Quindici indagati per corruzione. Questo è il risultato dell’inchiesta della procura di Lucca sul trasferimento di pazienti dal Lazio alla Toscana. Un tipico, classico magheggio, l’ennesimo di imbroglio all’italiana. Una tipologia infinita, ormai onnipresente nel quotidiano del Paese. L’ipotesi, per il caso in questione, è quella di corruzione in Toscana.

La procura di Lucca si è mossa dopo una segnalazione arrivata dalla procura di Monza. Tra gli indagati, in tutto quindici, ci sono sette medici chirurghi di provenienza area laziale e quattro persone giuridiche. Punto di partenza dell’indagine, un’azienda di protesi ortopediche con sede a Calderara di Reno, Bologna. La Ceraver Italia, multinazionale francese, alla quale una clinica lucchese, la Barbantini del Gruppo Santa Chiara, accreditata presso il Servizio Sanitario Nazionale, avrebbe promesso e assicurato un rapporto di assoluta esclusività. E fin qui nulla di irregolare o di legalmente proibito. Il punto è un altro: i prodotti della Ceraver vengono utilizzati nella struttura sanitaria che lavora in convenzione con la Regione Lazio. Si parla di un territorio diverso, di una regione d’Italia in cui non opera la clinica lucchese Barbantini. La Guardia Finanza si è premurata di precisare che tra gli indagati ci sono anche "i responsabili della società romagnola che si occupa della commercializzazione delle protesi ortopediche e il legale rappresentante della società che gestisce la clinica M.D. Barbantini".

La Ceraver, e per essa il suo responsabile commerciale e con l’ausilio dei suoi collaboratori con l’approvazione dei vertici aziendali, induceva i medici ortopedici del Lazio ad "eseguire interventi sui loro pazienti laziali presso la clinica lucchese". Interventi chirurgici di "alta complessità". Ma in cambio di cosa? E quale era l’oggetto del baratto? Elementare, Watson. Lapalissiano. L’utilizzo esclusivo di protesi francesi. Tutto quanto configurerebbe il reato di corruzione, articolo 318 del codice penale. Secondo la Guardia di Finanza, il responsabile della società produttrice delle protesi si rendeva attore di reati, con l’avallo dei vertici aziendali. "Alla luce dei suoi rapporti con la clinica lucchese, riusciva ad incrementare il fatturato societario e i compensi personali". Tutto quanto anche sotto forma "di provvigioni personali erogate dalla casa di cura per ogni protesi acquistata".

Un vero e proprio raggiro, l’autorità sanitaria nazionale presa per i fondelli, sistematicamente investita da ceffoni e manrovesci. La casa di cura, poi, "avrebbe tratto rilevanti vantaggi economici, potendo erogare prestazioni sanitarie puntualmente rimborsate dall’Erario, anche a favore di pazienti extra-regionali". I professionisti ricavavano guadagni extra, e pure di notevole consistenza, e godevano inoltre di alcuni benefit. Viaggi, personal computer, rimborsi spese per viaggi, spostamenti e partecipazione a congressi medici. Ipotizzati vantaggi economici per un milione e mezzo di euro. In barba all’operato degli assessorati alla Salute di Lazio e Toscana. Gli assessorati continuano nei loro tentativi di fermare l’illegale la vergognosa migrazione dei pazienti da una regione all’altra. In forza del fatto che la legge riconosce alle cliniche convenzionate un tetto massimo di interventi da effettuare per conto della Regione. Quella in cui operano, ma non ci sono limiti per quelli che arrivano da fuori. Il traffico sulla rotta Lazio-Toscana era diventato evidentemente intenso. E così che il Lazio ha messo penna su carta. La Regione Toscana è tenuta ad anticipare i soldi necessari per il pagamento degli interventi; al Lazio spetta l’onere del rimborso. Ma la spesa di questa regione è più alta rispetto a quella che sosterrebbe se le prestazioni avvenissero nelle sue strutture. E no di certo in Toscana, a Lucca, come è accaduto nelle circostanze evidenziate dall’indagine della procura della città toscana. I vantaggi economici contestati ottenuti a vario titolo, come detto, sono di circa 1,5 milioni di euro. Complimenti alla Guardia di Finanza, che ha portato a termine un gran bel lavoro, comprese numerose perquisizioni effettuate presso la Ceraver e la clinica Barbantini. Ampiamente meritati complimenti e ringraziamenti dell’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. Al momento non è esclusa la possibilità di costituirsi parte civile. I bersagli dell’azione sono la ditta fornitrice delle protesi e la clinica di Lucca. Morale della favola: in Italia dovunque ti giri e qualsiasi cosa tocchi, il marcio ci trovi. L’ultima vicenda miliardaria nello Stato Vaticano conferma.