Negli ultimi tempi l’internazionalizzazione del calcio e la partecipazione di grandi squadre "mondiali" alla formazione agonistica e sportiva di altre squadre più piccole, è diventata una sana abitudine. Vedere i colori neroazzurri in una struttura di Carrasco, non soltanto ricorda a molti uruguaiani il passaggio di grandi calciatori come Ruben Sosa o Alvaro Recoba nella grande squadra milanese, ma avvicina ai più giovani una metodologia che fa parte di un marchio storico italiano come l’Inter. Confesso il mio amore per questa istituzione che ha dato tanti titoli e soddisfazioni al nostro paese. Non potrò mai dimenticare che, negli anni ’60, i miei idoli personali erano Mazzola, Burgnich, Facchetti, Picchi o Jair e nel 1964 e 1965 fu l’Inter, in Europa, la grande protagonista davanti al Real Madrid di Gento.

Nel 1966, giunto in Uruguay, il mio cuore si divise in 2 per fare il tifo anche per il Peñarol, nato da quel Pinerolo piemontese che, in quell’anno riuscì a sorprendere il mondo con 2 finali da 2-0 di fronte allo stesso Real superato dai miei interisti. Mio padre, romanista, rispettando il mio tifo interista mi portò a vedere la finale Real-Inter a Vienna, quando avevo 10 anni e mi portò allo Stadio Centenario, 2 anni dopo, per vedere Real-Peñarol. Abbiamo incontrato nello splendido complesso Polideportivo Carrasco, i responsabili di questo sogno Inter a Montevideo: Martín Acosta (M.A.) e l’allenatore interista Valerio Ringoli (V.R.).

Come è nato questo progetto a Montevideo?

V.R: Inter Academy nasce nel 2008 come un progetto di esportazione della Filosofia e la metodologia della nostra squadra. Crediamo che i ragazzi devono formarsi calcisticamente, agonisticamente nel proprio paese, ma crediamo anche nella metodologia e la filosofia del nostro settore giovanile. Abbiamo iniziato nei paesi arabi ed oggi abbiamo Inter Academy in 19 paesi.

In oltre 10 anni di esperienza si possono fare alcuni bilanci! I paesi arabi sono meno “calcistici” che Italia o Uruguay. Come si vive in questo paese?

V.R: È vero, abbiamo iniziato in alcuni paesi dove, forse, non c’è una grande tradizione calcistica, ma questo progetto che è la forza dell’Inter, si basa sul know-how che gli allenatori portano nel mondo e con lo sviluppo del progetto, abbiamo iniziato anche in paesi con una forte impronta calcistica.

Ecco, iniziare questo lavoro in Uruguay, che un po’ un miracolo calcistico con 2 mondiali 15 Coppe Continentali, con giocatori che hanno fatto parte dell’Inter come Ruben Sosa o Recoba, cosa ti ha fatto sentire personalmente?

V.R: Per me è una grande soddisfazione stare in un paese come l’Uruguay che, con 3 milioni di persone, è una delle grandi potenze mondiali... nessuno lo riesce a capire... è un miracolo e abbastanza speciale per qualsiasi che ama il calcio, ma anche una sfida per un allenatore perchè qui, il calcio è nel DNA della popolazione.

Come è nata questa idea in Uruguay?

M.A.: Questa idea ha più di un anno e l’abbiamo sviluppata con pazienza e professionalismo assieme a mio fratello Valentìn ed un professionista italo-argentino che, con il Pupi Zanetti, uno dei grandi capitani dell’Inter, hanno creduto che nel nostro paese si poteva sviluppare un centro di allenamento e rendimento dell’Inter in Uruguay. Ovviamente ha pesato molto il fatto che l’Uruguay ha sfornato giocatori importanti come Ruben Sosa o Recoba, ma anche il fatto che l’Uruguay è un paese calcistico di primo piano e questo è stato determinante per l’Inter.

Come è stato scelto il Polideportivo Carrasco?

M.A.: L’Inter è una squadra molto esigente quindi dovevamo garantire un luogo di alto livello, con una struttura operativa di alto rendimento e campi sportivi idonei. Ci siamo riuniti tutti i soci ed abbiamo deciso di offrire all’Inter questo nostro Polideportivo e con soddisfazione abbiamo raggiunto un accordo e speriamo che aumenti il numero di genitori che credono in questo progetto per giovani fra 5 e 13 anni.

Stefano Casini