È un piatto che rappresenta l’identità di un popolo e non conosce confini. Una tradizione gastronomica che viene gelosamente conservata e trasmessa di generazione in generazione. La nona festa della polenta del Circolo Trentino di Montevideo si è svolta sabato mattina presso la Casa degli Italiani che per l’occasione ha fatto registrare il pienone. "Siamo davvero molto contenti per la risposta del pubblico" ha commentato a Gente d’Italia la presidente dei trentini Silvia Norbis molto soddisfatta. "Viste le tante richieste, nella nostra sede non c’era abbastanza spazio e per questo abbiamo deciso di portare qui la festa. Iniziative come queste raccolgono sempre grande successo".

"Oggi" -ha proseguito- "abbiamo la polenta di Storo e questo è molto speciale perché l’abbiamo portata direttamente dal Trentino dato che qui non si trova. Manteniamo la nostra tradizione e la prepariamo con il paiolo, una pentola portata alcuni anni fa dall’Italia che conserviamo gelosamente". Jorge Zas, coordinatore dei circoli trentini in Uruguay, ha spiegato: "Questa è una tradizione che rappresenta la nostra storia in quanto piatto tipico non solo del Trentino ma di tutta la zona del nord Italia. Mangiare la polenta, soprattutto in inverno, è qualcosa di molto simbolico e importante nel nostro immaginario collettivo".

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Giunto alla sua nona edizione, questo appuntamento è "ormai diventato un evento consolidato che viene in genere organizzato dopo San Vigilio, il santo patrono di Trento". "Questo piatto" -ha proseguito Zas nella sua riflessione- "per noi trentini che viviamo all’estero può avere diversi significati. Per gli emigrati è il ricordo della loro terra di origine, per i discendenti rappresenta tutto quello che gli è stato raccontato, esperienze di vita e ricordi della memoria familiare da custodire". Per sapere qualcosa in più sui segreti della preparazione della polenta abbiamo assistito al lungo processo di cottura portato avanti da Vigilio Bresciani con il prezioso supporto di altri collaboratori.

"Cucinare la polenta richiede un processo lungo, ci vogliono circa 40 minuti, un tempo abbastanza lungo per l’epoca moderna dell’istantaneità. Per questo tipo di polenta che è dura il rapporto è 4 a 1, ossia per una tazza di polenta ne servono quattro di acqua. Fondamentale è l’utilizzo del paiolo, ossia la pentola in rame dato che questo è un buon trasmettitore di calore. È importante mescolarla continuamente con un cucchiaio in legno affinché non si attacchi al fondo. Bisogna precisare che nel metodo tradizionale la polenta appena cotta si taglia con il filo ma questa è troppo grande e non si poteva fare".

Per Bresciani la polenta rappresenta anche piacevoli ricordi personali: "Quando ero piccolo a casa questo piatto si mangiava quasi tutti i giorni, tre o quattro volte a settimana con diversi condimenti, in genere con una salsa di sugo con carne. Per la nostra famiglia che era appena arrivata in Uruguay era come un qualcosa di sopravvivenza".

Matteo Forciniti