizzato con la collettività a Montevideo erano presenti il sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo e il direttore del Dipartimento italiani nel mondo della Farnesina Luigi Maria Vignali. "La decisione è stata già presa" dissero tranquillizzando i presenti. "L’opera si farà anche nel caso in cui dovesse cadere il Governo". Ma andrà davvero così? Sul caso del consolato di Montevideo è stata fatta una forte campagna mediatica condita da sistematiche fake news da parte del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero) guidato dallo stesso Merlo.

Un’operazione portata avanti per mesi che racconta -per gli italouruguaiani- di un trionfo grazie all’apertura di un piccolo ufficio informativo, un risultato storico raggiunto grazie all’impegno di questo minuscolo partito riuscito a entrare nella stanza dei bottoni. Tanto tra i rappresentanti come fra le associazioni, in Uruguay si respira abbastanza scetticismo. Sono in molti, infatti, a pensare che le promesse sul progetto di costruzione del nuovo consolato -un immobile che dovrebbe sorgere all’interno della sede dell’Ambasciata- possa finire nel dimenticatoio con l’arrivo a palazzo Chigi di un altro esecutivo o nel caso in cui si andrà verso la via del voto.

Per il presidente del Comites di Montevideo Alessandro Maggi il rischio è alto: "Merlo e compagni avevano fretta di inaugurare la sede affittata e così è stato ma sappiamo bene che questa è solo una soluzione temporanea e non risolverà di certo i problemi dei servizi come invece dovrebbe essere la palazzina da costruire in futuro. Aspettiamo di avere nuove notizie ma sono convinto che i tempi si allungheranno notevolmente. Si vedrà".

Una posizione analoga a quella espressa da Filomena Narducci, membro dell’esecutivo del Comites: "Io lo dico da tempo, noi finiremo ad avere solo ad avere questo sportello informativo e non un vero consolato come invece serve. Questo rappresenta un grande errore". Nonostante le rassicurazioni fatte nell’incontro alla Casa degli Italiani, la Narducci crede che occorra ancora una "decisione politica" per portare avanti concretamente un progetto di costruzione, un’operazione più "complessa" rispetto alla scelta dell’affitto. In ogni caso, precisa, "bisognerà attendere la possibile formazione di un nuovo governo e vedere come sarà composto il Ministero degli Esteri".

Non ha nessun dubbio, al contrario, sulla "forte strumentalizzazione politica" portata avanti dal Maie che "continua a mentire con una serie di incredibili bugie". Abbastanza diversa è la posizione di Renato Palermo, rappresentante uruguaiano nel Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) oltre che membro del Comites. Pur invocando cautela in attesa di capire l’evolversi della situazione, Palermo appare ottimista al riguardo: "Nei mesi scorsi si è riusciti ad avanzare molto sul progetto di costruzione con la parte burocratica all’interno della Farnesina che rimarrà indipendentemente dal cambio di esecutivo. Certo, poi bisognerà vedere cosa succederà nel panorama politico che sarà determinante ma in ogni caso io sono fiducioso".

All’interno di diverse associazioni della collettività italiana le posizioni sull’argomento sono ancora più dure e in particolar modo nei confronti dell’operato del Maie come testimonia Eugenio Nocito dell’Associazione Calabrese: "Tutto finirà nel dimenticatoio come sempre. Era ovvio e non bisogna sorprendersi. Il caso del consolato di Montevideo è servito politicamente in un certo momento per tappare i problemi che abbiamo qui e per farsi belli di fronte agli elettori alla ricerca di voti. Non solo, mi chiedo anche se qualcuno avrebbe tratto benefici dal progetto di costruzione". Secondo Nocito c’è un punto fondamentale alla base di tutto: "La realtà è che gli italiani all’estero e i discendenti sono visti come un peso da tutti i governi italiani che, ipocritamente, anziché cambiare la legge sulla cittadinanza, fanno di tutto per ostacolarli.

Il caso di un piccolo paese come l’Uruguay è ancora peggio: non esiste per niente". Anche Livia Boschiero del Cavu (Comitato delle Associazioni Venete in Uruguay) dice la sua direttamente dall’Italia dove si trova adesso: "Spero di sbagliarmi ma io sento che alla fine si cancellerà tutto nonostante ci sia un urgente bisogno di fare un consolato. Il perché è semplice da capire, non ci sono abbastanza soldi e adesso le priorità sono altre. Il Maie ha cercato continuamente di strumentalizzare la vicenda con grandi annunci ma oggi qui c’è grande incertezza tanto dal punto di vista politico come quello economico".

Matteo Forciniti