300 milioni di euro: questo il volume d’affari che, secondo le stime (dati Coldiretti), genera il traffico illegale di cuccioli, in particolare di cani e gatti. Creature indifese, strappate alle madri ben prima della conclusione dello svezzamento e tenute in condizioni pessime, tanto che molte di loro trovano la morte stipate sui camion che le trasportano ancora prima di giungere a destinazione. Il business del traffico dei cuccioli coinvolge una vasta rete di persone: gli acquirenti, spesso a propria volta vittime di truffe e raggiri; gli intermediari, che si prestano al gioco per ottenere facili guadagni e, infine, i sedicenti allevatori che, per aumentare i profitti, non si fanno scrupoli a sfruttare le fattrici e a risparmiare sui piani vaccinali. Il prezzo medio di un cucciolo di razza, di cane o di gatto, varia dai 600-700 euro fino a più di 2000; cifre considerate da molte persone eccessive, ma che in realtà rappresentano una garanzia per il futuro proprietario. Gli allevamenti qualificati, infatti, oltre a rilasciare il pedigree del cucciolo al momento dell’acquisto – che ne certifica non solo l’ascendenza ma anche lo stato di salute per quattro generazioni – consentono ai clienti di visitare la struttura, mostrando dove vengono tenuti i cani e in quali condizioni. Anche conoscere la frequenza delle cucciolate è importante per i futuri proprietari, dal momento che gli allevatori sono tenuti a far saltare almeno un estro a ogni fattrice prima di effettuare una nuova monta. Allevare, insomma, è un lavoro difficile, che richiede passione, impegno, fatica e costi: per questo i cuccioli provenienti da allevamenti certificati hanno un determinato prezzo. Chi non vuole pagarlo, ma allo stesso tempo non vuole rinunciare al cucciolo di razza, si espone a una serie di rischi, alimentando un business illegale e contribuendo – anche indirettamente – al reato di maltrattamento di animali. Senza contare lo stato di salute dei cuccioli vittime di traffico, spesso compromesso a causa di carenze nutrizionali, parassiti e malattie per le quali non hanno ricevuto la necessaria copertura vaccinale. Il risultato? Morti naturali o abbandoni. Che, solo questa estate, sono stati 60.000.