Il tallone di Achille del Conte-bis si chiama Matteo Renzi. L’ex Presidente del Consiglio non si accontenta di essersi conquistato, sul campo della formazione del governo trasformista, la qualifica di "segretario-ombra" del Pd in attesa di tornare ad essere il segretario ufficiale ed incontrastato dello stesso partito. Considera questo percorso troppo lungo e troppo condizionato da una serie di correnti e di micro-gruppi interni con cui dovrebbe fare i conti e che potrebbero creare problemi e difficoltà superabili solo con grande fatica. Per cui appare deciso a scartare l’opzione della permanenza nel Pd per riconquistarlo dall’interno ed a puntare sulla opzione che prevede la nascita di gruppi parlamentari autonomi alla Camera ed al Senato alleati, ovviamente, con il partito guidato da Nicola Zingaretti ma proiettati a creare le condizioni per una nuova formazione politica separata a cui dare vita dopo la riforma in senso proporzionale del sistema elettorale.

A Renzi si può rimproverare di tutto, a partire dalla incredibile rapidità e spregiudicatezza delle sue svolte tattiche. Ma gli si deve riconoscere la capacità di perseguire con determinazione e senza ripensamenti di sorta le proprie scelte strategiche. Questa caratteristica l’ha messa in mostra in occasione della riforma istituzionale e del referendum fallito. Ed ora rispunta con la strategia diretta a sfruttare la riforma elettorale destinata a rendere applicabile il dissennato taglio dei parlamentari voluto dal M5S solo per esigenze di propaganda. In questa luce la formazione di gruppi parlamentari autonomi serve a Renzi per spostare sul terreno della riforma in senso proporzionale la battaglia con Zingaretti e la parte del Pd che rimarrà con il segretario attuale.

Il disegno dell’ex Premier è di sfruttare il feroce attaccamento dei grillini alle poltrone parlamentari per costringere Zingaretti ad accettare il ritorno al proporzionale senza ingaggiare uno scontro con i renziani che potrebbe portare alla crisi di governo. Con i gruppi parlamentari autonomi, con i quali Renzi conta di attrarre pezzi importanti di Forza Italia, e con la fine del maggioritario, diventa automatica la formazione di un partito autonomo da porre al centro e trasformare nell’ago della bilancia della scena politica italiana. Zingaretti ed i vari Prodi e Veltroni avranno mai la forza di contrastare il disegno renziano? Se la troveranno il governo dei trasformisti arriverà obbligatoriamente alla fine.

ARTURO DIACONALE