Una delle motivazioni più forti usate da chi sostiene l’assoluta necessità di un accordi di governo tra Pd e M5S è che in questo modo si impedisce di arrivare alla scadenza del mandato di Sergio Mattarella con un Parlamento a maggioranza di centro destra decisa ad eleggere un presidente, non di centro sinistra. L’ultimo Presidente della Repubblica eletto con i voti determinanti della destra (l’allora Msi) fu Giovanni Leone nel 1961 e da allora in poi (tra l’altro Leone venne costretto a dimettersi in anticipo sotto l’incalzare di una campagna denigratoria del tutto fasulla e strumentale lanciata dalle sinistre) tutti gli inquilini del Quirinale vennero eletti da maggioranze di centro sinistra.

Chi teme che la crisi sfoci nel voto anticipato e nella vittoria del fronte moderato a trazione leghista, pone al centro delle proprie preoccupazioni l’eventualità della discontinuità nella tradizione dei Capi dello Stato espressi dal centro sinistra. E sollecita Pd e M5S a trovare un sollecito accordo governativo proprio nella prospettiva di scongiurare un evento che ai loro occhi segnerebbe la fine dell’egemonia politica della sinistra cattolica e post-comunista sulla Repubblica italiana. La paura che la logica dell’alternanza possa essere applicata anche alla Presidenza della Repubblica è frutto ormai stantio della concezione ciellenistica della Repubblica, quella secondo cui solo le forze politiche eredi dei partiti del Cnl possono legittimamente occupare le istituzioni. Ma questa paura, oltre a non tenere conto che in oltre settanta anni la società italiana è profondamente cambiata, tende oggettivamente a inserire in maniera automatica Sergio Mattarella all’interno dello schieramento dell’"eterno" centro sinistra ed a vanificare la sua volontà di interpretare in maniera notarile e non di parte il proprio ruolo di Capo dello Stato.

Naturalmente nessuno può ignorare che la storia e la cultura politica di Mattarella lo collocano in maniera inequivocabile all’interno della tradizione del cattolicesimo progressista di stampo dossettiano. Ma l’attuale Presidente , senza mai rinnegare questa sua estrazione, non l’ha mai utilizzata per dare al proprio mandato presidenziale una caratterizzazione interventista in favore dello schieramento di provenienza. Anzi, Mattarella ha sempre cercato di segnare il proprio settennato con il marchio della "terzietà"e con il segno della discontinuità rispetto ai comportamenti dei predecessori. Ora i fautori dell’intesa Pd-M5S, paventando il rischio di un Quirinale di centro destra, cercano di riportarlo alla vecchia condizione di uomo di parte. Per Mattarella non sarà facile sfuggire a questo abbraccio che vuole renderlo un nuovo Scalfaro!

ARTURO DIACONALE