A freddo possiamo anche dircelo: l’operazione scissionista di Matteo Renzi è stata la miglior tattica veloce che abbiamo visto negli ultimi anni. Mentre il Movimento Cinque Stelle ruota sul suo asse intorno a Beppe Grillo in un moto di rotazione da quello che fa comodo a quello che fa più comodo propagandare agli elettori rimasti e uno di rivoluzione intorno alle poltrone, la scelta di rapidità ha premiato il centravanti di Rignano sull’Arno che fino all’altro ieri, da senatore semplice, non aveva più toccato palla.

Parafrasando quello sport che per gli appassionati è anche, spesso e volentieri, metafora della vita italica, si potrebbe dire che Renzi ha utilizzato uno schema di gioco degli albori, il primitivo quanto efficace "kick and rush", il calcia e corri che viene spontaneo nei giocatori più audaci e che punta a portare la palla il più lontano possibile dagli avversari, senza il benché minimo collegamento o la minima collaborazione tra i vari reparti della squadra e senza far partire gli attaccanti.

D’altronde, l’attaccante è lui, è lui che anche all’interno del Partito Democratico si era caratterizzato per un gioco esclusivamente individuale, quel dribbling game che alla fine ha lasciato col cerino in mano Nicola Zingaretti e suoi, che non hanno fatto neanche in tempo ad accorgersi che la fiamma si era spenta con una folata di vento al passaggio della palla. In un battito d’ali, sebbene non d’aquila ma piuttosto di piccione, quel 4 per cento che gli viene attribuito dal sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera è diventato l’ago della bilancia della sinistra; anche se ormai questo Governo è tutto a sinistra, quindi è difficile distinguere, e chissà che non vi sia nascosto un pericolo reale per la democrazia tra una tassa e l’altra e la probabile inaugurazione di uno stato di polizia fiscale con la benedizione del Vaticano.

Certo, anche la campagna acquisti del Pd lascia un po’ a desiderare, il recupero della panchinara Laura Boldrini, diciamolo, simpatia a parte è più una zavorra per sperare anche solo di arrivare in area con un possesso palla decente in un momento in cui la maggioranza degli italiani vorrebbe porti chiusi e islamici dimensionati o quantomeno dimensionabili. Non parliamo poi della petalosa Beatrice Lorenzin, un ritorno alle origini, agli albori del trasformismo, di cui ha prontamente indossato la casacca, ma dubitiamo che entrambe le suddette possano essere utili per una evoluzione verso una piramide di Cambridge per una più razionale occupazione del campo di gioco parlamentare e meno ancora elettorale.

Riassumendo: Renzi ha fatto bene? Sì. È stato bravo? Sì, bravissimo. Verrà premiato da tutti quei riformisti moderati europeisti rimasti insoddisfatti dal coma profondo del Pd e rimasti senza casa? Ne dubitiamo, ma mai dire mai. C’è di buono che la Consulta ha dato un’apertura all’eutanasia, quella del Pd l’ha avviata ufficialmente Renzi, prima dall’interno come un caterpillar smuovendola dalle fondamenta e poi uscendo dalla finestra per rientrare in gioco dalla porta. Ad una rapida moviola in campo è inevitabile evoluzione che a breve si passi al gioco offensivo, siamo curiosi di vedere quando cominceranno le marcature a uomo e a che risultato porteranno, molto probabilmente a un sistema Chapman, giocatore scarso ma abile stratega, con un Renzi nel ruolo di mediano stopper arretrato - anche se un po’ bassino - sulla linea dei terzini per una difesa a tre sulle fasce laterali, e bisognerà vedere chi saranno, chi verrà in soccorso di Italia Viva, arretrata ma sempre a centrocampo.

Scissione in vista in casa Cinque Stelle o in Forza Italia? O tutte e due? Alla Lega resterà solo il sempreverde catenaccio ma se non cambia tattica e trova qualche fantasista altrettanto spregiudicato, per quanto supportata dal tifo, la curva non basta contro la strategia e il tornacontismo sfrenato. Se Matteo Salvini non vince in Umbria è già fuori dal girone e potrà sperare solo nei ripescaggi di Emilia-Romagna e Toscana. E non è detto che basti.

ROMANA MERCADANTE DI ALTAMURA