Giro di frodi. Il capo viveva nel lusso, gestiva bar a ristoranti. Fiorentino pregiudicato, per lo Stato era un nullatenente. Mai una dichiarazione dei redditi, una pensione d’invalidità percepita dal 2012 di poche migliaia di euro all’anno. Povero per lo Stato, il presunto nullatenente, da pochi mesi aveva cominciato a godere dell’assegno del reddito di cittadinanza. Noto a tutte le Questure, il super truffatore faceva investimenti da decine di migliaia di euro. Massimo Iozzelli, il nullatenente titolare di ricchezze derivanti da truffe e titolare del reddito di cittadinanza. Alle spalle, un curriculum, anche questo molto ricco: ventisette anni di carcere, tra entrate e uscite di galera, dal 1976 al 2007. Palese truffatore dello Stato e titolare di un treno di vita sproporzionato, Massimmo Iozzelli è stato incastrato da carabinieri e guardia di finanza. Tolti i veli a una combriccola di truffatori attiva a Firenze dal 2014, di cui quel "poveraccio miserabile" avrebbe interpretato il ruolo di vertice. Il capo, tout court. Lui e altri sette indagati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla bancarella fraudolenta. L’esercizio preferito (e redditizio) dallo Iozzelli. In due sono finiti in carcere in custodia cautelare, su disposizione del gip Angelo Fentechi. L’Italia sommersa che si riappropria della prima pagina. La Repubblica fondata sull’imbroglio. E nella fattispecie sulla truffa a tutto spiano. Il presunto nullatenente Iozzelli è ritenuto l’ideatore del sistema delinquenziale. Ma dov’è la novità, chiederete? Che invece c’è: come faceva il grande manovratore truffaldino a percepire il reddito di cittadinanza, lui che lo Stato al limite potrebbe finanziarlo in qualità di ricco contribuente ligio al pagamento delle tasse? Mistero italiano a fare il paio col pusher smascherato in provincia di Salerno. Una storia già raccontata ai lettori di Gente d’Italia. In cinque anni, Iozzelli avrebbe portato a compimento una lunga lista di truffe per centinaia di milioni di euro. Lo scopo illegale raggiunto servendosi di una cooperativa. Il super truffatore ne era di fatto l’amministratore. La società sarebbe poi stata fatta fallire, spinta in un buco di otto milioni e mezzo di euro, tra debiti e imposte non pagate. Due anni di indagini coordinate da dal pubblico ministero Luca Tescaroli hanno consentito di ricostruire il diabolico sistema. La cooperativa avrebbe acquistato nel tempo una lunga lista di beni e servizi. Auto, polizze assicurative, vino, prodotti gastronomici, pagati con assegni che risultavano poi puntualmente scoperti. Gli indagati beneficiavano dei beni che venivano rivenduti a nero. Il meccanismo funzionava alla grande. Alcuni esempi, per gradire: 750 d’olio comprati per 7mila euro; 15 colli di parmigiano acquistati per 3mila euro; 1450 bottiglie di vino da 11mila euro; salmone affumicato per 2mila euro di salmone affumicato. Ma non è tutto. Nella lista figurano anche materiale da cancelleria, dispositivi per la sicurezza sul lavoro, canoni di locazione per immobili. Acquisizioni importanti, di qualità e peso, milionarie. Pagate come? Con assegni che si riferivano ad almeno quattro conti correnti accesi presso diverse banche, con l’obiettivo di ricevere i relativi carnet. Conti che risultavano puntualmente vuoti, pieni soltanto del nulla. Oppure intestati a prestanome. Le carte del pubblico ministero rilevano quanto segue: "la cooperativa serviva ad acquisire credibilità sul mercato". In modo che i fornitori potessero accertare di essere pagati con assegni. Come si regalava con i fondi distratti il super truffatore con il reddito di cittadinanza? Tramite i familiari, li rilevava destinandoli a diverse attività. Una a Firenze, il Megalli, oggi di diversa proprietà. La società Metropolis, con cui gestiva un ristorante ad Altopascio, in provincia di Lucca, e un magazzino nella zona di Pistoia. Le attività sono state ora poste sotto sequestro. Identica fine hanno fatto i conti correnti, i titoli finanziari e una cassetta di sicurezza. Tutto mentre i mesi andavano e venivano, si succedevano regolarmente, e il truffatore beneficiava indebitamente del reddito di cittadinanza. Passava all’incasso dell’aiutino che il governo gialloverde si è inventato. Anche lui, Massimo Iozzelli, con una serie di condanne per truffa e ricettazione nel suo sporco palmares arricchito da ventisette anni di galera.

Domanda finale: dove sono e come vengono esercitati i controlli sui destinatari del reddito di cittadinanza? Se esistono, evidentemente non funzionano. Una cosa davvero deprimente.