Se l’Ue ci accuserà di "occupazione" della Siria e ostacolerà la nostra "operazione" militare, "apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati e li manderemo da voi". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando ai leader provinciali del suo Akp. Vuole mano libera Erdogan. L’esercito turco ha occupato due villaggi curdi, i bombardamenti hanno fatto più di cento morti. "109 terroristi sono stati uccisi", esulta Erdogan. Intanto appresta la repressione dei curdi in patria con i leader del partito filo curdo (il terzo in Parlamento) già sotto il giogo della magistratura con l’accusa di "propaganda del terrore". Approfitta dell’ambiguità delle mosse Usa e del suo rapsodico e imprevedibile presidente. Minaccia l’Europa già balbettante sulla questione e tremebonda rispetto al rischio di una invasione di migranti. Non esita a riaprire il vaso di Pandora del terrorismo islamico liberando i miliziani Isis come se la guerra al Califfato fosse una storia di qualche secolo fa. L’esercito turco "ha liberato due villaggi dai terroristi a ovest di Tal Abyad", uno dei principali punti d’accesso dell’incursione della Turchia contro i curdi nel nord-est della Siria. Si tratta delle prime aree curde passate sotto il controllo di Ankara dall’inizio dell’operazione, meno di 24 ore fa. Lo riferiscono fonti militari di Ankara. I villaggi, occupati dai miliziani locali cooptati da Ankara dell’Esercito siriano libero (Esl), sono quelli di Yabse e Tal Fander, che erano stati oggetto di bombardamenti turchi nelle scorse ore. La Turchia ha bombardato la scorsa notte una prigione in cui sono detenuti miliziani dell’Isis "di oltre 60 Paesi" durante i suoi attacchi nel nord-est della Siria. Lo denunciano le Forze democratiche siriane (Fds) a guida curda, secondo cui si tratta di "un chiaro tentativo" di favorire la fuga dei jihadisti. Erdogan ha risposto indirizzando una rassicurazione al "mondo intero" "Daesh (Isis) non sarà presente nella regione" della Siria nordorientale dopo l’operazione militare. A meno di 24 ore dall’inizio dell’operazione militare contro le milizie curde nel nord-est della Siria, è scattata in Turchia la repressione interna contro i commenti ostili all’offensiva. La procura della capitale Ankara ha aperto un’inchiesta. L’accusa è "propaganda terroristica" nei confronti dei co-leader del filo-curdo Hdp, terza forza nel Parlamento turco, i deputati Sezai Temelli e Pervin Buldan. Almeno altre 78 persone sono indagate per i loro post sui social media. La stretta riguarda anche i media. Il quotidiano di sinistra Birgun ha denunciato che il suo caporedattore web, Hakan Demir è stato arrestato dalla polizia nella sua abitazione per la copertura dell’operazione militare da parte del suo giornale. Le accuse di "propaganda terroristica" sono frequenti in Turchia, specie in relazione alle attività dell’esercito e in caso di attentati terroristici.