Quella del 13 ottobre 2019 resterà una data significativa per la storia della Chiesa Cattolica: Papa Francesco l’ha scelta per canonizzare John Henry Newman, il cappellano anglicano (1801-1890) dell’Università di Oxford divenuto poi sacerdote cattolico, religioso oratoriano e infine cardinale. Uno che santo davvero non si aspettava di essere proclamato: "Non sono portato a fare il santo, è brutto dirlo. I santi non sono letterati, non amano i classici, non scrivono romanzi… Mi basta lucidare le scarpe ai santi, se San Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe", aveva scritto e invece eccolo lì ritratto nel drappo steso dalla Loggia delle Benedizioni sulla facciata del Maderno, insieme a Giuseppina Vannini, Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, Dulce Lopes Pontes e Margarita Bays. I cinque nuovi santi sono la romana Giuseppina Vannini, la francese Marguerite Bays, l’indiana Mariam Thresia Chiramel Mankidyan, la brasiliana Dulce Lopes Pontes e l’inglese John Henry Newman.

JOHN HENRY NEWMAN

(1801-1890)

Nacque a Londra il 21 febbraio 1801 in una famiglia di fede anglicana. All’ età di sedici anni cominciò i suoi studi all’università di Oxford. Divenne fellow dell’Oriel College e fu ordinato prete anglicano. Più tardi entrò a far parte dell’ Oxford Movement, diventandone uno dei principali promotori, e cercò di ritrovare elementi cattolici all’interno della Chiesa Anglicana. Nel 1845, nonostante l’ostilità nell’ ambiente contemporaneo verso il cattolicesimo, si convertì sotto la guida di padre Dominic Barbieri (ora beato). Fu ordinato prete cattolico a Roma, nel 1847, e nel 1848 fondò l’ Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra, a Birmingham. Fondò, inoltre, un’ Università cattolica a Dublino. Continuò la sua vita all’Oratorio come scrittore prolifico e pastore molto amato. Nel 1879 Papa Leone XIII lo nominò cardinale. Scelse "cor ad cor loquitur" (il cuore parla al cuore) come suo motto cardinalizio. Nonostante fosse cardinale, ma non vescovo, ottenne l’ inusuale permesso di risiedere a Birmingham. Rimase lì, nell’ Oratorio che aveva fondato, fino alla sua morte, l’11 agosto 1890. Newman passò gran parte della sua esistenza contribuendo in modo significativo alla vita intellettuale della Chiesa sia Anglicana che Cattolica. Rimane tutt’ ora uno dei personaggi più influenti dello sviluppo del pensiero teologico cattolico ed è da considerarsi profetico, specialmente riguardo al tema della giusta formazione delle coscienze. Sulla sua lapide volle scritte le parole che riassumessero il suo cammino di fede: «ex umbris et imaginibus in veritatem» (dalle ombre e le immagini alla verità). Nel 1958 si aprì la causa per la canonizzazione e nel 1991 fu dichiarato venerabile. Papa Benedetto XVI lo beatificò a Birmingham nel 2010.

GIUSEPPINA VANNINI

(1859 -1911)

Fondatrice della Congregazione delle Figlie di San Camillo, nacque da Angelo e Annunziata il 7 luglio 1859 a Roma e fu battezzata, il giorno 8, nella chiesa di Sant’ Andrea delle Fratte con i nomi di Giuditta Adelaide Agata. Orfana dei genitori, le Figlie della Carità l’ accolsero all’ età di 7 anni. Attratta dalla voce di Dio, avvertita nel giorno della sua Prima Comunione, avrebbe voluto consacrargli la vita, ma per lei le porte del convento si chiusero per motivi di malferma salute. Un incontro provvidenziale con padre Luigi Tezza, camilliano – oggi Beato – aprirà per Giuditta la via della donazione totale al Signore. Il 17 dicembre 1891, a Roma, confidò al predicatore degli esercizi spirituali il tormento del suo insuccesso vocazionale. Il Tezza le propose il progetto di fondazione di un istituto religioso dedito al servizio degli infermi. Dopo due giorni di preghiera, Giuditta assentì. Aggiunse poi di non essere capace di nulla, ma di volersi abbandonare con filiale fiducia alla Divina Provvidenza. Il 2 febbraio 1892, nella stanza-cappella dove morì San Camillo, nasceva la Congregazione delle Figlie di San Camillo. Giuditta ricevette il nome di Suor Giuseppina e tre anni dopo, l’8 dicembre 1895, emise i voti perpetui e fu eletta Superiora Generale del nuovo Istituto. Madre Giuseppina Vannini morì a Roma il 23 febbraio 1911 e il 16 ottobre 1994 San Giovanni Paolo II la proclamò Beata. La santità di Giuseppina Vannini ci insegna, anche oggi, tramite l’Istituto da lei fondato, a testimoniare in modo semplice e concreto la carità e la compassione del Signore per i poveri, i malati, i sofferenti, nella certezza che «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).

MARIAM THRESIA CHIRAMEL MANKIDIYAN

(1876-1926)

Nacque il 26 aprile 1876 a Puthenchira, terza di cinque figli di una famiglia cattolica. Ricevette da sua madre un’ educazione cristiana. Visto l’ardore spirituale, ricevette la Prima Comunione a nove anni, in anticipo rispetto ai tempi di allora. Thresia desiderava dedicarsi alla vita eremitica, ma i suoi familiari si opposero. Dotata di profonda sensibilità e compassione per l’umanità sofferente e le famiglie in difficoltà, si schierò dalla parte dei poveri, dei malati, dei moribondi, degli esclusi. Ella stessa usciva per incontrare le persone bisognose nelle loro famiglie e visitò le case di tutti, senza distinzione di casta e di credo. Piena d’ intenso amore per il Signore, ebbe visioni, estasi e stimmate. Il vescovo, Mons. John Menachery, comprendendo il suo desiderio di consacrarsi totalmente a Dio, nel 1913 le diede il permesso di costruire un eremo che divenne sede della comunità denominata "Congregazione della Sacra Famiglia", inaugurato il 14 maggio 1914. Thresia fu nominata dal vescovo Madre Superiora. La fama della sua santa vita e l’ apostolato verso la famiglia attirarono molte ragazze a consacrarsi nella nuova Congregazione che nel tempo crebbe in numero e in vitalità, vivendo in preghiera e penitenza. Persone di tutti i ceti sociali la avvicinavano particolarmente per affrontare i problemi familiari. Morì l’ 8 giugno 1926 a causa di una ferita alla gamba, che le divenne fatale poiché diabetica. La fama di santità di Madre Mariam Thresia si diffuse rapidamente e la sua tomba è meta di pellegrinaggio. Fu beatificata il 9 aprile 2000 da San Giovanni Paolo II. Viene invocata per proteggere le famiglie in difficoltà e per esaudire le coppie senza figli.

DULCE LOPES PONTES

(1914-1992)

Al secolo Maria Rita, nacque il 26 maggio 1914 a São Salvador de Bahia, in seno a una famiglia benestante, caratterizzata da forti convinzioni cristiane e da un’ operosa carità. Sin da fanciulla si distinse per una grande sensibilità verso i poveri e i bisognosi.Compiuti gli studi superiori, abbracciò la vita religiosa nella Congregazione delle Suore Missionarie dell’ Immacolata Concezione della Madre di Dio, affiliata all’Ordine dei Frati Minori, svolgendo l’ incarico di infermiera e di insegnante. Animata da un intenso slancio missionario, suor Dulce si impegnò a fondo anche nell’ i-struzione degli operai, ma fu soprattutto nell’ assistenza e nella cura degli ultimi e dei più sofferenti che esercitò il suo generoso servizio. Suor Dulce concretizzò pienamente la sua opera caritativa con la fondazione di un sodalizio di opere sociali e con la costru-zione di una struttura di accoglienza, l’"Albergue Santo Antônio". La sua carità fu materna, tenera. La sua dedizione ai poveri aveva una radice soprannaturale e dall’ alto ella trasse energie e risorse per dare vita a un’ attività stupefacente di servizio agli ultimi.Gli ultimi mesi della vita della Beata furono caratterizzati dalla malattia, che affrontò con serenità e completamente abbandonata nelle braccia del Signore. Il 13 marzo 1992, suor Dulce si spense a São Salvador de Bahia, contornata da un’ immensa fama di santità. Il 3 aprile 2009 il Papa Benedetto XVI ne riconobbe l’ eroicità delle virtù e il 22 maggio 2011 venne celebrato il rito di beatificazione.

MARGUERITE BAYS

(1815-1879)

Nacque l’8 settembre 1815 a La Pierraz di Siviriez nel Cantone di Friburgo (Svizzera). A otto anni ricevette la Cresima ed a 11 anni fu ammessa alla Prima Comunione. Verso i 15 anni fece un apprendistato come sarta, mestiere che esercitò per tutta la vita. Scartata la possibilità di consacrarsi come religiosa, Margherita preferì rimanere nubile dedicandosi alla famiglia e alla parrocchia. Nel 1860 il fratello Claudio, colui che dirigeva la fattoria di famiglia, sposò una delle domestiche di casa, Josette, che non nascose una forte avversione verso Margherita. Al contrario Margherita continuò a servire la famiglia sopportando con carità le ingiurie. Il suo atteggiamento portò alla fine la cognata a riconoscere i propri torti. Margherita ogni giorno partecipava alla Santa Messa, il mo-mento più importante della sua giornata. La domenica non manca-va di fermarsi a lungo in adorazione, di fare Via Crucis e di recitare il rosario. Con grande zelo si dedicò all’ istruzione religiosa sia dei bambini, insegnando loro il catechismo e formandoli alla vita morale e religiosa, sia delle giovani ragazze, preparandole alla futura condizione di spose e madri. A 35 anni, nel 1853, fu operata all’intestino per un cancro. Sconcertata dal tipo di cure richieste, supplicò la Santa Vergine di guarirla o di farla soffrire in modo tale da poter partecipare alla Passione di Gesù. Fu pienamente esaudita l’8 dicembre 1854, nello stesso giorno nel quale papa Pio IX proclamava il dogma dell’ Immacolata Concezione. Da quel giorno la vita di Margherita fu legata a quella di Cristo sofferente. Nel suo corpo apparvero le cinque piaghe del Crocifisso e ogni venerdì alle 15 e per tutta la Settimana Santa, Margherita riviveva le sofferenze di Gesù dal Getsemani al Calvario. Secondo il suo desiderio morì nella festa del Sacro Cuore, il 27 giugno 1879. Fu beatificata il 29 ottobre 1995.